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Il pranzo è pronto in tavola e vedo Diego e mamma seduti, prendo posto tra di loro.
«Beh? Che succede?»
Rompo il silenzio che si è creato nella stanza.
«Come ti senti?»
Abbasso gli occhi e stringo la forchetta vicino al piatto.
«Come mi sento? Beh emozionata»
Inizio a giocare nervosamente con la forchetta nel piatto.
Dopo un boccone scompiglio i capelli a Diego che con mio stupore rimane in silenzio e mi guarda masticando.
«Non vedo l'ora di arrivare a Milano e togliermi questa ansia»
«Andiamo! Vedrai che sarà una passeggiata alla fine!»
«Speriamo»
Riprendo a mangiare in silenzio, e quando il piatto ormai è vuoto lo ripongo nel lavandino, sospirando nervosamente.
«Lascia tutto così, ti accompagno in aereoporto vai su a prendere il trolley e le cose che ti servono»
La guardo e annuisco intrecciando nervosamente le dita.
Salgo al piano di sopra e prendo la valigia nella mia stanza e dopo averla trascinata per tutte le scale, mi fermo sulla porta.

Mia madre mi raggiunge seguita da Diego che le tiene la mano mentre con l'altra scontra le chiavi della macchina con quelle del portone di casa involontariamente e la osservo in silenzio mentre prendo posto in auto.
Gira la chiave della macchina che parte quasi subito, durante tutto il tragitto non faccio altro che sospirare mentre il cuore mi si stringe in gola.
«Siamo arrivati, ti lascio qui?»
«Si»
«Ci vediamo al mio ritorno allora»
Sorrido.
«Certamente, mi raccomando metticela tutta»
Risponde sorridendo.
«Certamente mamma»
Scendo dalla macchina e saluto Carol che fa un cenno di saluto con la mano a mia madre.

«Sei pronta allora Giorgia?»
Mi chiede.
«più o meno»
Rispondo titubante.
«Andiamo presto almeno potremmo metterci comode»
Annuisco.
Mi volto un ultima volta in direzione della macchina e vedo mio fratello seduto sul sedile della macchina un po' assonnato, sorrido e poi con uno scatto mi avvicino a Carol che nel frattempo si era portata avanti.
Il nostro aereo è già pronto sulla pedana di lancio, quando lo vedo da lontano deglutisco un ultima volta mentre il cuore mi si stringe nel petto.
«Andiamo»
Carol mi fa cenno di sbrigarmi e mi affretto a raggiungerla.
Mi trovo finalmente su quell'aereo diretto per Milano.
Sono arrivata in perfetto orario all'aereoporto e la mia manager mi ha già rivolto uno sguardo di approvazione.
Lascio Roma alle mie spalle, dopo aver abbracciato i miei genitori, e mio fratello più piccolo.

Mi mancherà la mia famiglia.
Non è la prima volta che mi allontano per qualche giorno dai miei affetti più stretti, tuttavia, ogni volta come la prima, è sempre più difficile.
Lasciarsi tutto alle spalle non è mai facile; anche se per poco.
Alla mia sinistra c'è Carol seduta al posto vicino al finestrino che cerca di dormire mentre io mi guardo intorno con curiosità. È il mio primo volo e ho un po' di paura. Tra circa un'ora atterreremo a Milano, sono molto tesa, il cuore mi batte più forte mano a mano che ci avviciniamo alla tanto sognata meta.
Per ingannare il tempo inizio a squadrare le persone intorno a me con più impegno; sono tutte molto tranquille, alcune sono assorte nella lettura, altre ascoltano la musica dall'auricolare.

Tra i passeggeri una signora stringe tra le mani una sorta di diario che sembra contenga qualcosa di molto prezioso per lei. Questa donna cattura subito la mia attenzione e, mentre comincio a sbirciare il contenuto delle pagine strizzando gli occhi il più possibile, una giovane hostes mi interrompe chiedendomi se abbia intenzione di mangiare qualcosa.

«Desidera qualcosa signorina?.»
Mi chiede gentilmente.

«No, la ringrazio!»
Dico, con tono altrettanto garbato.
Così quest'ultima si dirige verso altri viaggiatori, rivolgendo la medesima domanda.

Torno a fissare lo schienale davanti a me mentre inizio a giocare con le dita e solo dopo pochi, chiudo gli occhi e cado in un sonno profondo.

Per un sortilegio d'Amore - Paulo Dybala 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora