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Riprendiamo a camminare, ormai è da poco passata un ora da quando abbiamo terminato la colazione. L'argentino tiene le mani in tasca mentre guarda dritto avanti a se, io continuo a stringere la catena della borsa con la mano sinistra mentre avanzo con gli occhi puntati verso il basso.
«Oggi a che ora torni a Torino?»
Domando insicura di voler conoscere la risposta.
«Per le 17:45 massimo»
Annuisco sorridendo.
«Perché non vieni a salutarmi prima di ripartire? Mi farebbe piacere. Sempre se ne hai voglia»
Annuisco sorridendo imbarazzata.
«È un si o un no?»
«Certo che mi farebbe piacere»
Rispondo cinguettando.
«Allora ci potremmo vedere al pulmino? O preferisci in stazione?»
«Il pulmino?»
«Si, passerà a prendere due dei miei compagni di squadra allo studio fotografico per un riscontro di alcuni scatti, poi ci porterà in stazione. Io non devo andare, però con la scusa che verrai posso accompagnare loro e aspettarti lì fino alle 17:00 almeno»
«Potrebbe andar bene, onestamente non so nemmeno dove si trovi la stazione..»
Sorrido imbarazzata.
«Non preoccuparti, siamo in una grande città è del tutto comprensibile da parte tua»
Avanziamo di qualche passo lentamente prima che la palla di un bambino rotolando si scontra contro i piedi di Paulo e cattura immediatamente l'attenzione di entrambi.

Paulo fissa la sfera per un momento, poi la solleva con la punta del piede sinistro e inizia a palleggiare.
Mi fermo a guardarlo, il pallone sembra avere una calamita ogni volta che Paulo lo calcia in aria questo atterra sul piede mantenendo un perfetto equilibrio.
Senza accorgermene vengo catturata da quel movimento sincronizzato del pallone a contatto con il piede e poi con la coscia di Paulo.
Paulo si accorge del mio sguardo vigile e istintivamente lascia cadere il pallone a terra fermandolo con il piede, alzo gli occhi per guardare il calciatore in viso.
«Beh? Che ne dici?»
Mi chiede.
«Ancora sicura di voler giocare contro di me?»
«Senza ombra di dubbio!»
Ribatto. Il bambino si è fermato poco più avanti a guardare Paulo che a sua volta si accorge immediatamente di quest'ultimo.
«È tuo?»
Chiede il ragazzo indicando il pallone da calcio, il piccolo risponde annuendo con il capo.
«Tieni!»
Paulo accompagna la sfera con un movimento lento della gamba, il pallone rotola ai piedi del bambino che lo ringrazia e corre via.
«Magari un giorno diventerà un grande campione chissà»
Aggiunge l'argentino portando le braccia al petto.
«Come te?»
Rispondo.
«Perché no?»
Sorride.
«Anche io alla sua età giocavo, rompevo tutti i vasi di casa, ricordo ancora la porta disegnata con i miei due fratelli in cortile. Calciavamo il pallone e chi faceva più reti vinceva la partita»
Sorride, sembra ricordare quei giorni con piacere.
«Una giovane promessa quindi»
«Beh, ho rotto anche molti vetri»
Porta un braccio dietro al collo e fa una smorfia con le labbra.

«Dove vuoi andare adesso?»
Dice scrollando le spalle e riportando il suo sguardo su di me.
Mentre stavamo per ricominciare la nostra passeggiata, una voce ci fa fermare sul posto.
«Emh..Scusami non vorrei essere indiscreta ma..posso chiederti una foto?»
La voce di una ragazza sui diciotto anni ci coglie di sorpresa.
Paulo si volta verso di lei e accoglie la sua richiesta cordialmente.
«Giorgia potresti..?»
Indica il cellulare della ragazza.
«Si certo scatto io»
I due si mettono in posa davanti all'obiettivo, Paulo sfoggia un sorriso dolcissimo.
La ragazza è quasi commossa, sembra tremare leggermente mentre passa un braccio sulla schiena del ragazzo che sembra abbastanza sicuro di se quando ricambia la presa, infondo non c'è da stupirsi troppo.
Un'amica della giovane, si avvicina con passo felpato esponendo la medesima richiesta a Paulo, che accoglie volentieri.
«Siete pronti?»
Paulo sfoggia nuovamente un sorriso a trentadue denti, lo stesso che la ragazza rivolge alla fotocamera.
«Perfetto..qualcun'altro?»
Esordisco ironicamente, accompagnando le mie parole con una smorfia e restando in disparte.
Una delle due, tremante abbraccia l'argentino e lo stringe a se mentre lui ricambia volentieri prima di salutarsi, e pensare che io non ho ancora avuto modo di stringermi a lui.
Cerco di spostare la mia attenzione altrove  infastidita.
«Ragazza, credo tu abbia dimenticato il cellulare»
Mi avvicino a lei con un sorriso falso.
«Ah ti ringrazio!»
Le due si allontano, rivolgendo un ultimo sguardo al ragazzo.

Paulo si volta verso di me mentre guardo le ragazze allontanarsi.
«Palleggiando devo aver attirato l'attenzione di più di qualcuna a quanto pare..dico bene Giorgia?»
Volto gli occhi nella sua direzione senza aprire bocca.
«La loro e la tua giusto?»
Aggiunge sorridendo compiaciuto.
«Se ti può consolare la mia attenzione l'avevi già catturata, da molto prima di loro»
Rispondo scontrosa.
«Per oggi basta palloni da calcio, se non vuoi ritrovarti una fila di ragazze»
Continuo portando una mano sul suo braccio che faccio scivolare lentamente sul polso.
«Pensandoci bene non mi dispiace affatto»
Lo fulmino con lo sguardo.
«In questo caso mi dispiace per te che ci sia io qui»
«Veramente io non mi riferivo a loro..»
«Oggi ti dovrai accontentare di me.»
Lo interrompo, cercando di non incrociare i suoi occhi.
Poggio una mano sulla sua spalla e la faccio scivolare fino al polso che fisso con gli occhi.
«Potevi essere più gentile»
Interviene lui trattenendo un risolino.
Resto per un attimo in silenzio mentre sollevo il mio sguardo verso i suoi occhi chiari.
«Cosa?»
«Per un attimo ho avuto paura che potessi farle del male»
«Per niente Paulo»
Il ragazzo mi lancia uno sguardo malizioso restando in silenzio.
«Sai che ti dico? Andiamocene da qui non vorrei che si spargesse troppo la voce»
Ritraggo il braccio e inizio a camminare mentre Paulo mi segue arretrato di pochi passi.

Senza accennare una parola il ragazzo accorcia le distanze, e il mio sguardo si posa sulla mano sinistra del ragazzo lasciata tesa lungo il corpo a pochi millimetri dalla mia.
«Che stai guardando?»
Dice malizioso
«Io?»
Il mio volto cambia colore.
«Nulla, mi chiedevo se il tatuaggio sul tuo braccio, avesse un qualche significato. Tutto qui»
Mento alzando le spalle, visibilmente imbarazzata.
«Questo? L'ho visto ad un altro compagno e mi piaceva per come fosse esteticamente. Somiglia un po' al bracciale che usavano i romani in guerra, ma più che il significato era più per un gusto personale»
Posa lo sguardo sulle righe nere per poi tornare nuovamente a guardarmi.
«Si, infondo non devono per forza avere un significato particolare»
Scrollo le spalle.
«Già»
Il telefono di Paulo squilla all'improvviso, e ci fermiamo sul posto.
«Si..?»
Segue una breve pausa.
«Va bene arrivo subito, ci vediamo lì.»
L'argentino chiude la telefonata e ripone il cellulare nella tasca dei pantaloni.
«Devo andare purtroppo»
Dice lui quasi scusandosi con lo sguardo.
«Allora andiamo verso l'uscita»
Annuisce.
E dopo esserci scambiati un ultimo sguardo, riprendiamo a camminare l'uno vicino all'altra.

Per un sortilegio d'Amore - Paulo Dybala 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora