22 - Il piano difettato

46 3 0
                                    

Il giorno dopo, al quartier generale e fra le truppe più vicine allo zar, si diffuse la notizia che il sovrano era indisposto: l'imperatore non si mosse da Wischau ed il suo medico personale (Villiers) dovette più volte recarsi nel suo alloggio.

Quelli che gli ruotavano vicino dissero che la notte aveva dormito male e che quel giorno non aveva mangiato nulla.

Quel malessere dell'imperatore era stato causato dal forte trauma che il suo animo sensibile aveva ricevuto  alla vista dei morti e dei feriti.

Il 17 novembre, all'alba, un ufficiale francese con la bandiera bianca chiese di essere accompagnato a Wishau: chiedeva di essere ricevuto dall'imperatore di Russia.

L'ufficiale era Savary.

Quando lo portarono dall'imperatore, quest'ultimo stava dormendo, ed il francese dovette aspettare.

Venne ricevuto verso mezzogiorno.

Mezz'ora dopo uscì, accompagnato da Dolgorukov, ed i due si recarono insieme presso gli avamposti francesi.

La voci successive raccontarono che Savary aveva proposto un incontro tra lo zar e Napoleone.

Con grande gioia di tutto l'esercito, la proposta era stata respinta.

Nel caso in cui (contrariamente a tutte le aspettative) Napoleone avesse chiesto l'incontro perché realmente desideroso di intavolare trattative di pace, si era deciso di inviare il vincitore di Wischau (Dolgorukov, appunto) al posto dello zar.

Dokgorukov ritornò alla sera e si recò immediatamente dall'imperatore.

I due tennero un lungo colloquio a quattr'occhi.

Il 18 e il 19 di novembre le truppe russe avanzarono ancora: ci fu qualche altra scaramuccia e gli avamposti nemici indietreggiarono di nuovo.

Nello Stato Maggiore (tra i comandanti di colonna e gli aiutanti di campo di Kutuzov) si iniziarono a notare discorsi concitati ed un frettoloso andirivieni.

Le truppe, però, non sapevano cosa stesse succedendo.

Fino al 19 a mezzogiorno, il subbuglio (uscito dallo Stato Maggiore per iniziare a diffondersi anche nei reparti) rimase comunque circoscritto agli ufficiali superiori, che si mostravano  insolitamente indaffarati e sbrigativi.

Il movimento si diffuse in tutti i reparti dell'esercito nella notte tra il 19 ed il 20, quando gli aiutanti ordinarono di muoversi.

Gli ottantamila uomini controllati dai due sovrani alleati si separarono dagli accampamenti.

Quel giorno (era il 20 novembre) fu sferrata la memorabile battaglia di Austerlitz.

Un enorme e tumultuoso tessuto di uomini iniziò ad ondeggiare, come un tappeto srotolato lungo quindici chilometri.

Il movimento concentrato iniziato due giorni prima nel quartier generale degli imperatori (quello che aveva dato la spinta al moto successivo) era simile alla spinta iniziale della ruota centrale dei grandi orologi che si vedono sulle torri:

Una ruota si muove lentamente e trasmette il moto alla seconda; questa lo passa alla terza e via via si mettono a girare (sempre più rapidamente) ruote, pulegge ed ingranaggi. Poi i carillons iniziano a suonare; le figurine balzano fuori dall'orologio e le lancette iniziano a muoversi ritmicamente, portando al risultato generale di tutto quel movimento coordinato.

Come nel meccanismo dell'orologio, in quello militare, il movimento (una volta iniziato) continua sino al risultato finale.

Le parti del meccanismo non ancora interessate rimangono inerti e immobili fino a quando la trasmissione del moto non arriva fino a loro: quello é l'istante in cui le ruote iniziano a stridere sugli assi (ingranandosi con i loro dentini) e le pulegge iniziano a fischiare ed a girare rapidamente mentre la ruota vicina resta immobile e fissa (come se dovesse per centinaia di anni mantenere quella immobilità); ma poi, ad un certo punto, ecco che una leva la tocca ed essa, obbedendo all'impulso generale, cigola, gira, e si confonde in un'unica azione comune di cui le sono incomprensibili il risultato e lo scopo.

Guerra e pace 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora