Capitolo I: Un tuffo nel passato

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Vicende e trama © 2017 Marco Maccanti, autore; personaggi e luoghi © 2017 Marco Maccanti

Rya era seduta sul letto della stanza della sua migliore amica, Ruhes, chiamata da molti "maestra delle corde", vista la sua capacità nel campo degli strumenti musicali a corda. Stava giocherellando con una ciocca di capelli mentre Ruhes si provava una nuova tunica che aveva ricevuto in regalo da uno dei suoi ammiratori: quando aveva tempo dava concerti in un ristorante in città e perciò era molto conosciuta in tutto il continente di Fralia. La maestra delle corde era però muta, infatti comunicava con la musica o con il pensiero, e non a tutti andava a genio questo potere poiché poteva leggere la mente, ma non aveva mai utilizzato la sua abilità per ficcare il naso negli affari altrui. Le due erano amiche sin da quando Rya si era arruolata nella Confraternita degli Eroi, e Ruhes era stata la prima ad accoglierla e a darle il benvenuto.

«Hai sentito del nuovo campione?» le comunicò a un tratto Ruhes.
Rya continuò a tormentarsi annoiata la chioma corvina che sfumava al viola, poi alzò la testa, guardò l'amica e infine si sdraiò nuovamente, fissando il soffitto.
«Nuovo campione? Ne ho sentito parlare... tu sai qualcosa?»
«So solo che è un maschio e che arriverà oggi.» rispose Ruhes.
Rya sobbalzò all'improvviso.
«Un maschio! Sai cosa significa? Un nuovo uomo da sedurre per amplificare il mio potere!» disse guardandola entusiasta.
Il potere di Rya era una benedizione, ma allo stesso tempo una condanna. Prima strappava l'anima della sua vittima succhiandone l'essenza vitale, poi l'assorbiva con il suo globo ceruleo che evocava a comando. Con il riempimento della sfera, Rya sarebbe diventata pienamente umana; infatti lei era metà donna e metà volpe, e nove code scure volteggiavano dietro di lei rendendo i suoi movimenti ancora più eleganti. Anche le sue orecchie non erano normali, ed erano ricoperte da del pelo dello stesso colore dei capelli, ma per tutto il resto sembrava una giovane ragazza sulla ventina.
«Rya! Sai bene che non dovresti farlo...» la rimproverò Ruhes.
La maestra delle corde finì di vestirsi e si voltò verso l'amica.
«Allora, come sto?» chiese.
Rya la guardò e poi sorrise divertita. La veste era molto lunga e le copriva interamente i piedi. La gonna era bianca, di un pezzo, e le copriva il seno. Le maniche erano dorate, mentre il resto della tunica era rossa ma decorata di nastri d'oro ed era assicurata al corpo tramite un grande fiocco arancione. Al collo portava una collanina d'argento molto vistosa e preziosa.
«Stai benissimo!» ammise Rya.
Ruhes le sorrise e riprese a cambiarsi. La volpe a nove code affondò la testa nel cuscino e la stanza piombò nel silenzio.
«Sai, stavo solo scherzando prima, quando ho detto che avrei sedotto il nuovo arrivato... non voglio portarmelo subito a letto, vorrei prima giocarci un po', vedere come si comporta, e se sarà un tipo dal cuore di pietra... be', tanto meglio, così mi divertirò ancora di più.» disse Rya.
Ruhes ripose la tunica nell'armadio e si sedette accanto all'amica.
«E se non ti dovesse piacere? A quel punto cosa faresti?» chiese.
«Lo sedurrei comunque! Ormai fa parte della mia natura, e sai bene che è l'unico modo che funziona» ribatté Rya cingendosi le ginocchia.
«Rya... sai cos'è il vero amore?» domandò.
L'amica ponderò incerta sulla domanda. Avrebbe tanto voluto sapere cosa fosse, sapere che cosa si provava ad amare veramente qualcuno.
«Certo che lo so! Ma mi interesserà di più quando troverò qualcuno che mi piaccia seriamente.» mentì.
«Capisco... comunque propongo di andare ad accoglierlo, che ne dici? Sono sicura che anche gli altri eroi lo stiano già aspettando»
Rya annuì e si alzarono, lasciarono la stanza e si diressero al cancello principale dell'Accademia dell'Arte Bellica e della Manipolazione della Magia, il grande Istituto che accoglieva tutti coloro che frequentavano la famosa Confraternita degli Eroi. Come Ruhes aveva previsto, molti campioni stavano attendendo il nuovo arrivato. Alcuni fissavano il cancello impazientemente, mentre altri discutevano tra di loro domandandosi che aspetto avesse, quale fosse il suo ruolo in battaglia e così via. Ogni volta era sempre la stessa, noiosa storia: tutti discutevano un po' riguardo all'ultimo arrivato, gli evocatori erano curiosi, lo testavano e se gli fosse piaciuto avrebbero continuato ad evocarlo, ma in caso contrario si sarebbe visto raramente in giro. I loro guardiani, o evocatori, come spesso venivano chiamati, erano fatti così, e i campioni non erano altro che meri giocattoli per loro. Niente di più, niente di meno. I bisbigli collettivi si interruppero quando il cancello si aprì con un fascio di luce bianca. Due figure si materializzarono in seguito, una grossa e alta, mentre l'altra più gracile e magra. Quando il bagliore si dissipò, tutti furono in grado di vedere con chiarezza il nuovo campione. Era un leone alto, muscoloso e dal muso segnato dal tempo. La criniera era folta e lunga e raggiungeva la fine della schiena, raccolta in trecce avvolte da strani accessori che a prima visa sembravano le zanne di qualche animale. Era protetto da una leggera armatura di cuoio nero, usurata in alcuni punti e rovinata da graffi e tagli. Nella cintola era assicurato un pugnale ricurvo e seghettato, mentre nell'altro indossava un bracciale composto da due lunghe lame di ferro acuminate. La cosa che lo rendeva ancora più minaccioso, però, non erano gli artigli affilati o le fauci sporgenti, bensì la benda che gli copriva l'occhio sinistro. Quello destro era di un azzurro penetrante e bellissimo, ma quello sinistro era sostituito da una luce giallastra che risplendeva nella notte, come se la benda che lo copriva fosse intrisa di una magia tanto misteriosa quanto potente. Il suo sguardo, un tempo di ghiaccio, era ora interrotto da una terribile dissonanza di colori.
«Prestate tutti ascolto, poiché ora vi presenterò il nuovo campione!» annunciò l'evocatore con un ampio gesto delle braccia, e quando fu sicuro di aver ottenuto l'attenzione di tutti continuò con il discorso.
«Sono quindi lieto di annunciarvi l'arruolamento di Ren, il suberbo cacciatore, nella Confraternita degli Eroi! È un predatore formidabile, in grado di incutere timore nel guerriero più veterano e impavido del mondo!» disse.
L'uomo continuò a descriverlo utilizzando ogni tipo di aggettivo. Sfilarono davanti a tutti i presenti, i quali si inchinarono rispettosamente. Era come un rituale, quando qualcuno di nuovo si univa a loro. Tra quel centinaio di persone, Rya fu l'unica a non inchinarsi. Sul suo volto le si era dipinto uno sguardo scioccato e Ruhes dovette accorgersene subito, poiché si girò guardandola preoccupata.
«Rya, stai bene?»
La volpe a nove code la ignorò completamente e prese a correre verso la sua stanza.
«Rya! Fermati! Ma dove stai andando? Credevo lo volessi conoscere!» tentò di fermarla Ruhes, ma lei non volle sentire ragioni.
«Lo incontrerò più tardi...!» rispose Rya aumentando di velocità come se qualcosa di terribile la stesse inseguendo. Ruhes la guardò dileguarsi e un punto di domanda le si insinuò nella mente, ma decise di non seguirla e rimase nella Grande Sala per fare amicizia con il nuovo arrivato. Mentre percorreva il lungo corridoio, una lacrima prese a scorrere sulla guancia di Rya. Raggiunse la sua camera e si sdraiò sul letto asciugandosi il volto con il palmo della mano. Era confusa e un turbine di pensieri le vorticava in testa.
"Non pensavo che l'avrei rivisto... non qui... perché è successo...?" si domandò.
Chiuse lentamente gli occhi e sprofondò in un lungo sonno. Presto, tutti i ricordi di quello che avevano vissuto insieme le ritornarono in mente prepotenti. Ricordò il loro primo incontro e tutto quello che accadde dopo di esso; ricordò della felice, seppur breve vita insieme a Ren.

Gli eroi di Gritan - La catastrofe di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora