Chapter 10: Tempesta che Avanza

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Il cielo si stava oscurando completamente nonostante fossero appena le 10 di mattina. Quelle nuvole cariche di acqua e pronta a sprigionare una folgore da un momento all'altra coprirono completamente la luce solare.

Giuli disse che in tutta la sua vita non aveva visto uno scenario del genere. Io, invece, ricordai quel sogno in cui stavo scappando con Sky, mentre cadevo, il cielo era così.

-Giuli, ne sei sicura? Io ricordo un cielo così, una tempesta leggermente più debole, ma le nuvole sovrastavamo il sole.- disse perplessa Sky.

- No, ne sono sicurissima, in questi 17 anni... no, in tutta la mia vita non ho visto una tempesta di queste dimensioni.- rispose Giuli.

Sky mi guardava con aria sorpresa, dal viso notai che ci stesse pensando aprì bocca ma poi la richiuse. Si passò una mano fra i suoi capelli biondi ed iniziò a parlarmi -Markus, tu ricordi nulla del genere?-

Riflettei a lungo... "Perché mi hai chiesto questo? Lo dovrebbe sapere che soffro di amnesia, che non mi ricordo nulla antecedente alla voce di Elliott e della sua famiglia" mi voltai verso Elliott che ero ancora a terra, sembrava in pace, sembrava quasi che stesse facendo un bel sogno. Poi ricominciai a pensare

"Quella domanda: -Markus, non è che ti ricordi nulla?b Perché? Ed una frase di quel giorno in cui provai tutte le emozioni che potevo immaginare:
-Sento anche che qualcosa di più grande ci abbia fatto scontrare al mercato...- è vero, certo, anche io sento un forte legame con lei. La vedo in sogno, nei miei ricordi. La amo dal primo incrocio col suo sguardo rosso tramonto. Non è che lei... Non può essere, lei è nata qui... non possiamo condividere realmente i ricordi."

-No, non mi ricordo nulla.- risposi dopo quel lungo silenzio speso a riflettere. La strinsi a me fra le braccia e la baciai sulla fronte.

-Ma come? Dopo tutte quelle botte in testa non ti è riaffiorato nessun ricordo? Ed io che ci sper...Agh!-
-Elliott!!- Asia abbracciò fortissimo il suo dolorante fratello. Dopo un paio di ore si era svegliato e già la sorella lo stava facendo svenire una seconda volta stringendolo così e togliendoli il respiro.

-Sono felice di vedervi qui tutti al mio capezzale.. Specialmente a voi due.- sorrise spostando lo sguardo sul divano dove io e Sky ci tenevamo ora per mano appoggiati solo pochi centimetri a sedere e piegati verso di lui. -Anche noi di vederti vivo e vege... Ah! Di nuovo!- nel momento qui stava per finire la frase un lampo accecante illuminò la casa, spengendola.

La stufa non buttava più calore, le luci del salotto erano spente. Lei si buttò di forza su di me e strinse, tanto. Alcune finestre si aprirono con violenza, la casa fu immersa nel freddo.

-Elliott, hai portato sfiga! Torna a dormire!- scherzò impaurita Asia.
-Simpatica!- sbuffai -Io vado a chiudere quelle finestre prima di rimanere affogati. - conclusi ma non feci in tempo ad alzarmi che ricaddi a sedere, pensai fosse per la stanchezza ma notai una Sky con gli occhi sbarrati che mimava un: "Non ti lascio andare, ho paura" allora le afferrai una mano e l'alzai di peso "Vieni" risposi copiandola.

Annuì in silenzio e mentre si attaccava alla mia schiena ci incamminammo verso la sala da pranzo.

Sfruttai quei momenti per parlarle della domanda che mi stava tormentando: -Sky, non è che in questi giorni... tu... -
-I-io...?- balbettò per la paura dei forti fulmini. -Fai dei sogni... particolari?-
-I-in che senso, Markus?-
-Dei sogni molto realistici, dove siamo io e te... con nomi diversi? -
-Sì!- affermò convinta spostandosi di fronte a me
-Sì?-
-Sì, ma non sono solo sogni. E-eeh!- mi saltò addosso talmente all'improvviso che non riuscii a reggerci entrambi e cademmo all'indietro. Il suo corpo premuto su di me mi fece venire il batticuore, o forse la colpa era del fulmine caduto a solo tre case più avanti.

-Dai, su, alzati. Anche io mi sono spaventato, perciò....- scosse velocemente la testa da destra a sinistra strofinandola sul mio petto e si allacciò con le braccia alla mia vita.

-Andiamo!- insistei, scosse ancora la testa e allora feci appello alla mia forza e riuscì a metterci a sedere, aveva le gambe attorno la mia vita ed io alla sua.

Le stanze erano buie, solo i lampi le illuminavano. In quei strappi nel buio, vedevo la sua faccia spaventata.

Mi chiesi cosa potessi fare per calmarla. Allora la presi per il fondoschiena e mi alzai con lei.
Una volta in piedi la strinsi tra le mani per farmi forza per tenerla, nonostante la luce che andava via. Le strappai qualche bacio e la lascia mettere i piedi a terra.

-Ci sono io, non mandarmi al tappeto però, okay?- le feci un timido sorriso e le scostai un ciocca di giallo dal viso per portarla dietro l'orecchio. Notai in quel momento che si stava bagnando con la pioggia a vento e mi allontanai da lei per chiudere la finestra. Notai però qualcosa di strano.

Una sagoma si stava avvicinando al nostro giardino, dai contorni sembrava una donna. Indossava un enorme impermeabile già bagnatissimo che le faceva il filo del corpo, sembrava alta sul metro e sessanta.

Senza riflettere chiusi la finestra, la vidi entrare in giardino. Corsi velocemente alla porta e l'aprii.
-Forza! ENTRA!- aveva iniziato anche a grandinare.

Non sembrava settembre, fuori gelava. La temperatura sarà stata sotto gli zero gradi. Ero solo a petto scoperto e rabbrividii all'istante.

La donna entrò nel porticato e balzò in casa sbattendo con forza il portone dietro di se e chiudendola coi chiavistelli, sembrava conoscere a memoria quella ports come se ci abitasse da sempre.

-Oh, cielo! Ma che diamine succede da queste parti? Crolla il cielo?- pronunciò ridendo, la risata era molto simile a quella di Sky, al contrario, la voce era più bassa con un tono più adulto. Avevo visto bene prima la sua statura si aggirava al metro e sessanta, esagerando poteva arrivare al settanta. Aveva i capelli molto lunghi e nero, con la riga nel mezzo, aveva degli stranissimi occhi viola.

Ora anche la grandine batteva contro le finestre, era solo piccoli granelli, come se la pioggia fra quelle nuvole completamente nere si fosse congelata prima di cadere a terra, i fulmini diminuivano. Ma la tempesta faceva ugualmente paura

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