Capitolo 10

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Io
Dopo esser tornata dall’infermeria insieme a quel rompipalle che pensa agli unicorni, la professoressa di inglese ci annunciò che dovevamo andare nell’aula insegnante. Quelli che aveva passato l’audizione. Così tutto il gruppetto si riunì in quella stanza, in cui quei stronzi si riunivano per parlottare contro noi studenti. La preside era seduta su una di quelle sedie rosse da regine. “In quei fogli troverete le date e i posti in cui farete i concerti. Poi…vi do il tempo già adesso per poter scrivere almeno cinque canzoni, vostre. Da poter cantare ai concerti, oltre le cover. Quindi, lì ci sono i strumenti, adesso vi lascio soli perché devo andare a sbrigare una faccenda scolastica. Cominciate a scrivere ed intonare le canzoni voi eh.”. Scomparse dietro la porta. Uno sbuffo mi fece girare. “Doncaster…”. Sì, sul foglio c’era scritto Doncaster. Bella città… “Loueh non ti puoi lamentare…” “Ma cosa, cazzo. C’è mia madre lì. Le mie sorelle.” “Lo sappiamo, Tommo…”. Non sapevo che avesse altre sorelle oltre Hilary. Che poi lei era la sorellastra. Hilary non me ne aveva mai parlato, forse perché neanche a Louis andava a genio parlare della sua famiglia con la sorellastra. “Prova a chiedere alla preside se si può spostare il concerto in qualche altra città.” Mi azzardai a dire mentre mi avviavo verso la chitarra, sistemata in modo perfetto. Un altro sbuffo. Poi mi sedetti sulla sedia di prima e cominciai a far suonare lo strumento. “Che stai facendo Emily?” mi chiese Louis, “Quello che non fate voi.”. Tante strofe nella mia testa si costruivano ma poi si spezzavano come se non andassero bene. Quando cominciai ad intonare qualcosa di troppo romantico, “Smettila con questa lagna.” Sputò il ragazzo dagli occhi verdi. “A me piace.” Ribatté Liam. Mi ero dimenticata che nel club dei “vincitori” c’era anche lui. “Continua.” “Nah.. non mi piace…”, “Non era male Emily.” Continuò il ragazzo dagli occhi oceano, “Facciamo una cosa. Tu scrivi il testo ed io proverò ad intonarla con la chitarra. Che ne dici?”. Che poi aveva ragione Hilary. Non era poi tanto maluccio questo Niall Horan. Ma gli altri tre mi stavano leggermente sulle palle. Gli porsi la chitarra. “Com’era il testo?” “Niall, non va bene quel testo.” Dissi ridacchiando. Allora cominciò lui ad intonare e suonare un testo tutto diverso e molto più bello di quello che avevo appena intonato. Tutti intorno al ragazzo sorridemmo. La sua voce angelica in quella stanza era ancora più bella. “Niall fermati un attimo. Devo scriverla.” Dissi prendendo una penna che era buttata lì sul tavolo e rigirando il foglio che poco prima ci aveva consegnato la preside. Lui la ripeté da capo ed io cominciai a scriverla. Alla fine ottenemmo una gran canzone. “ Anche se sembra tanto da bieberiano, è carina James.” Disse Zayn scompigliandogli i capelli biondi miele, “Ti prego Zay, non offendere il suo idolo o sarà la fine per tutti!” disse Harry alzando le mani, “Finitela cretini…” si oppose Niall. Mi feci scappare una risata. Poi voltai verso il ragazzo che poco prima si era ribellato. Era intento a messaggiare con chissà chi, incazzato. “Lascialo perdere, prima o poi si calmerà…” bisbigliò Liam al mio orecchio. Gli sorrisi poi, “ Tra un po’ suona la campana, sarebbe bene andare a prepararci.”. Ci alzammo tutti insieme, a parte Louis che era preso dai suoi messaggi. Tornammo in classe, tutti erano pronti per andare. “Allora? Che avete fatto?” mi chiese Hilary mentre preparavo lo zaino, “Lì c’è un pezzo di canzone, e i posti in cui ci esibiremo.”. Diede una sbirciata “Cosa ti rende bella?” ridacchiò. “Dovresti ringraziare Niall.” Presi lo zaino e lo misi in spalla, scippando dalle mani di Hilary il foglio. “Mh… sì lo ringrazierò dopo..” “Ah… ma come mai hai tradito l’amore per Zayn?” “Troppo montato… O forse solo per farlo ingelosire.”, “Ottima strategia, allora eh…”. La campana suonò e noi uscimmo in cortile “Vieni da me a studiare?” “Va bene. Informo LouLou.”. Si diresse verso il fratello che mi mandò una brutta occhiata e poi acconsentì. “Andiamo!”. Arrivammo a casa, mangiammo qualcosa velocemente, per poi passare a studiare l’unica materia che c’era da studiare l’indomani: inglese. “L’hai fatto l’esercizio?” chiesi dopo aver finito l’esercizio lasciato qualche ora prima dalla prof. “Sì…certo…”. Stava mandando messaggi chissà a chi, con una matita in mano, che cercava di scrivere qualcosa sul libro. Poi posò il telefono e mi guardò. “La finisci di messaggiare?”. Quasi neanche finii quella frase che il mio telefono vibrò. “Dicevi?”. Non le diedi conto. Un numero. Non memorizzato nella rubrica:
Hei xx

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