Capitolo 28

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Quella mattina venni svegliata dalle tende che venivano tirate, la luce del sole che penetrava nella mia camera, illuminandomi il viso. I muscoli delle braccia che mi cingevano i fianchi, si tesero, e uno sbadiglio uscì dalle labbra di Harry, che affondò il suo viso nel mio collo. Sentii le sue labbra contro la mia pelle.

Un sorriso comparve sulle mie labbra, ripensando al fatto che gli avevano permesso di trascorrere le notte insieme a me. Non c'era nulla di meglio che svegliarsi e trovarsi tra le braccia di qualcuno. Non mi sentivo così dal nostro periodo nella piccola vecchia casetta. C'era un solo letto, ma era il più comodo, visto che accanto a me c'era lui.

"Buongiorno, voi due." Trish sorrise. "Sono le sette ed è ora di uscire fuori da quel letto. Vi ho portato la colazione."

"Grazie." Disse Harry, stiracchiandosi. "A che ora devo andare?"

"Credo le otto e mezzo, è quello che mi ha detto tua madre." Rispose. "I tuoi genitori sono stati nello studio dalle 5 di questa mattina. Credo stiano affrontando una grossa discussione."

Trish lasciò la stanza e ci lasciò svegliare. Vidi dei vestiti sullo schienale della sedia.

Spostai le calde coperte bianche dal mio corpo, e il contatto con l'aria mi fece rabbrividire. Harry grugnì quando mi spostai. Non volevo di certo alzarmi, ma non potevamo starcene tutto il giorno a letto.

"Se mi alzo, e mi vesto, non farà altro che rendere questo giorno ancora più reale." Mormorò, sedendosi e lasciando ciondolare la sua testa sulla ginocchia. Mi avvicinai a lui, sedendomi sul bordo del letto. "Significa che doverti lasciare è reale."

"Sapevamo che prima o poi sarebbe successo, Harry." Sospirai. "E' inevitabile."

"Lo so." Disse, prendendomi una mano. "Vorrei solo che le nostre vite fossero più semplici. Vorrei che fossero normali, come quelle di chiunque altro."
"La vita non è semplice, Harry. Ognuno di noi ha il suo ostacolo da superare. Nessuno ha una vita comoda." Sorrisi, accarezzandogli la guancia con il dorso della mia mano. "Ce la farai."

"Perché sei così comprensiva?" Rise, guardandomi con la testa di lato. "Qualche volta immagino di vederti urlare. Non lo fai mai."

"Perché dovrei discutere su una cosa che comunque non posso cambiare?" Chiesi. Le su labbra si mossero alla mie parole. "Oh, andiamo H. E' ora di vestirsi. Devi affrontare un lungo viaggio oggi."

Harry annuì annoiato, e si tolse le coperte. SI avvicinò alle mie labbra prima di uscire dal letto e prendere la sua uniforme, poggiata sul bordo del letto. Incrociò le braccia, mentre analizzava la giacca rossa.

"Non odiarla." Sussurrai. "Sei bellissimo con quella addosso." Sorrisi, raggiungendolo. Harry allungò un bracciò e mi trascinò nel suo abbraccio.

"Grazie." Sorrise, baciandomi la fronte. "In ogni caso, causa un sacco di problemi."

"Non ci pensare." Gli accarezzai il petto prima di raggiungere il mio vestito ed entrare in bagno per cambiarmi.

"Em." Mi girai, e lo trovai all'ingresso del bagno. "Mi mancherai."

"Anche tu." Sorrisi. "Vestiti, coraggio. Sul serio!"

"Okay,okay." Ridacchiò, tornando verso il letto.

Harry sembrava un bambino perso, i suoi pensieri lo torturavano. Lo vedevo nei suoi occhi Lui non voleva lasciare la sua casa, e neanche io volevo lasciarlo andare, ma sapevamo entrambi che era una cosa obbligatoria. Non aveva scelta e io non avevo nessun diritto di chiedergli di restare. Alla fine la decisione di mandarlo in guerra era stata di suo padre. Se fosse stata una mia decisione, l'avrei lasciato qui con me.

The Prince (Traduzione Italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora