19 - La legge non scritta

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Nel corridoio c'erano alcuni generali ed alcuni ufficiali (circa una dozzina di persone).

Quando Boris entrò, il nobile Andreij aveva gli occhi bassi ed un espressione arrogante e sostenuta.

Sembrava dicesse: "se non fossi obbligato dal dovere, non starei qui ad ascoltarti, adesso".

Ascoltava un vecchio generale russo pieno di decorazioni militari.

Questo tipo dal faccione rosso se ne stava talmente dritto ed impettito che, se si fosse sollevato un pelino di più sui tacchi, sarebbe finito sulle punte dei piedi.

Stava facendo rapporto a Bolkonskij ed aveva la tipica espressione ossequiosa che hanno i soldati quando sono di fronte ad una persona importante.

Ad un certo punto, il nobile Andreij lo interruppe (parlando in russo ma con lo studiato accento francese di quando voleva apparire superiore).

- Bene, bene... Allora... Siate così gentile da attendere...

Quando alzò gli occhi, per uscire e fare rapporto a Kutuzov, il nobile Andreij si avvide di Boris e smise di prestare attenzione al generale.

Quello gli correva dietro e lo implorava di ascoltare altre cose che aveva da dirgli.

Bolkonskij, invece di dargli retta, salutò Boris con un cenno del capo ed andò verso di lui con un gran sorriso.

In quel momento, Boris si rese chiaramente conto di una cosa su cui, fino ad allora, aveva fatto solo congetture:

Nell'esercito (oltre alla sottomissione ed alla disciplina prescritte nel codice militare, che lui e gli altri rispettavano nel reggimento), c'era un'altro e più importante codice a cui ci si doveva piegare, che imponeva a quell'impettito ed impostato generale dalla faccia rossa di aspettare rispettosamente il nobile capitano Andreij, il quale (solo perché pareva e piaceva a lui) aveva deciso di mettersi a chiaccherare col sottotenente Drubetskoij.

Ora più che mai, Boris decise che in futuro non avrebbe tanto rispettato il regolamento scritto, quanto questa legge non scritta.

Se fossero stati in servizio, quel generale avrebbe potuto schiacciare il sottotenente Drubetzkoij come un insetto; il semplice fatto di essere raccomandato, invece, aveva consentito a Boris di rubare l'attenzione di Bolkonskij.

Il nobile Andreij andò da lui e gli prese la mano:

- Sono veramente mortificato per il fatto che ieri non mi abbiate trovato, ma ho dovuto occuparmi dei tedeschi tutto il giorno. Siamo andati ad esaminare il "piano dispositivo" con Weiroter... Quando i tedeschi iniziano a fare i pignoli non la finiscono più...

Boris gli sorrise come uno che sa benissimo di cosa gli stanno parlando perché universalmente noto a tutti; in realtà non aveva la più pallida idea di cosa fosse un "piano dispositivo" e di chi fosse questo Weiroter.

Bolkonskij proseguì:

- Bene, mio caro amico... Allora, avete ancora voglia di fare l'aiutante? ...Ho ragionato su cosa possiamo fare per voi...

- Si, pensavo di farmi assegnare al comandante in capo: Kutuzov ha ricevuto dal nobile Kuragin una lettera che gli parlava di me.

Rispose Boris, arrossendo istintivamente ed aggiungendo, quasi scusandosi:

- Mi permetto di fare domanda perché ho paura che la Guardia non parteciperà alle operazioni sul campo.

- Molto bene, molto bene... Poi ne parleremo... Permettetemi soltanto di fare rapporto sulle comunicazioni di questo gentiluomo... E sarò subito a vostra disposizione...

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