L'argentino si alza dal suo posto per avvicinarsi al cestino poco più avanti lasciando il mio cellulare poggiato sulla sedia nera, per poi tornare dopo aver gettato il suo bicchiere di plastica ormai vuoto e fermarsi in piedi esattamente davanti a me, che me ne stavo seduta a guardarlo.
«Chiudi gli occhi»
Dice lui, portandomi di nuovo alla realtà e rompendo quel magico silenzio.
«Come?»
Rispondo confusa.
«Devo proprio?»
Mi lamento.
«Andiamo»
sollecita, abbassandosi e portando i gomiti sulle ginocchia, cercando di restare in equilibrio sulle punte dei piedi.Calo le palpebre concentrandomi sulle sue parole.
«Chiudendo gli occhi vedi il vero volto di te stessa»
Sollevo il mio sguardo e cominciamo a guardarci di nuovo.
«Dimmi. Vedi ancora questo viso 'orrendo' struccato?»
Conclude, allungando un braccio verso il piano della sedia sulla quale sono accomodata e poggia una mano proprio in corrispondenza di questo per mantenersi in equilibrio.Sento di potermi fidare di lui.
Paulo prende delicatamente il mio bicchiere di plastica e inizia a giocarci. In un primo momento resta con la testa china verso l'oggetto poi sorridendo dolcemente, alza gli occhi e solleva il suo viso, deciso a non distogliere l'attenzione da me.
Quella situazione mi imbarazza al punto da farmi abbassare lo sguardo sulle mie mani che inizio ad annodare nervosamente, di lì a poco sposto il mio interesse sulla mano destra dell'argentino ancora poggiata sul piano della mia sedia, sollevo leggermente una mano in direzione della sua con un movimento lento.Le palpitazioni del mio cuore aumentano di colpo quando mi rendo conto che la mano di Paulo era vicina alla mia coscia, volevo posare dolcemente il palmo della mia mano sul dorso della sua, ma guardando i suoi occhi mi accorgo che forse lui si aspetta che questa volta sia io ad andare oltre l'apparenza, a leggere dentro di lui.
Sono davvero pronta a tuffarmi in quell'oceano di luce? Sarei in grado di risalire una volta avvolta?.
Posso perdermi in quel profondo mare che distende le sue acque negli occhi di Paulo.Ritraggo la mia mano di colpo, senza raggiungere la sua, cercando di non farmi notare dall'argentino.
Qualcosa mi impedisce di avvicinarmi ancora.
Nel frattempo si è creato un piacevole silenzio tra di noi, ma continuo ad avere la netta sensazione che non sarebbe durato poi così a lungo.«Chiedo scusa. Giorgia dovrebbe restituire l'abito»
Io e Paulo ci voltiamo simultaneamente verso la signora appena uscita dalla stanza nella quale ho terminato il servizio fotografico.
«Arrivo subito»
Rispondo.
Paulo si alza e dopo di lui anche io faccio lo stesso, indietreggia di qualche passo lasciandomi avanzare e raggiungere la signora immobile sulla porta.
«Quanto costa?»
La donna volta di scatto la testa in direzione di Paulo, con lei anche io giro il capo nella medesima direzione.
«I-il vestito ovviamente»
Balbetta, portando una mano dietro la testa, mentre l'altra indica il mio abito con un movimento istintivo del braccio.
Sgrano gli occhi.
«Vorrei comprarlo»
Continua.
«Mi spiace ma credo che non sia in vendita»
Risponde la signora con far gentile e visivamente dispiaciuta.
«Paulo non importa. Davvero»
Gli sorrido dolcemente.
«Ti ringrazio comunque»
Concludo.
Il calciatore abbassa un po' lo sguardo mentre io mi appresto ad oltrepassare la donna che si trova tra me e la porta.Quelle parole mi hanno resa davvero felice.
«Giorgia!»
Esclama il ragazzo.
«Si?»
Mi volto di colpo.
«Io credo di dover andare i ragazzi mi hanno fatto cenno di raggiungerli»
Risponde, avvicinandosi a me.Ci scambiamo due baci sulla guancia per salutarci, dopo di che l'argentino si volta lasciando chiudere dietro di se la porta rivolgendomi un ultimo sorriso, che ricambio con rammarico.
Rimango da sola nello studio, così mi dirigo nel camerino passando per il set e mi cambio il più in fretta possibile, indossando nuovamente il mio jeans a vita alta, le vans nere e la t-shirt accuratamente incastrata dentro i pantaloni, per finire adagio il mio vestito scarlatto sulla poltroncina. Ormai è quasi ora di cena, e i morsi della fame iniziano a farsi sentire.«Il mio telefonino!»
Esclamo di colpo dandomi uno schiaffo sulla fronte.Credo che Paulo lo abbia abbandonato sulla mia sedia.
Ho impiegato una ventina di minuti a cambiarmi, ormai potrebbe essere tranquillamente scomparso.
Prima di abbandonare quella stanza, sciolgo i capelli scuri sistemandoli velocemente davanti allo specchio, lasciandoli ricadere lunghi sulla schiena e corro fuori in direzione delle sedie di plastica, per mia sfortuna il mio smartphone non era più li, si era volatilizzato nel nulla.Il mio volto inizia a cambiare colore, e rimango pietrificata per una manciata di secondi. Sposto nervosamente i capelli della lunga frangia a destra e a sinistra passandovi una mano.
Inizio a mordermi con cautela le unghie pitturate di rosso, e comincio a camminare avanti e indietro facendo venire il mal di testa a tutti i presenti.
Il panico aveva preso il sopravvento e non avevo la minima idea di cosa fare.«Stavi cercando questo?»
Una voce mi fa sobbalzare di colpo, e in preda all'ansia mi volto di scatto.
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Per un sortilegio d'Amore - Paulo Dybala 21
Fiksi PenggemarGli occhi chiari del ragazzo continuavano a leggere quelli di lei più scuri, per un momento la ragazza deve aver pensato che il buio potesse spaventarlo, invece lui continua a scavarle dentro e a scendere sempre più in basso senza temere l'oscurità...