My parents - II CAPITOLO

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***STEFANO'S POV***

Suona la sveglia. Inizia un'altra giornata di merda.

Ottimo, sento già i miei che litigano di sotto. A volte vorrei tanto tagliare la corda. Abbandonare questo mondo. Vorrei andare via. Almeno potrei vivere in pace. Senza sentire e vedere ogni fottutissima volta i miei genitori discutere.. e, a volte, arrivare anche ad usare le mani.

Scuoto la testa per ritornare alla realtà.

Stacco la sveglia facendola cadere dal comodino.

Mi alzo e vado al bagno, mi lavo e guardo la mia faccia.

Ho gli occhi tutti rossi con delle occhiaie giganti. Stanotte non sono riuscito a dormire moltissimo. Tre ore, o forse quattro...
Beh, il giorno non è iniziato nel migliore dei modi.

Mi vesto notando che sono già le 8:00.
Cazzo. L'ingresso a scuola è alle 8:15... Mi devo muovere.
Scendo il più veloce possibile in cucina.
Mentre scendo le scale però noto mia madre che piange disperatamente con le mani sul volto.

Mi avvicino a lei cercando di capire cosa le fosse successo. La guardo negli occhi spostandole le mani dal volto.
Togliendo quest'ultime noto un enorme segno rosso sulla guancia. Divento una bestia.

Voglio un casino di bene a mia madre.
Non sopporto che qualcuno, che sia mio padre o qualunque altra persona la tocchi.

-Chi è stato?!- domando incazzato.
Lei si limita ad abbassare lo sguardo tremando e piangendo.
-Lo ripeto ancora una volta. Chi. È. Stato?!- scandisco bene queste ultime tre parole.
Lei mi guarda con i sui occhi grandi e pieni di lacrime, con il trucco tutto colato -t..tuo padre..- tiene la testa bassa tremando con una voce titubante.
Incazzato più che mai faccio per andare da mio padre, vorrei urlargli in faccia.
Vorrei menarlo come non mai.
Il loro amore non è stato mai vero, però cazzo! Odio quando mette la mani su mia madre. Vorrei ucciderlo.

Lei mi blocca per il polso
-Ti prego, non fare cazzate- mi dice con la voce tremante.
Io la guardo -Non fare cazzate? Quell'uomo, se lo si può chiamare così, ti ha appena messo le mani a dosso. Non sono io quello che fa le cazzate qui. Quanto vorrei ammazzar...-
Mi blocco sapendo che a mia madre non piace quando dico queste parole, ma cazzo, è la fottuta verità.
Mi guarda con un'espressione più seria che mai -Stefano basta. Vai a scuola.-
Non dico nulla e mi limito a prendere il mio zaino nero, quello zaino che ho dal secondo anno di liceo, prendo le chiavi di casa ed esco di casa sbattendo la porta.

Durante il tragitto non faccio altro che pensare alla scena di quando ho tolto le mani dal viso di mia madre.
Odio sapere che sta male.
Odio sapere che sta male per colpa mia.
Sì, è colpa mia. Un errore della natura del cazzo.
Quell'uomo un giorno abusó di mia madre. Nove mesi dopo nacqui io. Anche se mia madre non amava quella persona, fu costretta a vivere gli anni più belli della sua vita con lui.
Lo odio.
Ogni giorno sempre di più.
Vorrei tanto che non fossi mai nato.
Arrivo avanti scuola, fanculo sono le 8:40, devo aspettare le 9:15 per entrare e in più subirmi la sgridata della prof di storia dell'arte per essere entrato alla seconda ora.

Allora mi siedo dietro un albero dell'atrio del mio liceo e prendo una cartina e dell'erba dallo zaino.

Intento ad arrotolarmi una canna, mi sento chiamare.

-Leprii!-

No, Madonna. Cosa vuole da me?

My Hero || Lorefano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora