Capitolo 5

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Il rumore di una porta che si chiude, mi svegliò quella domenica di dicembre. Le lenzuola fino al naso che si contorcevano nel mio corpo, un po’ buttate a terra. Mi girai dall’altra parte del letto, dove di fronte a me, trovai il letto di Hilary. Vuoto e con le lenzuola e il piumone a terra. “Buongiorno eh!”. Era la sua voce. “Mh… giorno Hila… Che ora sono?” “Undici e mezza.” “Cazzo…” dissi stiracchiandomi. “Tranquilla. Non sei l’unica che dorme.” Disse indicando l’altra camera e uscendo. Uscii da quel letto così caldo da non volerlo lasciare, e presi il plaid che era poggiato sulla sedia mettendolo sulle spalle. Uscii dalla stanza e chiusi la porta alle mie spalle. Guardai davanti a me. Un ragazzo appena sveglio, assonnato che esce dalla sua stanza e che va verso il bagno, ma non vedendo la porta chiusa ci sbatte contro. “Giorno Louis..” dissi ridacchiando, “Muori.” Disse aprendo la porta e richiudendosi dentro. Scesi ridendo. Christine e Mark erano seduti attorno al tavolo. Anche loro dovevano aver fatto tardi. “Buongiorno!” “Buongiorno tesoro. Dormito bene?” “Sì, sì.”. Presi qualche biscotto e feci compagnia sul divano a Hilary che guardava uno strano film, penso si chiamasse “Gossip Girl”. Dopo un po’ scese anche Louis massaggiandosi la fronte. Risi vedendolo arrivare. “Chris, oggi Hope viene a mangiare qua..” “Mh… e tu Emi? Mangi qui?” “Sì, lei mangia qui.” Disse Hilary fulminandomi con lo sguardo. Annuii dopo la sua frettolosa risposta. “Adesso vado a prenderla…” “Magari prima vestiti, che ne pensi?” disse Mark ridendo, “Mh…direi…” disse prima di risalire le scale. “Odio quella ragazza…” disse Chris lavando la tazza in cui prima vi aveva versato il latte, “Anche io!” esclamò Hilary senza spostare lo sguardo dalla TV, “E.. ma è la sua ragazza… dobbiamo accettarla…” “Se si sposano, io non vengo al matrimonio” continuò Hilary, “Ma che… Neanche per sogno.” Quasi esclamò Chris. “Finitela di pensare al mio futuro con Hope.”. Si sistemò i capelli un’ultima volta, poi prese le chiavi della macchina e scomparì dietro la porta. “Te che ne pensi, Emi?” “Che tra antipatici si capiscono…”. Hilary mi porse il cinque, aspettando che battessi la mia mano con la sua, cosa che feci poco dopo, ottenendo le risate di Chris e Mark. Poi ritornò a fissare il televisore. “Comunque… non è niente di serio con quella lì… Tranquilli…” disse Hilary, cercando di tranquillizzarli il più possibile. “Mh… speriamo… Emi, ma che hai per ora in dosso?” disse Chris avvicinandosi e cercando di sbirciare sotto il plaid. Lo spostai e feci vedere la tuta di Louis, “Hila non aveva il pigiama, che era a lavare e Louis mi ha dato questa.” “Quel cretino te l’ha data estiva. Starai congelando…” “Era tardi ieri sera… Non l’avrà notato che era estiva… Sì… un po’… ma adesso vado a cambiarmi…” dissi alzandomi dal divano e andando sopra. Presi i miei abiti con cui ero arrivata in quella casa e li indossai, poi scesi giù.
Hope
Stavo controllando un’ultima volta come mi stava quel maglione scollato. Mi piaceva, e anche molto. Mi dava un’aria seducente. Perfetto. Presi il telefono e la borsa e scesi giù. “Guarda che hanno bussato” mi informò mio fratello, occupato a giocare alla play, “dev’essere quel montato di Louis…” continuò, “Finiscila.” Quasi gridai. Aprii la porta e sorrisi. Sì, era lui. Nel suo metro e 70, le mani nelle tasche, i pantaloni svoltati sulle caviglie, il giubbotto da figo, i capelli pettinati confusamente, il mio ragazzo. “Louis!” dissi sorridendo, “Hei tesoro.” si avvicinò e mi baciò la guancia. Poi mi diede la mano e ci avviammo verso la vettura. Gli avrei dovuto dire due cosucce. Ne approfittai quando eravamo appena entrati nell’auto e stava mettendo in moto. Lo bloccai. Lui mi guardò. “Che c’è?”, “Devo parlarti.”, “Mh… faccenda seria…” “Che chiacchieravi così intensamente con Emily?”. Lo spiazzai. “E tu come lo sai?” “Rispondi prima alla mia domanda.” “Voleva sapere dove si era cacciata mia sorella. Adesso, rispondi alla mia.”. I suoi occhi azzurri fissavano i miei, intensamente. Forse uno tra gli sguardi più intensi che ci demmo durante tutta la nostra relazione. “Ho i miei informatori.” “Chi, di preciso, dei tanti?”, “ Zayn…”. “Traditore…” bisbigliò, “Senti Lou, non ho voglia di litigare proprio di domenica e soprattutto il giorno prima dei risultati, quindi.” “Quindi non c’è niente da chiarire.” Disse mettendo in moto, “No?” ridacchiai, “Solo che ti fai quella.” “A parte il fatto che non me la faccio, ma non è colpa mia se è una sfigata amica di mia sorella, cosa dovrei dire io? Di quelli che ti fai? Mh?”. Stavolta fu lui a spiazzarmi. “Mh… bene…” “E poi…solo ora ti preoccupi di quelle che mi possa fare?” “Sì, perché voglio che il nostro rapporto sia più che solo sesso.” “E’ colpa di entrambi se non è così.”. Strinse le mani al manubrio, “Mh… quindi ti impegnerai.. ci impegneremo per far sì che il nostro rapporto sia uno tra i migliori?” dissi accarezzandogli le mani, per tranquillizzarlo e farlo rilassare, “Mh, mh..” ma non servì proprio a niente. Arrivammo e scese senza neanche degnarmi di uno sguardo.

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