"Perché non parli?"
Questa sarebbe la domanda rivolta da Michelangelo Buonarroti alla sua stessa statua, il "Mosè" (marmo, Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, datata 1513-15).
Secondo alcuni è più una leggenda che un fatto reale, ancora oggetto di speculazioni e dibattiti.
Avendo studiato Michelangelo, comunque, non mi stupirei affatto se l'avesse detto davvero.Michelangelo segnò paradossalmente il culmine e il termine del Rinascimento. Uomo solitario, inquieto, poliedrico, venato di radicate convinzioni religiose, tendente al pessimismo, Michelangelo era profondamente convinto che la sua missione, la missione dell'artista, fosse quello di individualizzare le sue opere e realizzarle secondo la propria autonomia creativa. La sua ispirazione, a differenza di Leonardo Da Vinci, ad esempio, non proveniva dal mondo materiale ma dalla sfera interiore, dove tra l'altro, secondo Platone, riposava la vera bellezza delle cose.
Aveva un rapporto assolutamente particolare con le sue opere.
Le considerava vive, perché in effetti dentro di lui tutte loro avevano esistenza propria.
Lui le creava, loro prendevano una "vita" che si accendeva di un fuoco immobile, solo interiore, intrappolato nel marmo.
Analizzando il profilo anche psichico dell'artista, credo che Michelangelo si ritenesse più portato a relazionarsi con le statue che con le persone, da cui si sentiva venerato ma non compreso, da cui fuggiva perché diffidente e pessimista.La mia teoria? Si, secondo il mio modesto parere, Michelangelo potrebbe effettivamente aver chiesto al "Mosè" di parlare, in un attimo di probabile frustrazione e inquietudine, forse anche di ammirazione per l'opera delle sue stesse mani.
Penso che ogni artista vorrebbe vedere "vive" le sue creazioni.
Quale scrittore, e parlo anche per me, non vorrebbe che quei personaggi tanto pensati, tanto approfonditi, tanto analizzati, gli parlassero? Che facessero qualcosa? Che magari escano fuori dalle pagine?
Quale pittore non vorrebbe perdersi nei suoi quadri, che con tanto amore spennella declamando la bellezza di un paesaggio sia esso reale o immaginario?Tuttavia, io credo che il "perché non parli?" serva a poco.
Le nostre opere sono già vive, in realtà.
Credo esista un mondo a parte, dentro gli artisti, in cui si muovono e parlano e giocano le loro creazioni. Un mondo in cui hanno vita propria, e a cui l'artista può dare una sbirciata, ogni tanto, fuggendo la realtà.
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L'Ora Blu (Completata)
Non-FictionSono solo le mie opinioni e le mie critiche, sono i miei pensieri sguinzagliati senza pietà .