Capitolo 21: Sono Solo Una Piccola Umana

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"Sono due settimane che sono sola. Nella mia solitudine ho conosciuto al meglio il mio corpo. Non ho più avuto dei flash sul passato."

-Ho paura...- con le labbra tremolanti ed i pugni serrati conclusi il mio pensiero.

Il freddo si stava diffondendo nell'aria. In quelle giornate, sotto il mantello da viaggio portavo tre maglie. Di giorno era vivibile quel deserto, ma di notte rischiai molto spesso di non resistere al freddo.

Avevo paura di tutto.

La mia paura si diffondeva maggirmente in me particolarmente durante le mattine nuvolose.

Ma le parole che trovavo in quel diario mi davano forza, erano presenti dei passaggi tratti da libri di poesie o opere letterarie.

-Ricorda Sky:
"È proibito avere paura del passato.
È proibito non avere paura dell'ignoto.
È proibito non lottare contro i tuoi dando ormai la vita per quello che pensi che sia.
È proibito avere paura dei tuoi ricordi dimenticandoli e lasciando tutto al tuo presente.
È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura."
Se mi tengo queste parole in mente... Posso... Si, ce la faccio ad andare avanti.- queste parole uscirono da me come una macchina, in automatico.

Subii una forte scossa in tutto il corpo. Cominciai l'esplorazione.

Decidetti di cambiare rifugio. Stava diventando un posto troppo scoperto per il periodo e dovevo iniziare a smuovermi da quella casa.

Seguii la riva del fiume ed entro notte raggiunsi la nuova zona, la montagna.

Era presente un aria molto leggera che smuoveva i pini, a loro volta profumarono molto e mi rilassai.

Il mio tremolio cessò, i pugni si aprirono e le gambe iniziarono la corsa.

Mi sentivo libera, come la notte in cui scappai di casa contro il vuoto.

Ebbi la sfortuna di avere uno zaino molto più pesante e la mia velocità si ridusse.

*** ** ***

Giunse il tramonto.
Le cime dei pini e degl'altri alberi coprivano il sole e l'orizzonte.
Si percepiva il periodo della giornata solo dagli sprazzi di cielo liberi e dall'aria più fredda.

Pareva già notte nella selva.

Mi fermai a sedere su un ceppo di un albero crollato, aprii la borsa ed iniziai a sgranocchiare un pesce preso e cotto il giorno precedente.

Dei fasci di luce rossa penetravano dai fori che lasciavano i rami fra di loro.

Intorno a me erano presenti alberi, arbusti e cespugli di ogni tipo.
Fui ammaliata nel vedere tutto quel verde sullo sfondo rossastro del cielo.

Per terra, accanto al ceppo dove ero seduta, strati su strati di foglie secche coprivano completamente il terreno.

Degl'insetti svolazzavano accanto a una specie di albero in fiore. Era alto pressoché quanto me aveva le foglie arancioni con attorno dei fiori che seguivano le sfumature del rosso. Mi alzai e mi avvicinai ad esso da cui colsi un fiore giallo con quattro petali disposti a croce, uno bordeaux simile all'orchidea di ridotte dimensione ed un altro di un rosso vivace simile al papavero ma nato su un arbusto.

Me li disposi a fermaglio intrecciando i ramoscelli flessibili, dove erano nati, ai capelli vicino all'orecchio destro, spostandomi così la ciocca di biondo che spesso mi cadeva sugl'occhi.

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