"Gianluca" chiamo l'attenzione dell'alunno.
"Sì prof?" Dice scocciato.
"Vieni fuori con me un attimo?" Mi alzo.
"Sì"
Cammino, seguita da lui.
"Cosa c'è?"
"Vorrei farti una proposta"
"Cosa?"
"So che tu vivi in una comunità, so la storia dei tuoi genitori, tua sorella e il tuo amico...quindi volevo chiederti se dopo le lezioni vuoi tornare con me a casa mia, così non stai in quella triste comunità con gli agenti sociali, magari ti do una mano coi compiti e forse ti vedrò sorridere un po' "
"Perché dovrei?"
"Perché non so come sono le comunità, però credo sia molto più gradevole stare in una casa"
"Ma lei è una mia insegnante"
"E quindi?"
"Non ha senso"
"Perché? Solo perché insegno non vuol dire che io non voglia bene ai miei alunni e cerchi di aiutarli"
"L'ultima volta che ho parlato con un'insegnate ha spifferato tutto ai suoi colleghi"
"Ascolta" gli metto una mano sul braccio "io cerco di aiutarti, se vuoi io sono contentissima, se non vuoi almeno ci ho provato"sorrido dolcemente "non sei obbligato"
"Non lo so. Posso dirglielo l'ultima ora?"
"Certo" sorrido "pensaci"
"Va bene. Ma perché lo fa?"
"Perché so che tu sei un ragazzo con tantissime capacità, solo che sono sepolte sotto mezzo metro di tristezza, brutte esperienze, paure e insicurezze."
Abbassa lo sguardo e si gratta la nuca.
"Torniamo dentro, dimmi all'ultima ora cosa vuoi fare okay? Sono in aula insegnanti" gli poso la mano sulla spalla.
"Va bene"
"Dai"Entriamo in classe, lui continua a fare gli esercizi mentre io scrivo i compiti per casa alla lavagna.
"Allora, ricordatevi bene di ripassare per la verifica di martedi che voglio che recuperate quelle verifiche fatte con la supplente."raccolgo la mia roba.
"Sì, prof."
"Arrivederci ragazzi" esco dalla classe.
Vado in aula insegnanti.
"Buon giorno" mi sorride Gabriele.
"Giorno" ricambio lasciando la borsa.
"Caffè?"
"Sì grazie" mi siedo.
"Tieni" mi porge il bicchierino di plastica.
"Grazie"
"Non hai finito le ore?"
"No, ma devo fare una cosa, quindi sto qui" porto il bicchiere alle labbra.
"Ah okay. Ma tu, non hai un'amica?"
"Sì, perché?"
"Come si chiama?"
"Inez"
"È single?"
"È fidanzata ed ha un bambino nato da poco"
"Ah..."
"No, non puoi provarci con lei"
"Okay..."si siede.Sfoglio fra i registri di ogni alunno,
finché non trovo quello di Gianluca.
"Ecco qui..." comincio a leggere.Nessun nome di genitore, nessuno che ne fa le veci, nessun indirizzo di casa, nessun numero di telefono. Un bambino letteralmente inesistente.
Lo tiro fuori e ne faccio una fotocopia, poi sistemo il foglio originale e lo infilo in borsa.
Sento il telefono squillare.
"Pronto?"
"Giuli"
"Fede sono a scuola, non chiamare"
"Volevo solo avvisarti che sta sera torno un po' più tardi"
"Verso che ora?"
"Per le sei"
"Ah okay, ti aspetto"
"Okay ciao piccola"
"Ciao amore" schiocco un bacio.Metto via il cellulare e aspetto che suoni la campanella, sistemando fogli e scrivendo tracce per i temi.
"Ci vediamo" dico a Gabriele uscendo.
"Ciao"Entro di nuovo nella terza per l'ultima ora.
"Rieccoci piccole bestiole" sorrido.Ridacchiando, prendono i libri.
"Allora...direi che ora tocca a storia"
"Sì"
"Comunque, se c'è qualcuno che vuole recuperare delle insufficienze, me lo dica perché agli scrutini aiuto solo chi ne ha più bisogno."
"Io vorrei recuperare..." dice Gianluca alzando la mano.
"Certo, ti interrogo subito?"
"Okay"
"Dai, parlami del fascismo."
"Okay..."Lui comincia a parlare, sbagliando qualche parola, ma provandoci comunque.
"Ti metto sette meno perché hai parlato, hai sbagliato qualcosa, ma rispetto alle altre volte ho visto che ti sei impegnato, però sta attento alle definizioni, tra qualche settimana ti rinterrogo"
"Grazie" sorride.
"Ma dai prof! È una preferenza!"Sento urlare.
"Andrea sta zitto, non è una preferenza, sennò ti piazzo un bel quattro" dico irritata.
Sbuffa e si mette a braccia conserte.
"Bene, cominciamo la lezione"