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I primi raggi solari attraversano il vetro della finestra svegliandomi. Strizzo gli occhi, mentre tutto a un tratto la sveglia del mio cellulare decide di avvisarmi che sono le 9:00 stordendomi con i suoi acuti che fanno eco nella mia testa, sebbene in un primo momento cerco di nascondermi dalla luce portando il lenzuolo fin sopra i capelli, il rumore della sveglia è troppo forte e decido di alzarmi.
Mio fratello minore fa irruzione nella mia stanza all'improvviso, urlando e facendo scontrare contro i mobili la macchina telecomandata.
«Non dovresti essere a scuola Diego?»
Mi stropiccio gli occhi.
«No, perché ho preso la tosse senti qui»
Si sforza a tossire.
«Potrai ingannare nostra madre ma non me, furbetto. Di la verità»
Continua a tossire.
Roteo gli occhi portando i capelli ricci su un lato del viso.
«Guarda che ti ci porto io a scuola se non la smetti di correre a destra e sinistra nella mia stanza»
Mio fratello si arresta di colpo e nasconde il telecomando della macchina dietro la schiena intimidito dalla mia voce.
«Mamma mi ha detto di svegliarti»
Grida contro di me.
«Tesoro, Diego è con te?»
Interviene a gran voce mamma dal piano di sotto, fa scontrare la macchina contro il mio piede, richiamando la mia attenzione.
«Sssh»
Mi fa cenno con l'indice sulle labbra, lo guardo assonnata mentre cerco di trattenere lo sbadiglio con il palmo della mano.
«Si mamma è qui, non mi sembra stare poi così male, non credi sia il caso di mandarlo a scuola?»
Rispondo urlando.

Diego, che nel frattempo si è arrampicato sul letto, salta giù e corre fuori dalla stanza portando via con se il suo gioco nuovo, solamente dopo avermi dato un colpetto sulla caviglia con il piede che ignoro e mi sposto verso il bagno dove una volta davanti allo specchio poso il mio smartphone e inizio a lavarmi i denti.
Sento mamma e Diego giocare di sotto, probabilmente vicino le scale chiudo la porta stringendo lo spazzolino tra i denti e dopo aver scatto una foto immortalando la mia immagine nel vetro, mi scappa un sorriso constatando che anche questa mattina ho la solita faccia da sonno.

Dopo essermi lavata e asciugata scendo le scale e mi dirigo verso la cucina in tuta e resto immobile davanti al frigo, che fisso per qualche secondo.
«Allora oggi a che ora prenderai l'aereo?»
Chiede mia madre mentre si avvicina al lavandino, io mi siedo poggiando lo yogurt sul tavolo della cucina.
«Per le 16:00»
«Bene e..le valigie? Tutto in ordine?»
«Più o meno»
Rispondo distrattamente guardando il cellulare.
«Sai che non mi piace ciò che stai facendo vero?»
Poso il cellulare con lo schermo rivolto verso il piano del tavolo.
«Si tratta di pochi giorni niente di più e niente di meno, poi tornerò a casa»
Sbotto infastidita.
«Ho 19 anni e non sono più una bambina»
Aggiungo.
Mia madre è una bellissima donna, ancora molto giovane ama me e Diego con tutto il suo cuore, usa sempre un filo di trucco e porta i capelli chiari quasi sempre acciuffati, raramente sciolti.
«Mamma, si tratterà di pochi giorni»
Cala il silenzio, fin quando un botto che provenire dal salone, ci fa scattare in piedi di colpo e ci affrettiamo a raggiungere l'altra stanza.

Vediamo Diego che si rialza da terra, mia madre si avvicina per aiutarlo e lo sgrida mentre io rimango in piedi a guardare la scena con le braccia conserte.
Mi volto e torno in cucina a prendere le cose lasciate sul tavolo e salgo le scale correndo per tornare in camera mia, chiudo la porta sperando di ottenere un po' di tranquillità, mentre rovisto tra i cassetti prendendo le ultime cose che mancano per riempire la valigia lasciata nel mezzo della stanza, l'immagine di mia madre si fa nitida nella mia mente, il cuore mi si stringe in gola e in quel momento un lampo di senso di colpa mi attraversa di colpo.

A dire il vero non sono mai stata così lontana da casa, e non mi sarei mai sognata di arrivare fino a Milano, ho sempre meditato bene sulle mie scelte e questa razionalità mi ha da sempre caratterizzata, è da pazzi e io non lo sono.

Sistemo gli ultimi accessori all'interno della valigia prima di chiudere la lampo, poi mi cambio e indosso una maglia con scollo a barca, la cui lunghezza termina in prossimità dell'inizio del jeans a vita alta grigio, poi inizio a truccarmi il viso, stendendo una base di fondotinta e correttore nella zona occhiaie, e disegnando una linea di eye-liner che termina con la codina verso l'esterno, rifinisco le sopracciglia e indosso il mascara sulle ciglia.

Appena prendo le vans nere dalla scarpiera, e sto per uscire dalla stanza, qualcuno dall'altra parte spalanca la porta facendomi arretrare di qualche passo.
«Mamma! Mi hai fatto spaventare, entrare così in camera mia..»
«Si volevo dirti che..sono contenta di quello che stai realizzando da sola, vorrei solo che capissi che da madre sono preoccupata nel sapere mia figlia così lontana..»
Si blocca di colpo, quasi le mancano le parole.
«Mamma è solo per pochi giorni!»
Ribatto.
«Sappiamo entrambe che è un po' quello che hai sempre voluto, andare via, anche se non vuoi ammetterlo»
Rimango in silenzio senza dire una sola parola.
Mia madre inizia poi a sorridere asciugandosi un po' gli occhi umidi con il palmo della mano, e io la guardo senza comprendere fino in fondo la ragione di quel sorriso.
«Adesso vai e fai quello che devi.»
Per una manciata di secondi resto in silenzio poi le rispondo senza guardarla in viso.
«Grazie mamma!»
Esco fuori dalla stanza correndo, superando mia madre sulla porta, scendo le scale mi siedo sull'ultimo scalino per infilarmi le scarpe, sto per alzarmi quando la vibrazione del cellulare mi fa voltare di colpo.

Per un sortilegio d'Amore - Paulo Dybala 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora