30 - Il prescelto

35 3 0
                                    

"Che calma, che pace"

Si diceva.

"Non era così, quando correvo, quando correvamo e gridavamo; non era così, quando quei due volti fuori di senno si disputavano il caricatore. Oh, come sono diverse, queste nuvole che si librano alte nel cielo infinito! ... Com'è che prima non l'avevo notata, questa profondità senza limiti? ... Già! ...Tutto é vuoto, tutto é pena... Eccetto questo! ...Dio sia lodato, per questo ristoro, per questa calma!"

Alle nove del mattino, nel fianco destro il combattimento non era ancora iniziato: il comandante del fianco, Bagration, non voleva assumersi la responsabilità (malgrado l'insistenza di Dolgorukov) e propose di inviare qualcuno a ricevere gli ordini direttamente dal comandante in capo.

Anche supponendo che l'inviato non fosse stato ucciso (cosa poco probabile) e che fosse riuscito a raggiungere il comandante supremo (eventualità estremamente remota),
Bagration era certo che, data la distanza di dieci verste che separava le due ali dell'armata, l'inviato non sarebbe potuto ritornare con gli ordini prima di sera.

Gettò un'occhiata (con i suoi occhi semichiusi e senza espressione) tra il suo seguito e notò il volto infantile ed emaciato di Rostov.

Lo scelse subito.

- E se dovessi incontrare sua maestà prima del generale in capo, eccellenza?

Chiese Rostòv.

- Potrete domandare gli ordini di sua maestà.

Disse Dolgorukov (anticipando la risposta di Bagratiòn).

Dopo essere stato rilevato dalla sua fazione, Rostov si era riposato qualche ora e si sentiva pieno di entusiasmo, di vigore e di fiducia in se stesso (e nella sua buona stella).

Era pronto a tentare l'impossibile.

I suoi desideri erano stati esauditi: una grande battaglia si stava svolgendo e lui ne stava
prendendo parte attivamente; inoltre (come se ciò non bastasse) era al servizio personale del più coraggioso dei generali.

Era stato inviato in missione presso Kutuzòv, con la chance di incontrare l'imperatore.

Il mattino era sereno ed il suo cavallo in ottima forma.

Dentro di sé sentiva la gioia espandersi.

Mentre avanzava lungo la linea delle inattive truppe di Bagration, arrivò sul terreno occupato dalla cavalleria di Uvarov.

Lì, percepì i primi segnali che indicavano l'attacco.

Dopo aver oltrepassato Uvarov, iniziò ad udire distintamente colpi di cannone e scariche di moschettieria (che, ad ogni istante, aumentavano d'intensità).

Non si trattava più di uno o due colpi
solitari che rimbombavano ad intervalli regolari nell'aria fresca del mattino: era più un susseguirsi continuo, nel quale le scariche di artiglieria si confondevano con le fucilate che echeggiavano sulle montagne di fronte a Pratzen.

Lievi fiocchi di fumo volteggiavano, si inseguivano l'un l'altro e scappavano dai fucili mentre dalle batterie si levavano grossi mulinelli di nuvole che si altalenavano estendendosi nello spazio.

Le baionette delle innumerevoli masse di fanteria in movimento luccicavano nel fumo lasciando intravedere l'artiglieria con i suoi cassoni verdi che andava srotolandosi lontano, come un sottile nastro.

Guerra e pace 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora