Atto venticinque - "Tu, sei squisita".
Il comodo e dolce tepore delle coperte mi baciava la pelle, facendo nascere proprio sulla mia bocca un sorriso compiaciuto. L'aria fresca del mattino raggiungeva le mie narici teneramente, rendendo il mio risveglio qualcosa di incredibilmente rilassante.
Un robusto braccio, le cui vene erano evidenziate leggermente, campeggiava immobile sul busto, la mano penzolava quasi fuori dal letto – di notte si muoveva parecchio, fino a starmi attaccato.
Alzai le braccia, stiracchiandomi per poi cercare di alzarmi, alzai il suo braccio e riuscii a sgattaiolare fuori dal letto senza svegliarlo. Mi trascinai in bagno e dopo essermi rinfrescata il viso afferrai lo spazzolino, cominciando a lavarmi i denti; era una routine estremamente appagante, sapere di non dover fare nulla di particolare per almeno un giorno era qualcosa di così soddisfacente.
A renderla ancora più compiacente fu lui che, a petto nudo, entrò in bagno, grattandosi confusamente la nuca. A quel punto io avevo già finito, ma lui volle trattenermi lì con lui: con le sue grandi mani mi sollevò, facendomi sedere sull'asciugatrice, poi aprì le mie gambe e si avvicinò, tenendo le mani saldamente sulle mie cosce. Fece un piccolo sorriso, mi baciò teneramente e poi con la bocca scese giù per la mandibola, poi sul collo e infine sul petto. Infilai le mani tra i suoi capelli, mentre ridacchiavo a quelle sue dimostrazioni d'affetto improvvise.
"Mi hai lasciato solo nel letto" – biascicò con tono impastato dal sonno, piuttosto basso e graffiante, continuando a lasciare piccoli baci sulla base del mio collo.
"Mi stavi praticamente tenendo in ostaggio" – ridacchiai, allora lui tornò alle mie labbra e con gli occhi semichiusi e un'espressione ammiccante sollevò un angolo della bocca.
"Non mi pare ti desse fastidio" – affermò, accarezzandomi l'interno coscia con due dita.
Scossi il capo, sospirando. "Irrecuperabile, sei irrecuperabile" – scesi dall'asciugatrice e feci per andarmene, lui alle mie spalle ridacchiava, facendo finire la sua lingua tra i denti, accanto ai suoi occhi comparivano tenere rughette d'espressione e le sue fossette, proprio vicino alle sue labbra, scavavano le sue guance.
Scesi al piano inferiore, aprendo le finestre e la porta che dava sul ballatoio, per le strade si sentiva un sereno mormorìo prodotto dalle persone che facevano su e giù. In lontananza, il mare colorava di blu e grigio l'orizzonte.
Cominciai a preparare la colazione, che di base consisteva quasi sempre in un frullato al melone e banana – il preferito di Harry – e qualche fetta di pane con la marmellata all'arancia – altra preferenza del riccio. Poggiai tutto su un vassoio e lo portai sul tavolino del balcone; era una fresca mattinata di mezza estate, e avevo tutta l'intenzione di approfittare di quel tempo delizioso.
Harry mi raggiunse dopo qualche minuto, sedendosi di fronte a me. "Grazie per aver preparato la colazione" – sorrise, allungandosi per baciarmi una guancia.
Gli sorrisi di rimando, mandando giù un sorso di frullato. Per tutto il tempo lo guardai tentare di non sporcarsi, ridacchiando quando faceva qualche smorfia.
Solo venti minuti dopo ero vestita, borsa in spalla e i capelli legati in cima alla nuca. Sulla soglia della porta Harry cercava di trattenermi, accennando a uno strano mal di testa.
"Devi andare a lavoro per forza?" – piagnucolò, tenendomi una mano, le sopracciglia lievemente aggrottate e le labbra corrucciate.
"Ne abbiamo già parlato" – ridacchiai, lasciandogli un veloce bacio sulle labbra.
Mi abbracciò, sospirando. "E' possibile che io sia geloso?" – mormorò, facendomi ridacchiare.
"Geloso? E di chi?"
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Latĕbra
FanfictionTutto solo, circondato d'abbandono, a mugolare suoni indistinti, mentre a fatica si dondolava e un po' piangeva. Tutto solo, circondato d'abbandono, a scaldarmi il cuore - - povera creatura; lì mero, senza affetto. copyright reserved to @thescient...