Quando avrete smesso di fissare come ebeti la gif fate partire la playlist di Daddy su spotify di rebeccaneedfood.
Quanto è piccolo il mondo.
Una stupida frase usata ormai troppe volte, per esempio quando incontriamo un nostro vecchio compagno di scuola in vacanza, oppure quando per strada vediamo un cantante famoso oppure quando ci capita di scontrarci con qualche persona del nostro passato.
Insomma questa frase ci suggerisce che per quanto il mondo sia vasto ed enorme prima o poi rincontreremo tutti, eccetto ovviamente i nostri idoli, quelli sono introvabili e questa legge non vale con loro, arrendetevi.
Mi piacerebbe poter tornare indietro nel tempo di cinque anni e andare nel mio vecchio liceo in cerca di un giovane me arrapato e pieno di autostima, andarlo a cercare nei bagni della scuola dove di solito passava le ore con le adorabili ragazzine dalle gonne troppo corte e prenderlo per i capelli sbattendogli la testa al muro per poi dirgli che tutto ciò lo porterà ad incontrare una ragazza molto sexy, talmente tanto che gli farà dimenticare l'esistenza delle precauzioni ma la storia non finirà qui perchè cinque anni dopo una bambina si presenterà alla sua porta bussando e entrerà nella sua vita come un fulmine a cielo aperto, e tutto questo solo perchè è stato annebbiato per cinque minuti da un bel culo.
Ecco cosa vuol dire quando si dice il mondo è piccolo, significa che dopo cinque anni ti ritroverai davanti ad un ospedale dopo essere stato chiamato da una ragazza vista cinque anni fa.
Continuo a far scorrere lo sguardo dalle porte in vetro alla scritta luminosa dell'edificio mentre la voglia di correre il più lontano possibile da qui è sempre più forte.
Mi ha detto solo una frase; vieni all'ospedale sulla ventiquattresima, per favore.
Tutto qui, una frase, mille significati e altre mille imprecazioni non appena ha chiuso la chiamata, sono passato da ragazzo con neanche una responsabilità a ragazzo al quale dio ha buttato addosso un intero carro di ansia e preoccupazioni.
Entro nell'ingresso dove tantissimi dottori ed infermieri si muovono freneticamente con le loro cartelle in mano e gli occhi fissi su di esse, è una zona luminosa e tutta bianca al centro della sala c'è un bancone dove danno informazioni.
Mi avvio verso di esso e una donna di colore con una divisa da infermiera mi guarda con il sopracciglio alzato come se fosse scocciata della mia presenza, bella mia fosse per me girerei i tacchi e me ne andrei a casa dunque ti conviene smettere di guardarmi in quel modo.
"La riunione degli alcolisti è finita ragazzo" dice lei prima di tornare a fissare lo schermo del suo computer, mi ha appena dato dell'alcolizzato?
"No, io sono qui per un paziente" dico appoggiando le mani sul bancone freddo ricevendo subito un'occhiataccia dalla donna, ma questa la mattina mangia limoni oppure è sempre così gioiosa?
"Chi?" Chiede altamente irritata da me.
"Charlotte Martin" dico e lei digita il nome sulla tastiera prima di corrucciare il suo volto in un espressione stupita.
"Emh, secondo piano ala C camera 432" dice lei ed io annuisco prima di dirigermi verso le scale ed arrivare al secondo piano dove cerco l'ala C e quando la trovo per un'attimo un conato di vomito mi sale; Oncologia.Cammino incerto con le mani in tasca fino alla stanza giusta e tengo sospesa la mano stretta a pugno davanti alla porta, continuo a fissare il numero e vorrei poter bussare per affrontare la cosa ma non riesco a muovere neanche un muscolo.
"Accipicchia Irwin, in cinque anni hai dimenticato come si bussa ad una porta?" Ogni mio muscolo si irrigidisce non appena sento quella voce e come un secchio di acqua fredda ogni ricordo mi cade addosso non appena incontro quegli occhi nocciola.
