Un anno prima, il giorno in cui me ne andai, io e Alys stringemmo una promessa...
Rya se n'era andata, o per meglio dire l'avevo lasciata andare. Avevo fatto la scelta giusta? Avevo compiuto un errore irrimediabile? Non lo sapevo, ma quel che avevo fatto non poteva più essere annullato. Ero nuovamente da solo, solo con i fantasmi del passato, solo con mio padre e la caccia. Casa mia sembrava così dannatamente vuota senza qualcun altro che mi facesse compagnia. Le avevo detto che avrei continuato ad inseguire il mio sogno, ed è quello che avrei fatto, non l'avrei delusa un'altra volta. Preparai l'occorrente per il lungo viaggio, niente di ché a dir la verità: il mio pugnale, un paio di trappole, del cibo e tanta determinazione. Quando fui pronto a partire mi inoltrai nel fitto della foresta, cercando in ogni modo di non rivolgere lo sguardo alla mia piccola casa di legno, ma purtroppo non resistetti e voltai la testa. Era probabilmente un addio e mi chiesi che fine avrebbe fatto, sarebbe stata sicuramente infestata dai rampicanti. Lasciai tutte le teste appese alla parete, compresa quella di chi mi aveva rinnegato. Lo feci perché avrei cominciando una nuova vita e quella collezione non era altro che un fardello del passato. Abbandonai la Selva Dimenticava il più in fretta possibile, volenteroso di scoprire tutte le creature del vasto mondo di Gritan. Mi diressi a nord del mio territorio e mi fermai al primo villaggio, sia per rifocillarmi che per ottenere una mappa. Gli umani mi guardavano con sospetto, come se fossi una bestia uscita da chissà quale mondo. Nel deserto trovai tante nuove creature, alcune addirittura senza scheletro, come se fossero una qualche forma di stregoneria, ma nonostante la vastità e la varietà della fauna nessuna di queste prede fu degna di me. Girovagando sotto il sole cocente incontrai anche un gruppo di umani che si facevano chiamare "nomadi del deserto". Non sembravano ostili e mi aiutarono offrendomi da bere e da mangiare. Il caldo era insopportabile a causa della mia folta pelliccia e dell'armatura di ferro e loro mi offrirono un riparo all'ombra, quindi decisi di rimanere con loro qualche giorno in più per recuperare le forze. I bambini della tribù erano allegri e spensierati e mi circondavano senza paura, alcuni mi salivano addirittura sulla schiena e giocavano con le mie orecchie. Li lasciai liberi di fare quello che volevano poiché non avevo intenzione di mostrarmi cattivo o come un potenziale nemico. Una ragazzina in particolare attirò la mia attenzione. Se ne stava in disparte, non giocava insieme agli altri e celava le mani sotto la sabbia, anche se a volte le svelava per poi osservarsele attentamente. Chiesi agli anziani della tribù cosa stesse facendo.
«Lei è una bambina molto speciale. È nata con un potere che non può controllare, per questo ha paura di avvicinarsi agli altri, ma un giorno so che sarà in grado di domarlo.» fu quello che mi risposero.
Una donna le si avvicinò e le chiese di venire a giocare con me, indicandomi, ma la bambina scrollò il capo e si allontanò anche da quella che probabilmente era sua madre. Purtroppo attualmente ricordo ben poco di quella tribù, erano tutti così simili, la carnagione scura e i capelli castani del colore della sabbia li caratterizzavano rendendoli indistinguibili tra di loro. Dopo qualche giorno dovetti lasciarli e continuammo i nostri viaggi separatamente. Trascorsi i mesi successivi a viaggiare per l'intero continente, prendendo appunti e disegnando le creature che incontravo su un piccolo taccuino ormai rovinato. Avevo quasi completato la mia collezione ed ero pronto a trovare Rya per raccontarglielo, ma prima restava ancora una parte sconosciuta del mondo. Un giorno, mentre stavo esplorando la zona ancora incognita a est del Grande Muro, una vasta catena di montagne che tagliava il continente a metà, udii dei rumori agghiaccianti provenire dal folto di una foresta priva di forme di vita. L'assenza di animali o insetti era già preoccupante di suo, per questo decisi di esplorarla più a fondo, ma mentre ero sul punto di rinunciare quel rumore inquietante mi suggerì di avanzare. Sperai che non si trattasse di una creatura qualunque e che fosse finalmente qualcosa degno del mio calibro, e devo dire che non mi stavo affatto sbagliando. Mi arrampicai su un albero per nascondermi meglio tra le fonde e fu in quel momento che lo vidi. Una creatura disturbante, aliena, chiaramente fuori posto, nel mondo di Gritan. Possedeva enormi artigli a forma di falce e divorava qualunque animale incrociasse il suo cammino, ecco perché non c'erano forme di vita. Quell'essere aveva ucciso tutto. Mi scagliai impazientemente su quel mostro, probabilmente l'errore più grave che io avessi mai potuto compiere. Saltai dall'albero cercando di atterrargli sulla schiena per schiacciarlo, ma non appena sollevai le zampe dal ramo l'essere si girò all'istante. Rimasi di sasso. Nessuno, prima di allora, era riuscito schivare un mio attacco. Pensai che si trattasse finalmente della preda giusta e per un momento l'emozione prese il sopravvento, ma ritornai immediatamente concentrato sulla battaglia. Studiai la sua struttura corporea mentre ci fissavamo pronti a colpire e mi parve che gli artigli affilati fossero le uniche armi a sua disposizione. Il suo scheletro era protetto da una corazza di chitina viola, sarebbe stato difficile penetrarla, ma avrei fatto di tutto pur di ottenere la sua testa, il trofeo migliore di tutto il mio viaggio. Impugnai saldamene il pugnale e mi lanciai all'attacco mirando un fendente verso il suo busto. Un colpo alquanto avventato che l'essere riuscì a schivare alzandosi in volo, rivelando delle bellissime e forti ali. La sorpresa mi fece perdere l'equilibro e l'insetto atterrò sulla mia schiena, pronto ad infilzarmi con le sue falci. Rimediai gettandomi a terra e schiacciandolo con il mio peso. Mi voltai all'istante bloccandogli i movimenti con le mie zampe e i nostri occhi si incrociarono in uno sguardo feroce. Feci appena in tempo ad accorgermi dei buchi sulle sue spalle che delle spine appuntite vennero sparate fuori dal suo corpo. Cinque spine per spalla che mi avrebbero ucciso subito se non mi fossi scostato. Raccolsi il pugnale da terra e analizzai brevemente la situazione. Era in grado di volare, divorare ogni cosa, decapitare ogni tipo di avversario con le sue falci e sparare spine. Una preda tanto bella quanto letale. Continuammo a squadrarci furenti mentre lui emetteva stridii assordanti che non facevano altro che inebriare le mie orecchie. Dopo un altro paio di rapidi sguardi fu lui ad attaccarmi per primo avventandosi su di me ad una velocità incredibile. Tentai una disperata parata posizionando il pugnale e gli artigli meccanici davanti a me. Stranamente, l'essere fece cilecca e non mi procurai nemmeno un graffio. Mi sorpresi a causa della resistenza di quegli artigli che adornavano il mio bracciale sinistro. Erano due, lunghi quanto un braccio e perfetti per trapassare la carne da parte a parte. Contrattaccai rimanendo in equilibrio e riuscendo a colpirlo, ma la mia lama andò a schiantarsi contro la sua corazza, scalfendola di poco. Il mostro non mi diede tregua e continuò a sferrare fendenti mentre io mi difendevo con il pugnale in un cozzare di ferro e falci. La mia difesa però stava cedendo e appena il mostro ebbe la meglio mi sbilanciai all'indietro e riuscii a schivare la raffica di spine, ma non il colpo successivo. Fu quella sferzata a costarmi parte della vista. Prima era tutto così nitido e presente alla realtà, poi sprofondai nel buio totale e l'unica cosa che avvertii dopo fu un dolore lancinante all'occhio sinistro. Mi coprii la faccia urlando dal dolore e tentando disperatamente di tamponare il sangue che sgorgava dalla ferita. Potevo chiaramente sentire quel mostro sghignazzare mentre il suo assalitore crollava lentamente al suolo. Arrivarono altri due colpi al braccio sinistro nell'unico punto in cui l'armatura non lo ricopriva, causando un ulteriore spargimento di sangue. Dovetti fare appello a tutte le mie forze per afferrare il pugnale e dirigere un unico, potente colpo che non fallì. La lama si conficcò nella carne del mostro fino all'elsa, causando una fontana di sangue che andò a mischiarsi al mio. Mirai al suo collo, l'unica parte non coperta da quella corazza chitinosa. La bestia agitò le falci come una furia, come se fosse impazzito, ma io ero ormai crollato ai piedi dell'albero dietro di me e l'unica cosa che tagliarono fu l'aria. Mi stringevo convulsamente la testa con la zampa sinistra ma con l'occhio sano riuscii a vedere la creatura che se ne andava dimenandosi in volo. Avrei voluto inseguirla, avrei voluto pugnalarla al cuore e strapparglielo, ma le mie condizioni me lo impedirono. Avevo tre profondi tagli lungo tutto il braccio sinistro, mi mancava un occhio e una grossa spina si era conficcata nella mia coscia destra, perforando l'armatura. Procedetti zoppicando per qualche metro cercando di ricordare quale fosse il villaggio più vicino. La testa iniziò a girarmi e il sangue gocciolava ininterrottamente dalla punta degli artigli lasciando una scia rossa dietro di me. Procedetti appendendomi al tronco degli alberi e lasciando profondi graffi nella corteccia, ma crollai a terra e mentre le forze mi abbandonarono pensai ad un solo nome: Rya.
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Gli eroi di Gritan - La catastrofe di ghiaccio
FantasyRen è un giovane cacciatore solitario. Vive in una giungla sperduta, nel remoto sud del continente di Fralia, e il suo modo di vivere è noioso, in completa armonia con la sua migliore amica: la caccia. Un giorno, però, una ragazza dall'aspetto stram...