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«Spero che il viaggio sia stato di vostro gradimento!»
Annuncia una voce cortese che mi sveglia di colpo.

Appena scesa da quel mezzo capace di liberarsi nell'aria, cerco di percorrere in fretta le scale per scendere e prendere finalmente la mia valigia ormai confusa con quelle degli altri passeggeri. Di lì a poco, con passo svelto, e riesumato il mio trolley mi dirigo verso l'aeroporto.

«Svelta Carol!»
Urlo.
Lei mi guarda e affretta il passo.
Il rumore mi avvolge mentre cerco di slittare tra la folla per dirigermi verso l'uscita. Vedere una città come Milano mi entusiasma particolarmente.
Ho perso il conto di quante persone ho urtato durante il tragitto, e di quante mi hanno rivolto diverse occhiate. Sarà che è impossibile non notare una ragazza di 1,70 cm come me, di solito sono quasi sempre la più alta tra le ragazze e la cosa mi ha sempre messo in imbarazzo, anche se per me, a essere onesta, non è mai stato un problema, basta sapersi gestire al meglio.

Se esco con persone più basse indosso scarpe da ginnastica, per non evidenziare troppo il distacco, solo durante le serate, faccio un eccezione alla regola indossando scarpe col tacco.
Giunta finalmente all'uscita di quella vasta struttura mi fermo nel mezzo del marciapiede, dove altri passanti non desistono dal rivolgermi qualche occhiata veloce, io ne fisso alcuni allo stesso modo poi mi volto verso Carol, intenta a fermare un taxi per raggiungere il luogo designato.
Un taxi si ferma davanti a noi e salgo in men che non si dica sul sedile posteriore.

«Quanto manca?»
Dico scocciata dopo poco.
Lei mi rivolge uno sguardo di rimprovero, e subito mi volto verso il finestrino sbuffando.
C'è molta gente fuori, persone di ogni tipo, osservare gli individui è uno dei passatempi che prediligo in auto, posso fissare tutti quanto desidero, questi non avranno mai il tempo materiale per accorgersi di me.
Arriviamo finalmente davanti alla casa fotografica.

Il trolley intralcia il mio passo, per questa ragione decido di entrare lasciando la valigia all'entrata mentre Carol rimane fuori per fumare una sigaretta. Manca una buona mezz'ora per il colloquio con il direttore del set e per questa ragione decido di curiosare in giro stupendomi del fatto che nessuno mi degna di un solo sguardo e continuo e in virtù di ciò continuo il mio giro di perlustrazione. Ci sono numerose stanze, ognuna affidata a un tipo di brand, dalla cosmetica all'abbigliamento.

All'improvviso una delle stanze si apre di colpo, mi volto di scatto in quella direzione sistemandomi i capelli e portandoli davanti le spalle scoperte per via della scollatura. Qualcuno deve aver spalancato la porta chiusa dall'interno, forse il calore delle luci del set ha scaldato troppo l'ambiente.
Mi affaccio alla porta lentamente e subito il mio sguardo si posa sul modello che si trova ai piedi di un sontuoso telo bianco.
Le luci dei riflettori illuminano il suo volto, in lontananza riesco a scrutare i suoi occhi verdi luminosi.

Sono i fari luminosi, o forse è il suo sorriso a brillare di luce propria?
Senza accorgermene, rimango imbambolata per una manciata di secondi a fissare la sua sagoma in lontananza. La stanza è davvero grande e io credo di essermi già persa dentro quello sguardo acceso e in quesi sorrisi che trasmettono una accesa emotività, il ragazzo continua a muoversi e a sorridere mentre si sistema la giacca nera. Comincio a seguire con gli occhi ogni suo movimento, ogni suo sguardo, ogni suo gesto; tutto sembra rallentarsi intorno a me. Inizio ad annullare tutto. Avanzo qualche passo, la porta alle mie spalle si chiude proprio in quel momento, facendomi voltare di colpo, probabilmente qualcuno l'ha lasciata chiudere dietro di se, torno poi a posare di nuovo il mio sguardo su di lui, un ragazzo bello e con uno dei migliori sorrisi che abbia mai visto.

Per un sortilegio d'Amore - Paulo Dybala 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora