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Il suo sorriso mi trasmette qualcosa di tanto più vicino alla felicità disegnando una lieve curva sul mio viso, mi arresto di colpo con le labbra socchiuse e sulla parete più lontana dal set fotografico lasciando alla mia sinistra la porta nella quale sono entrata.

Non voglio che qualcuno mi noti e forte di questo desiderio di invisibilità resto ferma con le braccia conserte dando le spalle al muro leggermente più scuro del telo bianco.
Davanti a me ci sono diverse persone che bisbigliano qualcosa a voce bassa tra di loro fissando il giovane in giacca e cravatta che si muove sul telo.
Ci sono abbastanza persone, ma si possono sentire esplicitamente le voci dei fotografi più avanti.
La stanza, al contrario dei corridoi, è molto silenziosa e ogni suono arriva ben chiaro a tutti i presenti.
Il giovane non sembra originario di Milano, il suo accento mi ricorda molto quello argentino.

«Paulo cerca di muoverti con più disinvoltura»
Dice uno dei fotografi, abbassando un po' la macchina fotografica.
«Sono un po' goffo»
Dice il giovane modello ridendo.
«Paulo?»
Penso tra me e me.
«Senza dubbio ti muovi sicuramente meglio sul campo»
Aggiunge l'uomo.
«Beh dovreste darmi un pallone da calcio allora!»
Ribatte il giovane sempre sorridendo.
In effetti non si può dare torto al fotografo, il modello è un po' teso davanti all'obiettivo, solo quando dal set scambia qualche battuta con altri ragazzi vicino a lui si scioglie, diventando molto più naturale.
Forse non si muove con naturalezza sotto i riflettori, ma non posso nascondere a me stessa di trovarlo infinitamente carino e scommetto che è altrettanto fotogenico.
Vorrei avvicinarmi ma non posso far notare la mia presenza, non dovrei nemmeno essere qui, se mi scoprono riceverò certamente un sonoro rimprovero.
Mentre sto lì in piedi ad osservare l'intero scenario, il telefono inizia a squillarmi dalla tasca dei jeans.

«No che diamine!. Non ora!»
Esclamo.
«Giorgia dove sei?»
Esorta Carol, appena scorro il dito sullo smartphone per rispondere
«Arrivo subito, io...ero...ecco...»
Balbetto, lanciando poi un occhiata veloce intorno a me, notando così che tutti i presenti si sono voltati verso di me.
«Ti aspetto all'entrata.»
Dice lei.
«Perfetto arrivo subito!»
Rispondo.
Chiudendo immediatamente la chiamata.

Mentre rimetto il congegno elettronico in tasca, alzo nuovamente lo sguardo. Il suono del telefonino deve aver catturato l'interesse di tutti e l'imbarazzo è tale da farmi indietreggiare di uno o due passi.
La mia attenzione ricade nuovamente su Paulo, e mi rendo conto che anche i suoi occhi sono puntati su di me.
I nostri sguardi si sono incontrati forse per qualche secondo, ma prima che qualcuno possa rimproverarmi corro velocemente fuori dalla stanza.
«Menomale, sono salva»
Dico a voce bassa lanciando un sospiro di sollievo, ormai fuori dalla porta che ho chiuso dietro di me.

Accelero il passo intenta a raggiungere l'entrata della struttura dove dovrei incontrare Carol, sperando che il mio cuore la smetta di battere così forte per lo spavento.
Cerco di calmarmi e inizio ad affrettarmi senza voltami indietro.

Per un sortilegio d'Amore - Paulo Dybala 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora