Capitolo 13

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Louis
Finalmente Payne aveva lasciato la stanza, e il suo telefono, ormai, era sotto il mio controllo.
Sì, che posso Payne.”
L’ultimo messaggio ricevuto. Il mittente “Emi<3”. Emi? Stavano insieme? E da quando? Perché non me ne ha mai parlato? Altro che amica… Rilessi tutti i loro messaggi. Rimasi sconvolto. Lo sto per rifare… La frase mi ronzava in testa. Lo stava per rifare. Per colpa mia. Cazzo.
“No. Tu non puoi.”
“Payne, ne ho bisogno.”
“Ci sono io con te.”
“Liam, se non ricordi, tu non puoi starmi vicino o i tuoi amichetti ti ammazzano di botte.”
Facevamo soffrire anche lui. Louis, facevi. Giusto. Facevo. Colpa mia. La mia arroganza, la mia prepotenza contro tutti. “Io esco.”. Presi il telefono di Payne. Lo misi in tasca e uscii senza dare spiegazioni. “Louis ma che f..” “Prendo una boccata d’aria Leeyum.” Dissi prendendo il giubbotto. “S-successo qualcosa?” “Succede che adesso, la tua amica sarà fermata.”. Non gli diedi il tempo di parlare che uscii sbattendomi la porta alle spalle.
Io
Ero pronta. Mano ferma, occhi sgranati, sangue pulsare nelle vene. Il momento stava per arrivare. Liam non rispondeva da un pezzo, e finalmente la pace di quella casa mi abbracciò per concludere l’azione. Ma a quanto pare, non adesso. Perché qualcuno stava bussando insistentemente alla porta. Mi infilai la lama in tasca, aprii un libro e mi misi apposto i capelli. Aprii la porta. “Hei!” “L-Louis, che vuoi?” “Che stavi facendo?” sorrise sbirciando dentro, “Stavo studiando. T-te che ci fai da queste parti?” “Stavo giusto venendo a farti visita.” “Come mai? Ancora per la storia di oggi?” “No. O forse sì.”. Deglutii sentendo quelle parole. “Senti Tomlinson, io ho bisogno di stud…” “Finiscila di prendermi per il culo.”. Il suo tono era duro, e spregevole, “Louis che cazzo vuoi?”. Mi scaraventò sul divano per poi “VOGLIO CHE LA FINISCI DI TAGLIARTI INUTILMENTE. VOGLIO CHE LA FINISCI DI SOFFRIRE. VOGLIO CHE CONTINUI A VIVERE. VOGLIO QUESTO. E SO CHE CAZZO STAVI FACENDO. LO SO BENISSIMO. TI STAVI TAGLIANDO, PER L’ENNESIMA VOLTA. PERCHE’ TI STO PEDINANDO. PERCHE’ VOGLIO SAPERE. PERCHE’ NON TI VOGLIO VEDER SOFFRIRE.” Gridarmi contro. Le ultime sue parole dette furono più dolci, anche se erano state appena gridate. Non riuscii a non trattenermi dal piangere. Le lacrime mi rigarono il viso. Quando si inginocchiò a terra. Mi prese i polsi. Mi guardò intensamente. I suoi occhi di un colore meraviglioso. Mi prese i polsi per poi baciarli dolcemente. Ed è proprio in quel momento che scoppiai in un pianto disperato, interminabile. Continuava a baciarmi i polsi, dolcemente, cercando di rassicurarmi senza ottenere il suo scopo. Quando si alzò, mi guardò, mi asciugò il viso umido, per poi schiacciare le sue labbra sulle mie. Fu un bacio disperato. Un bacio per fermare il mio pianto, irrefrenabile. Quando si staccò da me, l’unica espressione che vidi nel suo volto fu quella di confusione. Confusione totale. “Mi dispiace…” sussurrò, camminando a ritroso, “N-non dovevo…” continuava a ripetere, finché arrivò alla porta, ancora aperta. “Scusami.” Per poi scomparire. E fu in quel momento che, chiusa la porta, e preso un bel respiro, la lama tagliò un altro squarcio sul mio polso. Un ennesimo taglio. E quando il sangue cominciò ad uscire, mi sentii libera. Libera da quello che era appena successo.
Dopo qualche ora mi arrivò un messaggio:
“Mi dispiace. Liamxx”
Ma quella volta non mi curai. Lasciai che il sangue prendesse tutto il mio polso per poi pulire il tavolo. Non riuscii a studiare. Le tempie che mi scoppiavano, il cuore in gola, il sangue pulsare. Adesso ne avevo bisogno.
Anche stavolta sono esplosa. Sono esplosa di nuovo. Jade, mi sono tagliata. Adesso comincerai a fare casino, perché non dovevo e blablabla, ma ne ho avuto un bisogno assurdo. Il mondo sta andando davvero a puttane. Te, sei scomparsa oltre oceano. In matematica faccio schifo. Ho preso un’insufficienza. Poi… poi è successa un’altra cosa. Di cui mi vergogno parlartene adesso. Probabilmente, appena sarò pronta, te ne parlerò in un’altra e-mail. Ma stavolta sono scoppiata. Payne e tu adesso mi farete il cazziatone di fine anno, ma davvero. Ne ho avuto un bisogno irrefrenabile. E adesso l’ho colmato. E purtroppo, stavolta non c’eri tu a curarmi dopo essermi tagliata. Il sangue sta ancora scorrendo. La tastiera è piena di sangue, ma di tutto ciò non me ne fotte niente. Come non mi fotte niente dei concerti. Perché quei concerti li avrei fatti per te, per vederti felice, ma dato che te ne stai dall’altra parte del mondo a fare l’eroina, si possono letteralmente fottere, insieme a tutti i miei sogni per il futuro. Detto questo, non mi rimane di dirti che mi manchi e che adesso andrò a letto, senza aver mangiato, né studiato. E domani entro a seconda ora, se mi va, se non mi va, non entro. Ci sentiamo. Emi.
Chiusi il pc con una botta secca. Mi asciugai le ultime lacrime che mi rigavano il viso, detti un’ultima occhiata al telefono e:
“Louis è sconvolto, e quando è entrato in casa mi ha abbracciato nominandoti. Che è successo? xx”
“Cercherò di fargliela pagare a quel Tomlinson, ma ti prego non commettere cazzate, di nuovo.”
Scusa Payne, ma già compiuta. Lo gettai sul divano e me ne andai a coricare, sperando che durante la notte gli alieni mi venissero a prendere e portarmi su Marte.

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