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Ricomincio a bere il mio cappuccino mentre Paulo addenta la punta della brioche, per non metterlo in imbarazzo cerco di distogliere l'attenzione dal suo viso, e sposto il mio sguardo sull'entrata del chiosco. Un ansiano si sta alzando dalla sedia e sembra stia per lasciare un giornale sportivo sul tavolino.
«Che cosa stai guardando?»
Dice Paulo mentre mastica la pasta e cercando di capire dove si sia posato il mio sguardo.
«Non si parla con il boccone in bocca»
Lo rimprovero sorridendo.
«Si, hai ragione scusa»
Mi fa un cenno di scuse con la mano aperta mentre imbarazzato china la testa cercando di trattenersi dal ridere con la mano davanti alla bocca.

«Aspetta qui»
Mi alzo velocemente dalla sedia e gli do le spalle allontanandomi dal tavolo di pochi passi.
«Dove vai?»
«Lo avevo detto che ti avrei lasciato qui se non avessi terminato tutto per tempo, no?»
Pronuncio queste parole mentre mi giro con il corpo sorridendo e facendo qualche passo all'indietro per poi tornare a dargli le spalle.
«Cosa?!»
Paulo mi guarda confuso.
Mi avvicino al tavolo con il giornale poggiato sopra, lo sollevo e rimango per un momento in piedi con gli occhi puntati sulla testata iniziale dopodiché mi volto e torno da Paulo, che prima di cancellare quell'aria preoccupata deve aver aperto e chiuso le palpebre almeno quattro volte, mi avvicino a lui ridendo mentre accenna un sorriso sollevato.
«È un giornale?»
Prendo una sedia e la sistemo vicino alla sua.
«Si un giornale, ma non uno qualunque. Pensavi forse che ti avrei lasciato qui, da solo?»
Mi siedo con le gambe accavallate e apro il quotidiano, facendo attenzione a non sgualcirlo.
«Fa vedere anche me»
Paulo si stringe a me, mentre distendo il giornale sul tavolo e inizia a leggere le notizie sportive relative alle squadre di calcio della serie A.
«Le righe verticali ti donano, non so, ti slanciano. Sembri più alto.»
Paulo che stava con la testa china sui fogli di carta, alza il capo e mi fulmina con lo sguardo.
Appena me ne rendo conto alzo la testa e ci guardiamo, sul suo volto da eterno bambino si disegna un'espressione seria che non lo rappresenta affatto, quasi involontariamente porto una mano vicino alla bocca chiusa in un pugno nascosta dalla manica della maglia tesa quasi involontariamente sorrido, trovando Paulo estremamente buffo.
L'argentino cambia espressione e inizia a sorridermi dolcemente porto la mia mano sulla sua fronte accarezzandogli i capelli in un primo momento, poi inizio a scombinarli.
«No dai!»
Comincia a dimenarsi ridendo mentre cerca di raggiungere la mia mano per sfiorarne il dorso delicatamente.
«Dai che sei comunque carino!»
Iniziamo quasi a giocare, mi volto con il corpo nella sua direzione mentre lui cerca di afferrarmi i polsi, lo lascio fare. Scioglie la presa dal mio polso destro e con il dorso della sua mano sinistra mi sfiora una guancia dolcemente, accarezzandola con piccoli movimenti circolari dell'indice, sorrido abbassando il volto mentre avverto il cuore che batte all'impazzata in petto.

«Che guance morbide»
Stringe la mia guancia con le dita, facendo attenzione a non farmi male, alzo la testa.
«Dai non sono una bambina!»
«Ah si? Ne sei sicura?»
Annuisco con il capo.
Ci scambiamo un sorriso prima di riprendere a concentrarci sulle figure stampate sui fogli, rompendo quell'atmosfera di gioco.
Volto la pagina, e faccio una smorfia vedendo la figura di Neymar e Messi.
Mi sta perseguitando
Penso.
«Che stai fissando?»
Mi volto di nuovo verso Paulo che mi stava fulminando con i suoi occhi chiari. Abbassa lo sguardo sulla pagina inchiostrata del tuttosport.
«Io?»
Rispondo.
«Ah no niente stavo vedendo..»
«Neymar?»
Mi anticipa.
«Qui dice che hai giocato una partita con il Barcellona?»
Ribatto evitando l'argomento e fingendo di leggere l'articolo.
«Si, abbiamo anche vinto. Ho segnato una doppietta»
Dice con volto soddisfatto, cancellando quell'espressione infastidita dal suo viso.
«Smettila di guardare certe cose»
Gira la pagina del quotidiano evitando di farmi leggere oltre.
Mi giro di scatto verso di lui che si finge immerso nella lettura.
«Mi hai dato della strana, ma credo che a questo punto quello strano sei tu»
Dico con tono di sfida.
«Per niente. Leggi qui, il mister mi ha riempito di complimenti in una dichiarazione alla stampa»
Sorride compiaciuto, cambiando argomento.
Faccio una smorfia ma troppo preso dalla lettura non se ne rende conto.

«Che c'è?»
Mi guarda confuso.
«Nulla»
Ribatto ridendo.
Estraggo il telefono dalla borsa per vedere l'orario.
«Neanche io sono così ricercato. Che sono tutte quelle notifiche?»
Chiede lui con un'espressione da cucciolo scrollando le spalle.
Mi volto verso di lui nascondendo il cellulare contro il petto.
«Social, seguaci, niente di che.»
Lancio il cellulare nella borsa.
«Andiamo? O vuoi ancora raccontarmi delle tue gesta?»
Scatto in piedi mettendo la catenella della borsa sulla spalla e lo fisso, lui annuisce con la testa, termina il cornetto e si alza in piedi indossando nuovamente il cappello.

Insieme ci avviciniamo alla cassa per pagare il conto.
«Quant'è?»
Dico con una voce squillante e con il portafoglio tra le mani.
«Lascia faccio io»
Dice Paulo mettendosi davanti a me.
«Tenga!»
Lo anticipo porgendo una banconota da cinque per prima.
«No la prego non prenda i suoi soldi. Prenda i miei»
Paulo estrae dal portafoglio una banconota del medesimo valore che il proprietario accetta e gli porge il resto.
«Grazie arrivederci!»
Paulo si volta e si avvicina all'uscita lasciandomi indietro.
Faccio una smorfia e lo raggiungo restando in silenzio.

Paulo mi guarda, mentre nell'imbarazzo più totale trovo le parole per ringraziarlo.
«Grazie Paulo»
«Di cosa? Era il minimo»
Paulo mi sorride e io lo ricambio.
«Perché non mi racconti un po' di te?»
«Di me?»
Le mie parole fanno eco alle sue.
«Che cosa vuoi sapere?»
«Non so, ad esempio cosa ti piace fare di solito»
«Una domanda un po' vaga..a me piace fare un po' di tutto»
Mi stringo nelle spalle.
«Se me lo chiedessi, farei anche una partita di calcio contro di te»
Sorrido.
«Allora un giorno ti farò intrufolare nel campo degli allenamenti della Juventus a Vinovo e mi mostrerai il tuo talento. Ci stai?»
«È una promessa?»
Gli porgo la mano.
«Promesso!»
Stringe la mia mano, poi rompe la presa e mette una mano sulla mia testa accarezzandomi i capelli dolcemente poi ritrae il braccio portando le mani in tasca.

«Per vivere fai la modella dunque?»
Mi chiede incuriosito.
«Beh, si anche»
Annuisco con il capo.
«Diciamo che..avrei preferito proseguire gli studi. Anche perché non guadagno molto essendo ancora alle prime armi, e non sono così piena di incarichi»
Rispondo scrollando le spalle.
«Non preoccuparti farai strada. Come mai non hai continuato gli studi?»
«Umh..diciamo che per il momento non avrei potuto affrontare le spese necessarie»
«Che tipo di studi?»
Chiede incuriosito.
«Mi sono diplomata al liceo artistico. Ho sempre avuto una passione per l'arte e..»
«L'arte?»
Paulo mi ferma e annuisco con il capo.
«Avrai visitato sicuramente molti musei?»
«Si, beh ho visitato principalmente quelli a Roma e qualcuno a Firenze e..però Paulo prendi fiato sembra un interrogatorio!»
Rido.
«Scusami hai ragione»
Ride anche lui.
«Di recente sono stata alla Galleria romana, non ci andavo da anni e prima di lasciare Roma ho deciso di tornarci.»
Non credevo sarei riuscita a dirlo.
«C'è un motivo particolare?»
Faccio una breve pausa, il cuore perde un battito prima di rispondere alla sua domanda.
«Diciamo che..è particolare, tutto qui, non c'è altro.»
Rispondo infastidita.
Mi scruta con i suoi occhioni verdi, sembra sentirsi in colpa.
«Non lo so nemmeno io a dire il vero»
Aggiungo.
Il cuore inizia a battermi nel petto, incrocio le braccia fissando il verde del prato.
Tutte quelle domande di Paulo hanno finito per farmi sentire a disagio.

«Scusami, sono stato un po' invadente»
Le parole di Paulo mi riportano al presente, inarca le sopracciglia scusandosi con lo sguardo mentre porta una mano dietro al collo cercando di evitare il contatto visivo.
«No, tranquillo»
Scuoto il capo.
«Se ne vorrai parlare, sappi che ti ascolterò volentieri»
Dice lui sistemandosi le maniche della maglia.

Mi fermo di colpo vedendo quell'espressione da cucciolo dipinta sul volto di Paulo, mentre si pente delle sue domande e io mi pento di avergli risposto male.
«Sono un disastro, ho rovinato la giornata»
Mi copro il volto con entrambe le mani cercando di nascondermi e attirando così l'attenzione dell'argentino che si preoccupa immediatamente.
«No tu sei..»
«Adesso penserai che io sia una depressa»
Mi lamento.
«No, perché dovrei?»
«Un pianto?»
«Come? Con quelle mani davanti al viso non ti capisco molto bene! Non starai mica piangendo?»
Ride, grattandosi la fronte con una mano non molto sicuro che anche io stessi sorridendo.
«Giorgia non sei più una bambina!»
Continua a ridere, dopo aver compreso che stavo fingendo.
Si avvicina a me, posa le sue mani delicatamente sulle mie, spostandole dal mio viso stringendole dolcemente mentre ne accarezza il dorso con un movimento circorlare del pollice.
«Pensavi stessi piangendo davvero?»
«No io! Ehm, si ho temuto di sì!»
Ride staccando le sue mani dalle mie.

Per un sortilegio d'Amore - Paulo Dybala 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora