Prologo

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Poggiai la valigia a terra. Ispirai a pieni polmoni: avevo diciannove anni e sedevo su una delle tante panchine di attesa sparse in aeroporto. Al mio fianco, un enorme cartello pubblicitario di hockey: ero proprio tornata in Canada. Fissai un punto preciso dinanzi a me, scrutando da capo a piedi i passeggeri intenti ad andare via. Mentirei se dicessi che non mi era mancato, il Canada. Quell'anno non nevicò molto. Indossavo un giubbetto comperato a Londra, due mesi prima: avevo caldo. Stranamente, le temperature erano al di sopra della norma stagionale.

Afferrai tra una mano le punte dei miei capelli: li avevo tinti. Il biondo era svanito via lasciando spazio ad un marrone scuro, quasi nero. Li adoravo, erano stati il punto di principio del mio cambiamento fisico, oltre che psicologico. Sul polso un tatuaggio: un piccolo girasole, del tutto innocuo. Sospirai amaramente capendo che era arrivato il momento di andare.

Afferrai nuovamente la mia valigia e la trascinai via con me: l'aeroporto era a tratti deserto. Si udiva il tintinnio dei miei anfibi neri. Mi resi conto solo in quel momento che, al contrario di quanto avessi creduto, fuori stava piovendo: la pioggia batteva contro il vetro opaco dell'edificio, accompagnando il mio cammino sino a destinazione. Mi guardai intorno e una volta fuori, notai molti volti: cartelli stretti tra le mani di chi era in fila in attesa dell'arrivo di un proprio conoscente, guardie della sicurezza intente a scrutare attentamente ogni figura. E poi mia madre. In un angolino, con una mano in aria e un sorriso a trentadue denti in volto.

"Sono qui!" urlò. "Lydia, sono qui!" proseguì entusiasta.

Sorrisi a mia volta: mi era mancata da impazzire. Corsi verso di lei e lasciai la valigia, non curante di averla fatta cadere. Mi buttai fra le sue braccia, ispirando il suo meraviglioso profumo che avevo immaginato giorno dopo giorno con me a Londra. Non era cambiata di una virgola. Avvolsi le mie mani alla sua vita e socchiusi gli occhi, godendomi al massimo il momento.

"Piccola mia, quanto mi sei mancata..." bisbigliò accarezzando i miei capelli. Nonostante i miei diciannove anni, quasi venti, ancora si ostinava ad attribuirmi quel nomignolo. Erano trascorsi otto mesi dall'ultima volta in cui ci siamo visti, quando lei era venuta a farmi visita a Londra. Fu la sorpresa migliore.

Ci staccammo leggermente e mi accarezzò una guancia: anche il suo tocco leggero ma nel contempo protettivo mi era mancato. I suoi occhi erano lucidi, i miei altrettanto.

"Andiamo, abbiamo molto di cui parlare" disse emozionata. Io annuii e raccolsi la mia valigia, afferrando la sua mano e stringendola nella mia. Ci dirigemmo insieme fuori dall'aeroporto, raggiungendo l'auto in corsa a causa della pioggia.

Alzai gli occhi al cielo: ero tornata nel posto in cui avevo deciso di non tornare. Il mio soggiorno a Londra venne prolungato da tre mesi a diciotto lunghi mesi per mio volere, contrariamente a quello di mia madre. Una nuova me aveva messo di nuovo piede sul suolo canadese. Deglutii rumorosamente e sotto lo sguardo attento di mia madre salii in macchina, percependo i ricordi tornare poco a poco nella mia mente. Avrei dovuto scacciarli via definitivamente ma sapevo che non mi avrebbero fatto male come un tempo. Non sarebbe stato difficile combatterli, non in quel momento.

"Bentornata a casa, Lydia" disse mia madre voltandosi verso la mia direzione. Io non risposi, mi limitai a forza un sorriso.

Quella non era casa mia. Non più.


***

E bene sì, sono tornata!

Starete pensando al fatto che ho impiegato poco tempo, giusto? Bene. Sappiate che non è tutto rose e fiori. Perché l'unico capitolo che ho pronto è il prologo, che per quanto possa essere corto, non lascia trasparire molto. Avevo deciso di non scriverne uno, di iniziare direttamente con il primo capitolo come con The Feeling ma alla fine non sono riuscita a resistere.

Sappiate che ho iniziato da subito con la stesura dei capitoli: ho molte idee in mente e per fortuna sono stata in grado di trascrivere un filo logico della trama sul mio fidato taccuino. D'ora in poi non dovrebbero esserci problemi, ma -sì, ci sono dei ma- ovviamente non è così semplice.

Tra scuola, famiglia, amici e quant'altro, ovviamente non potrò aggiornare costantemente. Con The Feeling sono andata piuttosto veloce perché i primi capitoli li avevo tutti scritti da tempo, questa volta invece si comincia dal principio.

Per concludere, vi ringrazio se deciderete di proseguire con questa storia e ancora una volta, grazie per aver letto il precedente libro, aver votato e avermi regalato tante soddisfazioni.

Inoltre vi invito a leggere le altre mie due storia: I Hate You, I Love You e Please, remember (la quale ha solo un capitolo ma presto pubblicherò il seguito).

Ben tornati e buona lettura! Spero riesca a farvi amare anche il sequel.

Per qualsiasi domanda potete contattarmi in privato oppure seguirmi su twitter, sono dreamieber.

Un bacio!


The Feeling 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora