Who is? - IX CAPITOLO

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***STEFANO'S POV***

Mi sveglio a causa del rumore della sveglia.
Dio quanto la odio.

La spingo giù dal comodino, facendola smettere di suonare.

Sbadiglio e guardo l'ora: 6:30.

Madonna, c'ho sonno.

Svogliatamente e con la voglia di vivere che manco un bradipo mi alzo dal letto, andando in bagno, mi lavo e torno in camera.
Prendo i primi vestiti che capitano, dall'armadio.
Un pantalone nero, una maglia bianca a mezze maniche abbastanza larga e lunga e la la felpa nera dell'everlast.
Amo questa felpa.

Prendo il mio zaino, quello nero e ci butto dentro il blocco da disegno, un borsello con delle matite, lo chiudo, dall'armadio prendo un foglio grande.
Oggi dovremmo avere il compito di discipline pittoriche...
Arrotolo il mio foglio 50x70 e lo blocco con un elastico.

Metto lo zaino sulla spalla, prendo le chiavi e scendo.

Dopo ciò che è successo ieri sera, non mi va nemmeno di salutare mia madre.

Esco di casa e inizio a percorrere la strada per andare a scuola.
Che palle.
Odio andare a scuola, figurati andarci a piedi.
Sbuffo e continuo a camminare.

Arrivo davanti scuola che sono le 8.
Mi siedo sul muretto avanti scuola, aspettando che suoni.

Vedo Marina, la tipa che una volta mi piaceva limonarsi con uno della mia classe, Salvatore mi sembra si chiami.

Roteo gli occhi, quasi disgustato da quella scena.
Che schifo.

Per fortuna la campanella suona, ed io mi affretto ad andare in classe.
Mi siedo nel mio ultimo banco.
Lontano da tutti e da tutto.
La prima ora passa velocemente, c'era storia, sembra quasi di non averla fatta... o forse mi sono addormentato, boh, non ricordo.

Alla seconda ora entra in classe italiano.
Minchia e se mi sta sui coglioni il prof di italiano.
L'ho sempre odiato.
È un vecchio, ha i capelli bianchi, porta degli enormi occhiali arancioni ed è strabico.
Ricordo che fin dal primo giorno di scuola, in primo superiore, quando lo vidi, tra me e me dissi "questo mi sta già sui coglioni"...
Beh, diciamo che era un po' così con tutti i professori, ma shh.

Vengo risvegliato dai miei pensieri quando lui chiama più volte.
-Lepri!! Lepri venga subito alla cattedra.-
Cazzo. Che vuole da me?!
Mi alzo dal posto e svogliatamente vado alla cattedra.
-Si prof.. mi dica.- dico con voce scocciata.
-Lepri, ho corretto i compiti, perché hai consegnato il foglio in bianco l'ultima volta?!- mi dice sgridandomi, ma non facendosi sentire dagli altri.
-Prof, non sapevo nulla.- dico sincero.
-Lepri, se fai ancora una volta una simile cosa io ti faccio bocciare. Stai al quinto anno, hai diciannove anni, un po' di maturità da parte tua, non pretendo molto.- dice con tono freddo e acido.
Mi limito ad andare a posto tenendo la testa bassa, ma infondo chissenefotte.

Non me ne importa proprio della scuola.
Ora i pensieri sono altri.

L'ora passa, arriva la terza ora, devo fare il compito di pittorico.
Pittorico è l'unica materia che mi piace.
Quando disegno mi sento libero.
Come se la mia mente si svuotasse da tutto.
Come se non esistesse più nessuno, oltre me.

Le tre ore passano in fretta, e consegno il foglio.
Il compito era disegnare un qualcosa di moderno prendendo ispirazione da un quadro dell'800.

La campanella suona, sono libero.
In un certo senso, non è che andare a casa sia meglio dopotutto.

Esco da scuola e noto subito Lorenzo, seduto sul muro.

Mi stava aspettando?
Qualcuno che ci tiene a me.
Gli voglio davvero molto bene.
Un accenno di sorriso si forma istintivamente sul mio volto, dirigendomi verso di lui.

Lui si alza e mi sorride.
-Come mai sei qui?- gli chiedo.
Fa spallucce -Non hai detto che oggi volevi che ti dessi una mano con i compiti?- mi chiede.
-Emh, sì..- dico io.
-Dai allora vieni.- mi porge un casco.
Sorrido e lo prendo, mettendolo in testa.
Lui ne prende un altro, indossandolo e sale sulla moto, salgo anche io, dietro di lui e si dirige verso casa.

Arriviamo, scendo e gli porgo il casco.
Lui lo prende e lo posa insieme al suo.
Entriamo in casa.

***LORENZO'S POV***

Lo faccio entrare e lui si siede sul divano.
Io mi dirigo verso la cucina, intento a cucinare qualcosa...
Però sono un disastro in cucina.

-Lore, posso farti una domanda?- mi chiede lui girandosi verso di me, interrompendo quel silenzio che per me poteva essere imbarazzante.
-Certo, dimmi.- dico mentre prendo delle cose dal frigo per cucinare.
-Ma i tuoi genitori?- mi chiede.
-Sono a Milano.- faccio le spallucce.
-E sei venuto da solo a vivere qui a Firenze?- mi chiede lui.
-Emh... sì..-
-Ma tu non avevi detto che ti trasferivi perché tuo padre aveva trovato lavoro qui?- mi chiede.
-Emh, è che in realtà... lui è voluto rimanere a Milano...-
Non sono bravo come attore.
Avevo detto Stefano che mi sarei trasferito qui dato che mio padre aveva trovato lavoro.. ma non era vero. Mi sono trasferito qui solo per vederlo..
-Ah, quindi vivi solo?- mi chiede come se avesse creduto a ciò che ho detto prima.
-Già.- mentre cucino qualcosa. Spero venga bene.

Lui riprende a giocare con il cellulare, mentre io continuo a cucinare.

***STEFANO'S POV***

Lorenzo sta cucinando.
A quanto ricordo non cucina bene, ma vabe. Ridacchio leggermente al pensiero, non facendomi sentire.

Dopo un po', mentre Lorenzo cucina, sento il telefono suo che squilla, lui risponde, incuriosito ascolto la telefonata.

-Che cazzo vuoi? .... Non me ne frega un cazzo di te. .... Non mi sei mia piaciuta e mai mi piacerai. .... No cazzo, non ti amo. .... Vaffanculo.- stacca la telefonata lanciando il telefono.

Lo vedo abbastanza preoccupato e incazzato.
-Lore chi era?-

My Hero || Lorefano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora