Atto ventiquattro - Un sospiro – l'ennesimo – scivolò dalle sue labbra rosee, disperdendosi tra l'aria che profumava di salsedine.
La spiaggia era totalmente immersa nel silenzio più totale. L'unico suono che si avvertiva sulla pelle era il palpitare delle onde, o del cuore di Harry, posto proprio sotto il mio orecchio. Le sue mani erano mischiate dolcemente ai miei capelli, e le sue dita si muovevano lentamente.
Sarebbe stato uno scenario idilliaco se non avessi saputo che da lì a poco la sua voce avrebbe fatto vibrare il suo petto, lasciando che dalla sua bocca uscissero quelle parole incastrate sul fondo della gola, pungenti ed amare.
In silenzio, aspettavo che lui cominciasse.
Non avrei mai voluto raggiungere il punto in cui sarei stata io a chiedergli di parlarmi di sé, ma lui era così tremendamente spaventato che io l'avrei giudicato in qualche modo a me sconosciuto da non aprir bocca se non quando ero io a farlo per prima.
Volevo dimostrargli che non tutti gli esseri umani sono capaci di pronunciarsi negativamente su qualcuno per il puro gusto di farlo – come se davvero la tristezza altrui possa favorire la felicità di qualcuno.
Un sospiro – l'ennesimo – scivolò dalle sue labbra rosee, disperdendosi tra l'aria che profumava di salsedine.
"Sono nato ad Holmes Chapel, il... Il 1 Febbraio 1994" – mormorò, la sua voce era così esitante e spaventata, le sue mani quasi tremavano. Cominciai ad accarezzare la sua gamba, e quando se ne accorse decise di continuare.
"Fino all'età di dieci anni ho vissuto con mia madre, mio padre e Gemma, in una casa situata nella periferia di Ellesmere Port. Ho frequentato la Woodlands, adoravo andare a scuola, ero davvero bravo..." – commentò, un sorriso si aprì sulla mia bocca.
"Un giorno, era martedì, ed ero appena tornato da scuola con mia sorella" – tirò in su col naso, allora gli presi una mano e la strinsi tra le mie. "Abbiamo aperto la porta che dava sull'ingresso, a destra c'era il salone, più avanti, sulla sinistra, c'era la cucina. Di solito mia madre usciva per salutarci, dicendoci di lavarci le mani e di metterci a tavola composti, mentre aspettavamo che mio padre tornasse da lavoro" – a quel punto un silenzio fermò il racconto.
La mia curiosità mi stava letteralmente divorando, e non riuscivo ad aspettare un solo secondo in più per capire cosa davvero avesse messo Harry in una posizione tale da trovarsi sperduto in un luogo che non era affatto casa sua. Speravo ardentemente che continuasse il suo racconto, al contempo però non volevo che solo per via di un mio capriccio risvegliasse ricordi spiacevoli – che magari non dormivano poi così profondamente nella sua testa.
Ad ogni modo, riprese a parlare. "Mio padre tornò qualche minuto dopo. Mia madre decise di raggiungerlo per salutarlo e Gemma stava quasi per seguirla quando sentimmo mamma gridare, forti rumori provenire dal corridoio, io ero... Ero così spaventato, non avevo idea di cosa stesse succedendo fino a quando mi alzai" – alcuni singhiozzi troncavano le parole che pronunciava, e, devo ammetterlo, più volte avevo considerato l'idea di girarmi verso di lui e dirgli che poteva smettere, e che non importava davvero; ma mi sarei semplicemente contraddetta clamorosamente, dunque fui costretta quella sciocca presa di posizione.
"Mio padre era sul pavimento e respirava faticosamente, mia madre era in lacrime e tentava in ogni modo di parlargli, chiedendogli di dire qualcosa e di resistere. Gemma corse in salotto, afferrò il telefono e lo portò a mia madre che chiamò immediatamente il 112. Un'ambulanza, dopo pochi minuti, accostò fuori casa e aprirono la porta, presero mio padre e lo caricarono su una barella. Lui era già morto a quel punto" – un nodo si strinse nella mia gola, i miei occhi finirono nei suoi, pieni di lacrime e arrossati, gonfi da star male. "Dopo due settimane ci siamo trasferiti in un piccolo paese vicino Brighton, e i problemi veri sono cominciati a quel punto"
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Latĕbra
FanfictionTutto solo, circondato d'abbandono, a mugolare suoni indistinti, mentre a fatica si dondolava e un po' piangeva. Tutto solo, circondato d'abbandono, a scaldarmi il cuore - - povera creatura; lì mero, senza affetto. copyright reserved to @thescient...