Chapter 23: 35 Giorni Prima

12 2 0
                                    

Il rumore di quel veicolo risuonava nella mia testa. Il suono era ovattato, le mie orecchie fischiavano.

Feci molta fatica ad aprire gl'occhi.

-M...ma...- provai a parlare ma mi uscii solo uno stentato sospiro.

Luce, luce acceccante mi accecava.
Scosse ripetute, spostamenti duraturi o brevi mi mossero.

Sentivo solo dolore alla spalla destra che era intorpidita.

In qualche modo recuperai le forze e mi abituai alla forte luce. Mi accorsi di essere seduto e legato ai lati di quello che pareva il camion della sera precedente.

Di fronte a me Lukas e Giuli, nel loro sonno riuscirono a trovarsi la mano e stringersela.

Alla mia destra c'era Asia ancora in pigiama e alla mia sinistra Elliott con un'espressione di dolore in volto.

Eravamo ancora tutti vivi.

Picchiettavo sulle gambe dei miei fratelli per svegliarli ma ebbi poca fortuna.

Il veicolo si fermò di colpo, facendomi scontrare con la testa di Asia ed Elliott batteé sulla mia spalla sinistra.
Mi scostai subito da Asia e la porta si aprì.

Finsi di essere ancora addormentato ed ascoltai il discorso dei rapitori.

-... e pensa, pensa... Quel ragazzo là in mezzo, lui è un portento insieme a quell'altro han fatto fuori quel pazzo di Dawson. - disse uno di loro con la voce acuta.

-Ahahah... Jackie... non dire stronzate, al massimo si sarà sparato da solo quel malato. Ahahah!!- il secondo con la voce più bassa ribattee diffidente.

-Te lo giuro l'ho visto grazie a questa, la mia cazzuttissima camera fotografica di ultima generazione, eheheh!- rispose l'altro con aria fiera

-Clark "lo Schizofrenico" Dawson, fatto fuori da due adolescenti, umani? Se tu non ne avessi le prove non ci avrei mai creduto! Ma pensa un po'... Uh! Guarda che bella ragazza... con solo un pigiamino addosso, mi fa gola!- concluse il tipo con la voce rauca e bassa.

"Se si azzarda a toccare Asia... non so cosa gli potrei fare... Tipo con la bice da ragazzina... fermalo!!" pensai inondato dalla rabbia.

-Mikael! Santa oli... siamo guardie, siamo la legge e poi... le direttive non sono queste! - lo fermò spingendolo e allontanandolo da Asia.

"Che colpo di fortuna...! Ma parlatemi di queste direttive, su."

-Dobbiamo portarli sui lettini, trasportarli fino alle aule degli interrogatori... poi possiamo andare a donne. Da bravo, trattieniti, stavolta i nostri signori Oligarchi ci offrono il giro del quartiere a luci rosse. Ahahahahah! Ci divertiremo!- con queste orribili risate concluse il discorso.

Il collega rise di rimando ed iniziarono a caricarci sui lettini.

-Chissà 'sti umani ch'hanno fatti per ficcarsi in tutta questa merda. Poveri loro! Ahahahah... come se me ne fregasse qualcosa.- si chiese ironicamente il porco.

*** ** ***

Passarono diversi minuti.

Ci spinsero tutti insieme per i corridoi, per ascensori ed altri percorsi.

Continuavano a dire battute orribili sulle donne della mia famiglia, l'odio per quei due aumentava a dismisura ma non potei rischiare di essere scoperto subito, senza neanche sapere cosa veramente era successo e perché ci avevano portato là.

Staccarono i lettini e mi divisero dal resto dei McRuis.

Mi chiusero in una stanza buia e cercai di aprire gli occhi per provare ad ambientarmi.

Mi spostai di lato per mettermi a sedere ma una luce calda e forte mi investì di colpo.

-Markus McRuis, 17 anni, adottato a Giugno, nato a Dicembre, frequentante nessuna scuola attualmente. E, per concludere, preso in custodia con la sua famiglia dall'Oligarchia a Settembre.- un voce di un uomo sulla cinquantina proveniva da dietro quella luce gialla.

Si schiarì la voce e continuò: -Bene, ora sta a me presentarmi. Sono l'ispettore George Medìes della sicurezza fra fazioni... anzi, diciamo che seguo i casi che derivano dall'oligarchia. Niente ti possa interessare.- partì spedito a parlare su stesso con una forte diligenza.

-Non è così, ispettore Medìes. Mi interesso di tutto ciò che mi coinvolge. In particolare se la sera prima dei pazzi assassini irrompono in casa mia e dopo averli sistemati, grazie al cielo erano anche stupidi, mi ritrovo addormentato per poi svegliarmi in una stanza buia mentre il mio interlocutore si nasconde dietro ad un accecante luce gialla!- dissi con un certo rispetto, con la rabbia trattenuta ed un pizzico di sarcasmo.

-Lei è furbo Markus. Mi piace, faremo un bel rumore qua dentro. Pardon, le mie ascendenze dialettali spesso mi prendono. Ahimè, è normale.- il suo tono si alleggerì, spostò la luce dal mio viso e la mise in alto, illuminando anche se stesso.

Era un uomo avanti nell'età con indosso un orribile cappotto di pelle marrone e dei sigari che fuoriuscivano da una tasca sul petto.

Qualcosa nel suo tono di voce quando disse "faremo un bel rumore qui dentro" non mi convinceva, non mentiva. Non sapevo cosa aspettarmi.

Mi fece cenno di scendere dal lettino e di mettermi a sedere dall'altra parte del tavolo dove era seduto.

-Iniziamo con le domande.- chinò la testa su un tablet solamente in vetro ed iniziò a leggere. -Conosce il suo vero nome?- alzò di nuovo la testa e mi osservò.

"Xaes. Ormai so che i sogni non sono solo sogni."

-Markus, così mi chiamo.-

-Crede... sia... quello... attua... le...-ripetette ciò che scriveva su quel tablet.

-Prossima domanda, chi sono per lei i McRuis?- leggeva lentamente sforzando i suoi occhi e scorrendo sul tablet. -Ma davvero interessano queste cose alle grandi O? Ahimè, continuerò con quelle più sensate... prego risponda pure signor Markus, perdoni la mia defiance.- mi fece cenno con la mano di proseguire.

-La mia famiglia, ci tengo molto. Gradirei che non le facciate del male.- la mia rabbia si trasformò in determinazione e il mio viso fece proprio intendere ciò.

-Oh Oh! Coraggio da vendere, sincerità ed amore, sì faremo un bel po' di rumore.- ancora la sua "cadenza dialettale" si fece sentire.

-Il suo... passato... non... lo.. influenza...- continuò a prendere appunti su quella lastra di vetro.

- Derek Mikya... lo conosce?-

-Di vista e basta. Non ci ho mai parlato. So solo che ha una figlia bellissima che mi aspetterà invano. Ops, perdoni la mia cadenza dialettale...- risposi con estrema nonchalance ed ironia.

-Touche... le altre domande sono per il resto della famiglia, rimarrà qua lei dopo che avremo partirere tutti assieme. Ah, e lasci che la saluti con "faremo un gran rumore noi due"!- si alzò e mi salutò.

Urlai ed alzandomi gettai a terra la sedia dove ero seduto. Per poi gettarmi a terra e racchiudermi nella mia rabbia.

Essa uscì dal mio cuore sottoforma di urla sommesse e tirando pugni a terra o al muro.

Spensi la luce accecante e mi stesi nel buio. Col timore per ciò che dovevano passare i miei, per la lontananza indefinita da Sky e per la paura che avevo pensando al mio passato.

BrokenSynèsis Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora