Louis
Dopo la corda avremmo giocato finalmente. Speravo i miei compagni si smuovessero il culo sulla quella corda. Noi ragazzi non vedevamo l’ora di giocare. Facevamo palestra solo per quello. Fui io il primo ad arrampicarmi per guadagnarmi un “Sei bravo, Tomlinson, lo sappiamo.” . Mi sedetti con le gambe incrociate a terra e vidi tutta la scena dei ragazzi e delle ragazze salire su quella corda. Tutti salirono senza fare tante storie, a parte Emily. Fissava la corda, l’accarezzava come se fosse il motivo per cui sarebbe morta. “Poche storie, Scott.” Pronunciò la prof. Dette quelle parole, l’afferrò con sicurezza e ci si arrampicò. Ma arrampicataci, notai subito i due scalda polsi. Li usava sempre quando avevamo palestra, per poi levarli quando facevamo lezione. Era una cosa ossessiva. Non aveva senso. O forse sì. Forse copriva qualcosa sotto quei scalda polsi, qualcosa che riusciva a coprire perfettamente con i maglioni quando era in classe. Louis? Ma che cazzo stai pensando? Ma che cazzo te ne fotte dei problemi di una sfigata? Continua la tua vita senza romperti i coglioni per gli altri. No. Non ci riuscivo. Volevo sapere perché si nascondesse i polsi. Poi feci due più due. Autolesionismo, Louis, sì. Autolesionismo. Continuava a farneticare la mia testa. Scacciai quel pensiero dalla mente e “Su Loueh alza il culo. Andiamo a giocare.” Mi invitò Harry. Annuii e mi alzai. Avrei dovuto verificare. Così la scelsi nella mia squadra, cogliendo commenti scontrosi contro lei. Era una schiappa, ma non mi fotteva niente. Le sorrisi, prima che prendesse posto come attaccante. Mi guardò per poi “Dovrei essere lusingata di stare nella tua squadra, Tomlinson?” chiedermi. “Certo. Mica tutti i giorni capita di essere chiamati in squadra da Louis Tomlinson, eh.”. La partita cominciò. Ad ogni punto facevamo il giro di posti. Quando fu il turno di Emily di battere , la guardai per bene dal mio posto. Guardava quella palla come se fosse stata incandescente. Poi la prese. La sbatté più di una volta a terra. Si guardò i polsi, ma non riuscii a stare zitto “Sarebbe bene che li togliessi, per fare una battuta adeguata.”. Mi guardò con uno sguardo truce. Poi mi lanciò la palla contro, come se volesse che la tenessi al sicuro. Con un gesto veloce si tolse i scalda polsi e con un gesto del capo mi disse di lanciarle la palla. Sorrisi. Ma appena lei tirò e fece il punto, il mio viso da un’espressione di contentezza, si trasformò in un’espressione di paura. Perché quando batté la felpa scoprì i suoi polsi, distrutti. La fissavo con la bocca socchiusa e uno sguardo abbastanza confuso. Perché? Non pensavo fosse una debole. Mi guardò sorridendo, uno sguardo pieno di ringraziamenti, forse per il consiglio. Mi girai verso il campo avversario, più confuso di prima. Finché non vidi arrivare il pallone che mi colpì in piena faccia. Caddi a terra come un rammollito mentre borbottavo frasi poco educate al mio avversario. “Tomlinson, che fai? Mi cadi?” disse ridacchiando Zay. “Tomlinson tutto bene?” “Non proprio…” dissi cercando di alzarmi, “Mentre si gioca non si dovrebbe pensare agli unicorni volanti. Ve lo devo sempre ricordare eh.” Borbottò la prof a voce alta, “Lo accompagno in infermeria?” si offrì Zayn, “No. Tu rimani qui. Scott, vai tu con Tomlinson.”. Il destino era a mio favore. Ero confuso, sì, ma potevo benissimo, adesso, chiarire. La vidi (per quello che riuscii a mettere a fuoco), prendere i scalda polsi e correre verso me. Passeggiavamo per il corridoio in silenzio, quando lo interruppi “Quel bastardo mi ha preso in faccia…Gliela farò pagare.” “Mi dispiace contraddirti ma…” ridacchiò “eri tu quello in un mondo parallelo.”. Concluse la frase e con attenzione si rimise i scalda polsi, li fissai “P-pensavo non passasse…” “Cosa?” “La palla. Dicevo, pensavo non passasse la tua battuta.”. Mi guardò incazzata, prima di entrare con un colpo brusco in infermeria. “Emi, è successo qualcosa?”. L’infermiera subito si precipitò su di lei, “Sì.” Risposi io entrando. “Tomlinson? Hai fatto a botte?” “No, siccome pensa agli unicorni colorati, una pallonata lo ha colpito in piena faccia. Un segno del destino, a quanto sembra.” Disse gettando gli occhi al cielo, “Più o meno è andata così.”. L’infermiera rise, prima di farmi sedere sul lettino e sbattermi il ghiaccio in faccia. Per tutto il tempo fissai la ragazza impazientita davanti a me. Sapevo che aveva passato un brutto periodo, i suoi erano morti, le rimaneva solo la sorella, il mondo le andava a puttane, ma l’avevo vista sempre “forte”, per quanto potesse. Erano stupidi quelli che si autolesionavano. Perché rovinarsi la vita, quando è così bella? Per te, è bella. Per gli altri no. Sì, ma cosa provavano quando si tagliavano? Libertà? Dolore? Sofferenza? Felicità? Ci avrei messo poco a chiederglielo. Ma non adesso. Non l’avrei messa in soggezione proprio adesso…
SPAZIO AUTRICE
Eheheh salve a tutti! Dato che siete dolcissimi, davvero, vi ho voluto fare un piccolo regalino. Un altro capitolo :) questo per dimostrarvi quanto vi amo ♥ Allora? La storia si fa sempre più intrigante. Ne vedremo davvero delle belle e delle brutte. Louis sta scoprendo qualcosa di nascosto di Emi, ed Emi... Emi vedremo quello che farà nei prossimi capitoli. Ci sentiamo sabato. A presto ♥ ♥
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Hidden Love
Fanfiction"Era davanti a me. Era cambiato. Non era più il ragazzo sbarbatello di una volta. Era un uomo."