Capitolo XV: I brividi dell'inverno

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La cena terminò a notte inoltrata; procedette velocemente, sia grazie al racconto di Maila che al divertimento provato insieme. Erano tutti rossi a causa del troppo alcol, anche se nessuno, tranne forse Ren, sembrava risentirne. Il leone aveva bevuto più del solito, non era abituato a questo genere di cose e perciò barcollava parecchio. Ci mise un po' a raggiungere camera sua senza cadere, girovagando per l'Accademia aggrappandosi agli appigli delle pareti. Maila lo accompagnò nella sua stanza e lo sdraiò lasciandolo riposare. Ren non se ne accorse nemmeno e si addormentò di colpo non appena toccò il letto.

Quella notte non trascorse affatto bene. L'alcol gli aveva procurato una forte nausea e inoltre ebbe strani incubi. Sognava l'Esterno, si contorceva nel letto, delle figure indistinte lo chiamavano, voci ammalianti e persuasive, ma nonostante tutto la sua coscienza non cedeva. Avrebbe voluto svegliarsi ma non ci riusciva, era come se fosse caduto prigioniero del suo stesso riposo. Ad un tratto si alzò di soprassalto spalancando l'occhio sano. La sua fronte era imperlata di sudore, il cuore gli batteva velocissimo e lo stomaco brontolava rumorosamente. Corse in bagno e vomitò la cena della sera prima con dei lamenti strazianti e dei ruggiti talmente rumorosi che probabilmente svegliarono l'intera ala dei dormitori.

«Dannazione!» urlò tirando un pugno alla parete e pulendosi la bocca con la zampa.

In quello stesso istante bussarono alla porta. Ren si avviò impaziente e riuscì a stento ad aprirla. Era un evocatore che indietreggiò notando il suo aspetto trasandato e l'occhio carico di rabbia.

«Cacc... cacciatore... sei richiesto nella Distesa... la battaglia inizierà tra poco...»

Ren annuì e richiuse la porta sbattendola. Ritornò in bagno e indossò la sua armatura. Guardandosi allo specchio notò che una parte del suo braccio destro aveva assunto un colore viola, nonostante non si vedesse molto bene a causa del pelo. Non si preoccupò molto ed uscì, dirigendosi verso i trasportatori. Fu una sconfitta schiacciante. Non era nello stato adatto per combattere, era deconcentrato, mancava spesso il bersaglio e i suoi colpi andavano a vuoto. Dopo quella terribile sconfitta, andò da Seana. La trovò nel locale dell'Accademia.

«Seana!» la richiamò «Dobbiamo parlare. Ora.»

La purificatrice, che stava cercando di mangiare, lo guardò scocciata.

«Cosa c'è di tanto importante? Sono in pausa pranzo.»

«Questa notte ho sognato l'Esterno. Ho sognato qualcosa o qualcuno che mi chiamava e ho un brutto presentimento a riguardo.»

«Sarà stato un incubo dovuto alla bevuta che ti sei fatto. Tranquillo, non è nulla di grave.»

Seana lo liquidò in quel modo, e Ren se ne andò infuriato. I giorni procedevano così; si allenava, andava a dormire, gli incubi lo assalivano, e ogni giorno il suo umore variava. Trascorsero mesi in quel modo, inoltre Seana era a Lightstone e non poteva consultarla; Rya era scomparsa e a volte la vedeva correre in giro da un involucro all'altro, e non riusciva mai a fermarla. Provò a chiedere aiuto a Breeza, essendo a conoscenza delle sue doti magiche, e le mostrò la macchia viola che si stava espandendo lungo tutto il braccio.

«È parecchio brutta. Credo si tratti di un'infezione, ma non ho idea di come curarla né da dove provenga.» spiegò lei.

L'unica su cui poteva contare era Maila. Lo andava a trovare quando erano entrambi liberi e discutevano del suo problema. La ragazza cercava di tirarlo su di morale: scherzava, giocherellava con la sua pelliccia, lo prendeva in giro riguardo alle sue vene viola. Il tempo trascorreva boriosamente, e alla fine giunse anche l'estate e il suo caldo si insidiò nell'Accademia. Ren era nella sua stanza insieme a Maila; stavano parlando dei suoi poteri della terra, ormai era capace di padroneggiarli molto bene ed era persino riuscita a creare delle sculture di fango di medie dimensioni, ma erano crollate qualche istante dopo. Un forte bussare alla porta interruppe il loro discorso. Ren si alzò e andò ad aprirla; si trovò davanti un gigantesco animale umanoide dall'aspetto di un orso, dalla pelliccia bianca e corta, un po' ispida. Ren rimase in piedi a fissarlo, attendendo che iniziasse a parlare.

Gli eroi di Gritan - La catastrofe di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora