Atto ventotto.

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Quando avete tempo, quando siete soli anche in mezzo alla folla, quando proprio vi sentite smarriti o quando avete raggiunto l'ideale che vi eravate da sempre posti, rimanete in silenzio e ascoltate. 

Scivolate via dal reale e rinchiudetevi nel vostro scantinato buio, o nel vostro castello di nuvole e fiori; fuggite dall'ordinario e ritrovatevi. Sappiate riconoscervi quando vi guardate allo specchio, amatevi e innamoratevi di voi stessi ogni giorno, più o meno di prima. Però scopritevi. Poco a poco, fatevi conoscere, perché spesso non siamo altro che sconosciuti anche per noi stessi e non sappiamo mai abbastanza di ciò che ci riguarda. 

Dunque siate sempre capaci di individuare il sentiero per tornare a voi.

Quando non siete più a vostro agio nella vostra casa, nel vostro corpo, nella vostra testa, non v'angosciate. Sollevatevi da soli. Trovate la forza necessaria a rimettervi in piedi, non disperate se qualcosa non è andato come avreste voluto, o se qualcuno è scomparso quando lo avreste desiderato al vostro canto. Non siate così malevoli.

I ricordi sono cari all'uomo e al contempo rappresentano la più grande sconsideratezza di tutte. Perché sono cibo per l'animo di chi, nell'inettitudine, non sa più far tesoro del presente e si rifugia nel passato di ghiaccio, che non si può cambiare, né da cui si può ricavare più di un senso di forte nostalgia. 

La nostalgia, poi. E' quella brutta bestia che vuole convincerci che si stava meglio quando non era così.

Io ero sempre stata così abituata a salvarmi dal fondo, dalle gravi cadute, dalle infime pretese dell'inconscio. Io ero sempre stata così brava nel non farmi vittima di me stessa, e ora non posso fare altro se non farmi abbindolare da lui. 

Lui pare fatto di sogni. E' un uomo così impensabile che quando ti si para davanti, non sai davvero come reagire, cosa dire o pensare. A volte sostieni tra te e te che quello che sta accadendo non può essere altro che frutto della tua immaginazione, ma poi ti accorgi che le sue mani sono così calde sul tuo corpo, il suo respiro così percettibile sul tuo collo, le sue labbra così morbide al tatto. Non vi è dubbio alcuno quando usi tutti i sensi meno che la vista. 

Lui lì con me fu testimone di grandi promesse, di innumerevoli dichiarazioni, di sconfinate richieste. Affamati di un amore che ci avrebbe lasciati denutriti da lì a poco. Disidratati di lacrime, sudore, affannati e col battito lento. 

L'unica maniera che ci era rimasta di nutrirci era baciarci fino a non sentire più dove finisse l'uno e dove iniziasse l'altro. 

Apparentemente la nostra storia pare fatta di impossibile, ma vi giuro, vi giuro su queste mani che scrivono, che si raccontano, che è andata come vi ho detto. Scherzo del destino o no, non ho trovato lui, ma lui ha trovato me. 

Harry era tutto meno che sperduto. Lui aveva messo radici dove io avevo appena fatto schiudere germogli, lui era una quercia e io un filo d'erba ai suoi piedi. Lui sapeva dov'era e lo aveva sempre saputo, io mi ero semplicemente persa dentro i meandri di un profondissimo e spassionato amore per quell'essere tanto bizzarro, così passionale e guidato dal solo istinto. Di sopravvivenza? Chi lo sa. 

Mi desideravo quando lui mi desiderava, mi odiavo quando lui mi odiava, mi compativo quando lui mi compativa; ero diventata una dipendente in funzione di lui, e ad un tratto l'esserlo pareva l'unico modo di vivere che conoscessi. Era diventata la mia guida anche se non lo sapeva, perché per mezzo di lui e dei suoi modi di fare, per mezzo delle sue parole così spontanee e nude, io mi ero migliorata. 

Harry era più o meno lo specchio dove il mio riflesso pareva un cavaliere dall'armatura dorata e la spada sguainata in atteggiamento trionfante - perché lui, alla fine, mi ritraeva così. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 19, 2018 ⏰

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