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Apro lentamente la porta mentre il battito si fa sempre più veloce, rimango sulla soglia della porta per qualche secondo.
Paulo si trova in piedi, ad osservare un ragazzo che in quel momento stava sfilando sul telo mentre ride con i suoi compagni di squadra; questa volta indossa un blazer in cotone nero abbinato ad una maglia bianca e un jeans attillato.

Vorrei chiamarlo ma qualcosa mi trattiene dal farlo, spero che si volti al più presto.
Continuo a rimanere lì in silenzio imbarazzata annodando le mani e strizzando gli occhi, coraggio Giorgia, ormai ci sei! Ho giusto il tempo necessario per sistemarmi un po' i capelli che si che un ragazzo sulla trentina biondo con gli occhi chiari si accorge di me e di rigetto poggia una mano sulla spalla di Paulo catturando la sua attenzione e facendolo voltare di scatto nella mia direzione.

Paulo si volta, e in quel momento una sensazione di ansia mi attraversa il corpo, mi vede e sorride facendomi un cenno con la mano, ricambio il saluto timidamente un po' imbarazzata.

«Ci vediamo dopo Paulo»
Sussurro a voce bassa, accompagnando le mie parole con un movimento lento della mano.
Stranamente sembra avermi capito perché risponde annuendo con la testa quasi ridendo. Ci salutiamo da lontano e mi allontano raggiungendo la mia accompagnatrice che si è fermata poco più avanti.
Non nascondo di sentirmi quasi sbagliata, mi domando se ho fatto la cosa giusta, mi mordo le labbra e quasi inconsciamente aumento il passo mentre una strana espressione illumina il viso, ad ogni passo cancello ogni pensiero negativo per far spazio a quelli che sanno di felicità.

Arrivo finalmente davanti alla porta e la ragazza che mi ha scortato fin qui si congeda.
Chiudendo gli occhi e facendo un forte respiro, inizio a spingere la maniglia della porta verso il basso e, prima che possa muovere un altro passo, un bambino biondo,  cattura la mia attenzione; stava giocando da solo, fuori da una stanza e probabilmente dopo essersi accorto di me, si è appoggiato sulla mia gamba destra facendomi sobbalzare.

«Ciao piccolino, ti sei perso?»
Dissi.
Il bambino mi guarda e china la testa verso destra, non sembra aver capito le mie parole, abbasso leggermente il busto poggiando le mani sulle ginocchia arrivando a guardarlo più da vicino.
«Dove sono i tuoi genitori?»
Dico con dolcezza.
A dire il vero non so come comportarmi e inizio a guardarmi intorno con timore senza attirare l'attenzione dei presenti, poi torno a fissare quel bambino dai folti capelli biondi leggermente mossi, che ricadono su un lato della fronte e dagli occhi grandi e scuri.
«Agua!»
Urla il piccolo all'improvviso.
«Come scusa?»
Mi rimetto in piedi e sgrano gli occhi implorando con lo sguardo che qualcuno tra i presenti venga a togliermi da questa situazione.
Per fortuna un ragazzo corre verso di me, e prende in braccio il bambino di colpo, facendomi spaventare. Il piccolo inizia a sorridere. Noto grande complicità tra i due.
«Que lo siente, Davi ha amargarle?»
Chiede il ragazzo, sorridendomi impegnato a tenere fermo il piccolo che si dimena tra le sue braccia ridendo divertito.

Fingo un falso sorriso, accompagnato dalla mia migliore espressione perplessa.
Mi guarda aspettando una mia risposta che non arriva.

Per un sortilegio d'Amore - Paulo Dybala 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora