Tutto qui accade

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  - Tutto qui accade


Il suono di un clacson di un'auto, seguito dal rumore di pneumatici stridere sull'asfalto a causa della brusca frenata, irruppero nelle orecchie dei passanti, che si voltarono pressoché tutti all'unisono verso quello stridio improvviso.
"Ehi!!! Guarda dove vai, deficiente!"
"Ma vai a farti fottere! Stronzo!"
Il giovane, stingendo la mano sulla tracolla contenente i libri per l'università, sobbalzò nel ritrovarsi di fronte quell'auto. Perso tra i suoi pensieri non si era accorto di nulla, non si era reso conto del semaforo divenuto rosso, né dell'autovettura che per un soffio non lo aveva quasi investito. Ancora scosso riprese a camminare, osservando distrattamente il paesaggio intorno a sé.
Le foglie ingiallite svolazzavano qua e là trascinate dal vento, gli alberi altrettanto ingialliti davano un senso di malinconia e il vento frizzantino tipico di quella stagione era capace di infilarsi nella più misera fessura, provocando ondate di brividi. Tirò su la cerniera della giacca e continuò a camminare perso tra i suoi pensieri, mantenendo la mano ancorata alla tracolla.
- Devo ancora scrivere il nuovo capitolo... Come potrei iniziare? E soprattutto cosa scrivere? Non voglio cominciare con le solite stronzate da coppiette innamorate! -
Il ragazzo di appena vent'anni continuava a riflettere su quello che sarebbe stato senza dubbio uno dei suoi lavori più complessi e strutturati.

Il venticello tipico autunnale non faceva altro che smuovere quella sua folta chioma corvina tenuta su da una spropositata quantità di gel per capelli, lasciando solo due ciocche libere a contornargli il viso, rendendo quei suoi lineamenti ancor più ammalianti, enfatizzati da quella sua pelle color latte e quei suoi occhi nerissimi. Questo rendeva il suo viso, già bello di per sé, di un fascino raro.
Le vie di Tokyo risultavano assurdamente caotiche dopo le 16:00 del pomeriggio. Sentiva i passanti urtarlo continuamente, mentre stringeva al petto la borsa contenente, oltre ai libri, anche il suo fedelissimo portatile contenente tutta la sua vita: appunti universitari, tesine, serie TV, fumetti, film scaricati qua e là su vari siti.
Se non fosse stato per il suo aspetto da super figo, sarebbe di sicuro diventato il NERD della scuola fin dalle elementari, grazie alla sua innata passione per i manga e tutta quella roba da sfigati e quegli stramaledetti film americani.
Erano una vera e propria droga, a parere suo. Non poche volte era stato beccato da suo fratello Itachi rintanato in camera, circondato da viveri e acqua, con delle occhiaie spaventose, attaccato al pc da ore e ore, solo per seguire quelle cazzo di serie TV americane!
Quelle che ti tengono in bilico continuamente, dove terminato un colpo di scena... Bum! E ne appare un altro. Un paio di volte era riuscito a coinvolgere anche Shisui, bastava solo trovare il film giusto per attirare la sua attenzione.
Shisui si occupava dei viveri, mentre lui si metteva alla ricerca del film giusto.
Continuando a camminare per le vie centrali, un piccolo risolino sfuggì dalle labbra del giovane al ricordo della faccia adirata di suo fratello quando li aveva beccati, per poi affievolirsi man mano che i ricordi avanzavano, diventando sempre più nitidi nella sua mente.


*****
Un anno prima.
"Sasu, ma quanto manca alla fine??? Mi scappa d'andare in bagno!"
"Taci! Siamo ad un punto cruciale!"
Quel giorno i due cugini Uchiha si erano rintanati nella camera del più piccolo, sommersi da ogni tipo di snack e bevanda, solo per poter assistere ad una maratona di film di fantascienza. Tutto alle spalle di Itachi.
"Dai! Dai! Dai! NOOOOOOOO!!!!!!!!" Un urlo disumano si levò nella camera nel preciso istante in cui passarono i titoli di cosa sullo schermo del televisore collegato al PC dal cavo USB, mentre Shisui veloce come un fulmine si fiondò in bagno.
Dalla toilette il moro sentiva il cuginetto inveire in maniera molto colorita verso quei maledetti degli autori del telefim, che sadicamente avevano deciso di far terminare l'episodio proprio sul più bello.

Tornato in camera si accomodò nuovamente sul letto a un piazza e mezza, rintanandosi tra le coperte.
"Quanti episodi mancano?"
"Due...!" La voce gli uscì fin troppo frustrata.
"Sasu... Ma hai mai pensato all'ipotesi di trovarti un fidanzatino?"
"Sta zitto! Sta per ricominciare! E per la cronaca, ho avuto dei fidanzati e anche fidanzate, e li ho mollati tutti perché non erano minimamente alla mia altezza!"
"Montato...!" Ringhiò a denti stretti il maggiore, sicuro che non lo avesse sentito, troppo coinvolto da quella cazzo di serie TV.


Quello stesso pomeriggio Itachi, dopo un'intensa mattinata di tirocinio in ufficio, si ritrovò a poter staccare prima dal lavoro a causa di un imprevisto che costrinse il suo datore di lavoro a tornare a casa. Esausto si trascinò fino all'auto, distrattamente lanciò la ventiquattrore sul sedile del passeggero, entrando nell'autovettura e rilasciando un profondo sospiro di sollievo.
"Finalmente posso tornare a casa...!" Si disse, per poi mettere in moto.
Era abituato al traffico, ai semafori, alla moltitudine di gente che attraversava le strisce pedonali impiegando più tempo del dovuto, prima che la carreggiata tornasse ad essere percorribile. Ma quel pomeriggio ogni minimo particolare sembrava pesare il doppio a causa della stanchezza.

Dopo una buona trentina di minuti giunse di fronte alla propria abitazione. Parcheggiò l'auto nei parcheggi sotterranei, salì in ascensore giungendo finalmente di fronte al pianerottolo dell'appartamento che condivideva con il fratellino e il fidanzato.
Dalla ventiquattrore estrasse le chiavi, infilandole nella serratura della porta e facendo scattare il chiavistello, per poi entrare in casa.
La prima cosa che balzò all'orecchio del giovane venticinquenne fu il silenzio che regnava in quella casa. "Inumano" a detta sua. Aguzzò l'udito, alcuni rumori indistinti si levarono dalla camera di suo fratello.
Il maggiore assottigliò lo sguardo seccato, conscio di cosa lo aspettasse nel preciso istante in cui avrebbe aperto quella porta. Ancora più stanco e frustrato, lasciò la valigetta, contenente i documenti che si era portato dietro dal lavoro, sul divano del salotto. Percorse il corridoio pronto a stanare il suo otouto.
Con passo felpato percorse il corridoio, giungendo di fronte alla porta bianca in legno laccato lucido. Con altrettanta leggiadria poggiò la mano sulla maniglia in metallo argenteo, abbassandola delicatamente, per poi aprire la porta sbattendola con violenza, tanto per far notare la sua presenza e far prendere un bello spavento a quello screanzato.

All'interno della stanza si levò un urlo di terrore, molto più simile al grido di una donnina isterica, che alla voce di un'uomo di ventotto anni.
"Itachi! Amore...! È tutta colpa di Sasuke! Giuro! Sono innocente!!!" Prese a urlare il maggiore degli Uchiha, alzandosi repentino dal letto e raggiungendo il fidanzato sull'uscio.
"Quel piccolo manipolatore ha trovato un telefilm troppo figo e mi sono lasciato coinvolgere... Mi dispiace...!"
Continuò implorando perdono in ginocchio, frignando come una ragazzina. Sasuke fissava il cugino con pietà chiedendosi come potesse essere seriamente imparentato con quel tizio senza spina dorsale, per poi sollevare lo sguardo verso il fratello.
"Cazzo!" Pronunciò rammentando il perché Shisui stesse implorando pietà con tanta convinzione.
Itachi sputava fuoco e fiamme con la sola forza del pensiero, osservarlo era superfluo.
"Sbaglio o ti avevo vietato di usare il computer per qualsiasi cosa non fosse relativa allo studio?" Intraprese mantenendo un tono fin troppo pacato.
"Non farla tanto tragica...! Sono avanti con le lezioni e i miei voti sono ottimi!"
Il più giovane si pentì del suo tono arrogante non appena vide un tomo di letteratura volare nella sua direzione, mancandolo per miracolo.
"Ma sei matto?" Urlò pentendosi nuovamente, non appena incrociò la figura del fratello chino verso la scrivania afferrare il suo portatile.
"Nooo!!! Non il mio computer!!!"
Veloce come non lo era mai stato in diciannove anni di vita, si alzò dal letto, scavalcò Shisui che ancora implorava perdono, rincorrendo il fratello lungo il corridoio.
"Sasuke ti avevo avvisato! Te la sei cercata!"
"Ok! Ok! Ho imparato la lezione! Non trascorrerò più le giornate attaccato al pc!"
"Lo dici sempre, ma non lo fai mai...! Adesso basta! Hai sprecato la tua ultima possibilità!"
Itachi, sempre mantenendo quel suo tono pacato ma intriso di determinazione, proseguì lungo il corridoio raggiungendo il suo ufficio e chiudendosi dentro, lasciando il fratello fuori.
"Dannazione! Apri questa maledettissima porta! E ridammi il computer!!!" Urlava il minore già in preda a una crisi d'astinenza da internet.
"È sotto sequestro fino a data da destinarsi!" Sentenziò a sua volta Itachi.
Uscì appena un secondo dopo, chiudendo a chiave la porta, sotto le imprecazioni del fratello. Attraversò nuovamente il corridoio e raggiunse Shisui.
"Io e te dopo facciamo i conti!" Inchiodò il fidanzato con lo sguardo e raggiunse poi la cucina.
Il maggiore sudò freddo, immaginando le lunghe notti solitarie che avrebbe trascorso per chissà quanto tempo... Tutto a causa di un marmocchio fissato con le serie tv.
"Lo dicevo che non dovevo lasciarmi coinvolgere...!"

*****


A quel ricordo il giovane strinse maggiormente la presa sulla borsa, ripensando alle lunghe settimane di agonia trascorse da solo, mentre il suo fedelissimo pc marciva in solitudine nell'ufficio del fratello. Qualche volta aveva provato miseramente a forzare la serratura, provando anche a sgraffignare la chiave, non riuscendo però a trovarla in nessuno posto.

Continuando a camminare, diede uno sguardo fugace al cellulare. Era in anticipo di quasi un'ora, come sempre.
Il giorno precedente Suigetsu, un idiota dalla capigliatura assurdamente surreale, conosciuto anche come uno dei suoi migliori amici o perlomeno l'unico in grado di tirar fuori di casa quel misantropo dell'Uchiha, gli aveva dato appuntamento in una caffetteria in centro, per trascorrere il pomeriggio insieme.
Il moro continuò a camminare diretto verso il locale dell'appuntamento, continuando a pensare al suo romanzo. Non che fosse uno scrittore famoso, scriveva solo per ammazzare il tempo a detta sua. Ma la trovava un'attività piacevole, che lo coinvolgeva e rilassava allo stesso tempo.

Ripescò il cellulare dalla tasca della giacca, non ricordava il nome del locale dove quell'elemento di dubbia provenienza gli aveva dato appuntamento.
Aprì la schermata ed entrò nell'app con la quale erano soliti messaggiare.
"Sharingan...! Che razza di nome è?" Si chiese inarcando elegantemente un sopracciglio.
Incurante proseguì con il naso all'insù lungo la via adibita a transito pedonale, affollatissima, osservando con grande attenzione ogni singola insegna.
Sempre più scocciato continuò a camminare, ignorando le ragazze che gli lanciavano languide occhiate, seguite da altrettanti ragazzi che lo fissavano interessati. Urtò poi contro una vecchietta, facendo cadere la busta che l'anziana signora stringeva tra le mani.
Mortificato il giovane si scusò, chinandosi per raccogliere la busta, sentendo poi una mano piazzarsi sul suo posteriore, palpandolo con grande enfasi. Drizzandosi immediatamente, notò un sorrisetto compiaciuto sul viso dell'anziana signora.
Il moretto, impietrito dalla sfacciataggine della nonnetta, le porse la busta e corse via scottato, annotando mentalmente il divieto categorico di prestare aiuto alle "donne in età avanzata".

Continuando la sua avanzata, notò un'insegna a caratteri cubitali con su scritto -Sharingan-.
"Eccolo finalmente...!" Si avvicinò alla porta e si addentrò nel locale.
Entrando, un forte profumo d'incenso solleticò le narici del moro. Gli arredamenti risultavano semplici, ma con quel tocco di eleganza che rendeva tutto molto armonioso; le pareti di un grigio perla, spezzate da qualche tocco di rosso sparso qua e là; i tavolini semplicissimi, quadrati, in acciaio lucido, con delle elegantissime tovaglie in beige e rosso in raso, poste tra una serie di sedie color antracite.
Fortunatamente il locale non era pienissimo in quel momento.
Il ragazzo, dopo una fugace occhiata, adocchiò un posticino tranquillo in un angolo della sala, dove avrebbe potuto attendere l'arrivo di Suigetsu in pace.
Non appena prese posto una ragazza, dai lunghissimi capelli biondi legati in una coda alta, con solo un voluminoso ciuffo di capelli a coprirle un occhio, gli si rivolse.
"Buon pomeriggio! Benvenuto allo Sharingan, cosa posso servirti?"
Sasuke si soffermò un attimo ad osservare la ragazza. Senza dubbio era bella: occhi di un azzurro chiarissimo, seno prorompente contenuto nella camicia bianca della divisa da cameriera. Il fatto che fosse bella era innegabile, ma nulla di speciale per i suoi gusti.
"Una tazza di thè verde."
"Posso portarti qualche dolcetto per accompagnare il thè?"
"No, nulla di dolce."
"Ok, torno tra un attimo!" La ragazza si allontanò.

L'Uchiha sfilò la giacca adagiandola ordinatamente sulla spalliera della sedia e poggiando la tracolla sulla sedia posta proprio accanto a sé. Dalla borsa tirò fuori un tomo di psicologia che aveva preso in prestito quella mattina dalla biblioteca dell'università.
"Penso che qualche nozione teorica renderà il mio romanzo più completo!" Si disse aprendo il libro e iniziando a leggere.

"Ecco a te il tuo thè!"
Appena pochi minuti dopo, la cameriera tornò porgendo al ragazzo una tazza di the bollente e una piccola ciotolina con dei biscottini salati.
"Grazie!" Ringraziò il moro, tornando alla sua lettura. Mancava ancora una buona mezz'ora all'ora dell'appuntamento.



Continuando a leggere distrattamente, il ventenne portò la tazza di thè alle labbra, rendendosi conto solo in quell'istante che era terminato; lo aveva bevuto tutto. Quel piccolo particolare distolse la sua attenzione dal libro. Fece cenno alla cameriera bionda di portargli un altro thè, per poi afferrare il cellulare abbandonato sul tavolo e guardare l'ora.
"Le 17:30!" Spalancò gli occhi.
Da più di un'ora e mezza si trovava in quel locale intento a leggere, non si era nemmeno reso conto che Suigetsu era un ritardo. Irritato sbloccò lo schermo e selezionò la rubrica, digitando il numero di quel deficiente. Proprio mentre stava per poggiare il pollice sull'icona di chiamata, il cellulare prese a squillare mostrando la faccia da pesce lesso di quello stupido. Che poi come ci era finita quella foto lì?
"Pronto?" Rispose mostrando volontariamente il tono di voce irritato.
"Sasu! Scusami per il ritardo, ma ho avuto un contrattempo!"
"Un contrattempo? Ti rendi conto che ti spetto da più di un'ora?"
"Ma a te chi te lo fa fare di presentarsi sempre con largo anticipo agli appuntamenti?"
"Si chiama buona educazione! Cosa che non è contemplata nel tuo vocabolario!"
"Tzé! A proposito...! Volevo dirti che non vengo!"
Sasuke sentì la mascella cedere. "Mi stai dando buca!"
"Non ti sto dando buca!" Precisò l'albino oltraggiato per quell'infame affermazione.
"Ti ho detto che ho avuto un contrattempo e perciò non posso venire!"
"E questo contrattempo... ha le tette o il cazzo?" Sputò velenoso il moro ancor più irritato.
"Ma come siamo sboccati signor Uchiha! Non la riconosco più! Comunque ha le tette, un po' piccole... Ma a letto è una dea! Te lo assicuro! Scopa da dio...!"
"E tu stai piantando me per una che sembra un trans!"
"Ehi! Modera i termini! Sta di là, potrebbe sentirti! E poi non ti conviene farla arrabbiare! È focosa in tutti i sensi!"
"Vai al diavolo Suigetsu!"
Sentendo l'orgoglio bruciare a causa dell'offesa appena subita, riattaccò la chiamata senza dare all'amico possibilità di replica. Ficcò il tomo di psicologia nuovamente nella tracolla, raggiungendo il bancone del bar e chiedendo il conto, per poi uscire diretto verso casa furibondo.
Conosceva Suigetsu, non era la persona più affidabile del mondo, ma non gli aveva mai dato buca. Almeno non fino ad ora. Inforcò con rabbia la giacca e uscì dal bar, diretto verso la metropolitana più vicina. Sarebbe tornato a casa, non avrebbe avuto senso rimanere ancora in giro a quell'ora.




Quello stesso pomeriggio Shisui riuscì a guadagnarsi un permesso speciale dal lavoro, riuscendo a tornare a casa molto in anticipo rispetto al solito. Sapeva che Itachi in quelle ultime settimane era in ferie. Il suo capo era volato in Australia per occuparsi di una causa importantissima: un giapponese beccato in aeroporto con la propria valigia contenente roba vietata nel loro Paese.
Quelle settimane sarebbero dovute servire al compagno come periodo di riposo, invece il genio in questione si era portato dietro un'immensa pila di documenti, continuando a lavorare anche a casa.
Giunto a destinazione, l'uomo parcheggiò l'auto al solito posto, accanto a quella del compagno, nei sotterranei del palazzo. Si addentrò nell'ascensore trepidante, pronto a godersi uno splendido pomeriggio di sesso selvaggio, consapevole del fatto che quel piccolo serpente a sonagli del cuginetto fosse fuori casa.
Dopo giorni interi d'astinenza, finalmente avrebbe messo le mani sul corpo del suo fidanzato. Non si sarebbe lasciato sfuggire quest'occasione più unica che rara.

Non appena le porte dell'ascensore si aprirono tirò fuori le chiavi allegro come una pasqua, aprendo la serratura e addentrandosi nell'appartamento.
"Amore, sono a casa!" Urlò sprizzando felicità.
Appese la giacca sull'appendiabiti posto all'ingresso, lasciando anche la borsa sul pavimento, alla ricerca di Itachi.
Come previsto lo trovò nel suo ufficiò intento a leggere un libro, con accanto a sé un documento. Forse stava cercando informazioni per poter svolgere al meglio il suo ruolo da avvocato tirocinante.
"Ehi...! Quando sei arrivato? Non ti ho sentito!" Il minore stirò un lievissimo sorriso stanco, sfilando gli occhiali dal naso e poggiandoli sulla scrivania.
"Come fai a non sentirmi?! Ho urlato -Amore, sono a casa- non appena sono arrivato!" Si imbronciò il maggiore.
"Scusami...! Ma sono davvero stanco."
"Non devi lavorare così tanto...!" Shisui aggirò la scrivania, raggiungendo il partner e poggiando le mani sulle sue spalle, sentendo i muscoli delle spalle contratti.
Iniziò a massaggiare delicatamente, muovendo le dita con piccoli movimenti circolari.
"Queste settimane dovresti utilizzarle per rilassarti, non per lavorare!" Lo ammonì continuando il suo operato.
"Voglio solo portarmi avanti e non rischiare di accumulare pratiche su pratiche." La voce gli uscì debole e rilassata, segno che stava apprezzando quel piccolo massaggio.
Shisui scese ad osservare il compagno. Come al solito aveva legato i lunghi capelli corvini in una coda bassa. Indossava un pantalone comodo in cotone e una maglia abbastanza larga. Malgrado l'aspetto nettamente casalingo, lo trovava sempre dannatamente arrapante.

Si calò a baciargli il retro del collo, beandosi dei lievi sospiri che fuoriuscirono dalle sue labbra.
"Siamo soli in casa fino a stasera...! Perché non ne approfittiamo?"
"Shisui...!" Ridacchiò benevolo. In fin dei conti non c'era nulla di male, Sasuke era fuori con Suigetsu e la casa era tutta per loro.
Con eleganza il moro si alzò in piedi, parandosi di fronte al fidanzato, avvolgendogli le braccia intorno al collo e posando un live bacio sulle sue labbra.
"Va bene...!" Rispose enigmatico, mostrando un piccolo sorrisetto che per l'altro valeva più di mille parole, per poi tornare a baciare le labbra del compagno.
Dal canto suo Shisui adorava quei piccoli frangenti in cui Itachi perdeva la sua compostezza divenendo estremamente lascivo, momenti fugaci di cui solo lui era spettatore. Avvolse le sue braccia intorno ai fianchi del compagno, sfregando la propria erezione già sveglia contro la cosca dell'altro, che sorrise nel bacio nel sentire quanto il fidanzato fosse eccitato.
Quel bacio, dapprima lento, divenne sempre più intenso e volgare, un esplosione di desiderio che per giorni era rimasta sopita. Le lingue si cercavano vogliose, dettando una lotta alla supremazia, mentre le labbra sfregavano tra di loro alla ricerca sempre di maggior contatto, come se quel bacio fosse aria, vita, una necessità.

Perdendo anche quel misero barlume di lucidità rimasta, il maggiore afferrò i fianchi del compagno, ancora stretti tra le sue mani, spingendolo verso la scrivania. Repentinamente gli afferrò entrambe le cosce allacciandole alla propria vita, sfregando con maggio intensità il proprio sesso ancora chiuso nei pantaloni contro il suo, percependo quel rigonfiamento divenire sempre più evidente.
"Qui c'è qualcuno che ha bisogno di attenzioni...!" Ghignò interrompendo quel bacio, inspirando quanta più aria possibile.
In quella frazione di secondo con lo sguardo scese ad osservare il viso del fidanzato. Le guance pallide, con quel lieve accenno roseo sugli zigomi, lo sguardo basso, mentre il suo petto si alzava e abbassava ritmicamente in cerca d'aria. Magnifico!
Senza pensarci due volte, Shisui strinse nuovamente la presa sulla vita del compagno, stringendo con la mano destra la sua lunga coda corvina strattonandola appena, costringendolo a esporre il collo niveo, per poi assaltarlo con baci bagnati, succhiando la pelle negli angoli più sensibili.

Itachi lo lasciò fare, stringendo le proprie braccia intorno alle spalle dell'altro. Tutte quelle attenzioni lo lusingavano. Aveva sempre stimato Shisui fin da bambino. Lo adorava, lo ammirava in modo fin troppo assiduo per un cugino; con tutto sé stesso lottò per porre fine a quella dipendenza quasi estrema che sentiva nei suoi confronti, fallendo. Non era minimamente riuscito a impedire al suo cuore di innamorarsi di quell'idiota.
Adesso, mentre gemeva sotto le sue mani, sentiva quanto giusta e meravigliosa fosse quella relazione che portavano avanti da anni.
Intrecciò le dita con i suoi capelli mossi, sentendo quelle piccole onde annodarsi tra le dita, finché il compagno facendo forza con le braccia non provò a sdraiarlo completamente sulla scrivania.
Grazie al cielo il minore, altrettanto agile, mollò la presa sui capelli poggiando gli avambracci sul legno della scrivania prima che tutti i documenti finissero sul pavimento, mandando a puttane settimane di lavoro.
"Ma sei scemo? Come ti salta in mente di farlo sulla scrivania?"
"Non cominciare!"
"Andiamo in camera! Qui no!" Sentenziò il corvino perentorio, tornando ad assumere quel suo sguardo serissimo.
"Voglio farlo in modo strano! Almeno oggi che siamo soli...!" Provò il maggiore sorridente, con finta aria innocente.
"Non qui! Hai idea di quanto mi ci vorrà per riorganizzare tutte le pratiche?"
"Ok! Ok! Andiamo in salotto o in cucina...!"
"In salotto?" Sbottò sgranando gli occhi.
"Sì! Sarebbe divertente... prenderti contro la parete dell'ingresso, davanti allo specchio..." Intraprese riprendendo a lasciare baci lascivi sul pomo d'adamo del partner.
"O in cucina! Mentre stai piegato a novanta contro il tavolo...!"
"È incredibile quanto tu possa essere depravato!" Rispose abbassando lo sguardo imbarazzato.
L'idea di sperimentare in quel modo lo eccitava, ma la prospettiva che Sasuke potesse beccarli lo metteva in agitazione.
"Allora accetti?"
"Non possiamo andare in camera nostra?" Riprovò titubante.
"E dove sta il bello? Scopiamo sempre in camera!"
"Porco!" Lo apostrofò.
"Allora, che hai deciso?" Aggiunse il maggiore arpionando le mani sui fianchi del minore, sfregando volgarmente le proprie erezioni con l'intento di farlo cedere.
"Ok, hai vinto tu...!" Sbuffò sentendo il corpo sempre più accaldato.
Shisui era l'unico capace di manipolarlo in quel modo.

La coppietta riprese a baciarsi. Itachi, ancora poggiato alla scrivania, tornò a stingere le braccia intorno alle spalle del compagno, mentre Shisui lascivamente si strusciava contro il corpo del minore.
La tensione era palpabile in quella stanza, l'eccitazione alle stelle. Esasperato Itachi prese l'iniziativa. Spinse il fidanzato con brutalità lontano da sé scendendo dalla scrivania, per poi afferrarlo per la camicia, trascinandolo con sé fino alla cucina, lasciando che l'altro gli stringesse le braccia intorno alla vita. Era anche vero che Sasuke sarebbe rimasto fuori tutto il pomeriggio con il suo amico pazzoide, ma perdere ancora tempo non avrebbe fatto altro che diminuire il tempo a loro disposizione.

Giunti in cucina, veloce come un fulmine il ventiseienne sfilò la maglietta rimanendo a torso nudo, per poi calare con un gesto secco boxer e pantaloni. Afferrò la lunga coda, sfilando l'elastico nero che la legava, lasciando i capelli liberi e fluenti. Infine puntò lo sguardo sul fidanzato.
"Avanti! Fammi vedere cosa ai in mente."
Shisui con la bava alla bocca osservava quel fisico perfetto, magro ma non eccessivamente, la pelle chiara, le gambe lunghe e toniche, i gioielli in bella vista; quella splendida e setosa chioma nera come la pece rendeva tutto anche più arrapante.
Sentiva il sangue defluire verso il basso ad una velocità disumana, il suo affare urlare in tutti i sensi di prendere lì in quel preciso istante quel gran pezzo di... Si riscosse, sconvolgendosi della volgarità dei suoi stessi pensieri.

Con altrettanta velocità si spogliò rimanendo nudo come mamma l'aveva fatto, saltando addosso al compagno in stile tuffo.
Itachi in men che non si dica venne travolto dall'uragano Shisui, ritrovandosi premuto contro il piano della cucina ansimante, con il fidanzato intento a torturargli il collo, scendendo verso il petto mentre muoveva ritmicamente la mano sulla sua erezione.
"Amore f-fa piano...!" Ansimò stringendo gli occhi, arpionando una mano al piano in marmo della cucina, mentre conficcava le unghie nella spalla del compagno.
"Tu mi provochi e io reagisco!" Ghignò impossessandosi di quelle sottili labbra rosee, baciandole con lussuria crescente, mentre aumentava il ritmo sul sesso del compagno portandolo all'esasperazione.

Quelle unghie nella pelle facevano male, ma era disposto a sopportare di tutto pur di vedere quel viso sempre serio tinto di rosso, perdere quell'espressione da gran'uomo sotto le sue amorevoli cure.
Scese a torturare un capezzolo con la lingua, tirando e succhiando avidamente, rallentando il ritmo della masturbazione mentre cominciò a spingere il primo dito dentro l'antro caldo che a breve lo avrebbe accolto.
Al primo dito se ne aggiunse un altro e un altro ancora, muovendo sempre più ritmicamente le dita dentro quel corpo pervaso dal piacere, che ansimava senza contegno completamente abbandonato su quello stesso piano su cui erano soliti cucinare.
Gli occhi nerissimi socchiusi liquidi di piacere, il petto pieno di chiazze rosse sparse un po' ovunque, i capelli sparsi per tutto il piano in marmo, una mano intrappolata tra i denti per limitare i gemiti, mentre l'altra abbandonata accanto alla testa.
In quel momento l'Uchiha si sentiva l'uomo più fortunato al mondo. Godere di tanta bellezza era qualcosa di magico, se poi aggiungiamo il fatto che il suo fidanzato fosse Itachi, uno tra gli esseri umani più fighi sulla faccia del pianeta, la sua fortuna triplicava.

Inarcò le dita trovando il punto giusto, che prese a stimolare sempre più assiduamente, sentendo il compagno ansimare a gran voce.
Itachi puntò le iridi in quelle di Shisui. Non lo avrebbe implorato di prenderlo lì in quel preciso istante e far terminare quella tortura; avrebbe usato un altro metodo.
Si abbandonò completamente sul piano di lavoro, portando le mani sopra la testa e lasciando uno sguardo languido al fidanzato, piegando il più possibile le ginocchia per poggiare i talloni sul piano e allargando le gambe il più possibile.
"Sì...! Continua...!" Gemette.
L'altro percepì il sesso vibrare per la crescente eccitazione, sfilò le dita da quel corpo, roteando il busto appena un attimo per riafferrare la bottiglietta di lubrificante, quando...
Con grandissima agilità Itachi scese dal piano voltandosi di spalle e poggiò una mano sul piano della cucina, mentre con l'altra umida di saliva afferrò il membro del compagno indirizzandolo verso la propria fessura e spingendolo verso di essa, penetrandosi praticamente da solo.

Shisui, colto alla sprovvista, ansimò pesantemente nel sentire l'erezione intrappolata tra quelle carni bollenti. Si abbandonò per qualche secondo con la testa poggiata sulla schiena del cugino, sentendo quei lunghissimi capelli solleticargli in naso.
Nemmeno il tempo di metabolizzare, che sentì l'altro spingere il bacino contro il suo facendo collidere i propri corpi in un'unione perfetta.
Un viscerale senso di piacere annebbiò la mente del ventinovenne. Istintivamente arpionò le mani sui fianchi del compagno, dettando un ritmo forte e profondo. Questa era una delle cose che più adorava di Itachi.
Fuori appariva sempre gentile, mite, quasi anonimo, mentre dentro nascondeva un animo perverso e focoso di cui solo lui poteva godere. Solo a lui era concesso assaporare quel corpo e bearsi dei suo sguardi lascivi.
Quelle profonde spinte proseguirono per minuti interminabili. In quell'appartamento era udibile il suono del cozzare dei loro bacini e gli ansimi goduriosi emessi da entrambi, intenti nel consumare quell'amplesso.

Sentendo le gambe del minore iniziare a cedere, segno che si stava stancando in piedi piegato a novanta, l'Uchiha maggiore si sfilò dal suo corpo appena un istante. Afferrò il polso del partner, facendolo voltare verso di sé, per poi afferrarlo da sotto le cosce e sollevarlo di peso avanzando verso il tavolo, lasciando che si distendesse completamente su di esso.
"Devi fare un po' di palestra amore mio! Sei troppo secco!" Esordì derisorio, scendendo con lo sguardo a osservare come le ossa del bacino formassero una V perfetta.
"Non è vero!" Rispose stizzito l'altro, sferrandogli una ginocchiata su un fianco.
Glielo ripeteva sempre, ma non era colpa sua. Anche Sasuke era magro. Era una caratteristica di famiglia, che poi...! Nemmeno Shisui era un tipo piazzato, aveva solo avuto sempre l'abitudine di fare parecchio allenamento fin da ragazzino.
"Ahia!" Il più grande si toccò il fianco dolorante, gli aveva dato una bella ginocchiata.
Poi afferrò entrambe le cosce del moro steso sotto di sé, portandole sulle sue spalle ed entrando tutto d'un colpo con una poderosa spinta, sentendolo ansimare pesantemente per la penetrazione inaspettata.
"Così impari a maltrattarmi!" Riprese ghignando, riprendendo a spingere con forza, cambiando angolazione con l'intento di trovare il punto G di Itachi e torturarlo il più possibile. Giusto per farlo ammattire un po'.

Nel preciso istante in cui vide gli occhi di Itachi socchiudersi per poi spalancare la bocca ansimante, mentre si contorceva, capì di averlo trovato. Il punto massimo del piacere. Mantenendo l'angolazione, fece scorrere le mani fino ai suoi fianchi, stringendoli con forza e piazzando delle potenti spinte. Di questo passo sarebbe venuto a breve senza nemmeno il bisogno di masturbarlo.
Si piegò in avanti coinvolgendo il fidanzato in un bacio volgare e bagnato, mentre sentiva le sue dita stringergli i capelli con forza, finché il netto suono di un tonfo attirò l'attenzione del maggiore, che sollevò lo sguardo per un attimo.

All'entrata delle cucina Sasuke, letteralmente pietrificato con occhi e bocca spalancati, continuava a fissarli con espressione quasi sconvolta.
Nel ritrovarsi il suo cuginetto lì di fronte a fissarli, Shisui arrestò le spinte sentendo l'erezione morire a poco a poco.
"Che stai facendo? Continua!"
Itachi aprì gli occhi appena un istante non appena percepì il volume del sesso dentro di sé regredire e le spinte arrestarsi bruscamente, proprio quando era ad un passo dall'orgasmo.
Rivolse l'attenzione verso Shisui che fissava la porta della cucina. Voltò la testa appena un istante, notando suo fratello paralizzato sull'uscio.
"AAAAAAAAH!!!!!!!! ESCI SUBITO!" Urlò non sapendo nemmeno lui a chi fosse riferito, se al fratello o al fidanzato ancora incastrato dentro di sé.
"Sto per vomitare...!" Furono le ultime parole del minore di casa prima di sparire con le mani a comprimere la bocca.

Con ancora il bacino dolorante, Itachi si drizzò in piedi, rivestendosi alla velocità della luce. Cercò di rendere nuovamente presentabile il suo aspetto e lanciò sguardi di fuoco al fidanzato, intento nel rivestirsi anch'egli.
"Non guardarmi in quel modo! Che diavolo ne sapevo io che sarebbe rientrato in anticipo?!" Si difese il più grande.
"Se tu imparassi a darmi ascolto...!" Lo accusò.
"Se ti avessi dato ascolto non ci saremmo mai divertiti tanto!" Rispose di rimando.
Ricevendo un potentissima gomitata allo stinco, seguita da uno sguardo ancor più infuriato.
La coppia rimase in attesa del ritorno del terzo componente di casa, seduti sul divano e cercando una giustificazione alla scena a cui aveva assistito.


Intanto in bagno Sasuke stava per rigettare sia il pranzo che la colazione. Sapeva perfettamente che Itachi e Shisui non rimanevano "con le mani in mano" quando avevano casa libera. Ma vederli... e scoprire che suo fratello faceva l'uke... Quella era tutt'altra storia.
Cercando di trattenere il senso di nausea che era tornato a farsi sentire ripensando a quella scena, il ragazzo si rimise in piedi di fronte lo specchio. Aprì il rubinetto del lavandino sciacquando il viso con dell'acqua fresca.
"Ho deciso! Vado a vivere per conto mio! Dopo questa... Non ho intenzione di vivere ancora un giorno di più in questa casa!"
Dopo aver asciugato il viso rimase ad osservare la propria immagine allo specchio, per poi sentire un brivido di puro terrore attraversargli la spina dorsale da capo a piedi.
"Che abbiano ribattezzato anche camera mia?" Si sbatté le mani sulle guance terrorizzato da quella prospettiva.
Dopo aver ripreso il controllo di sé, il giovane ventenne uscì dal bagno trovando suo fratello e suo cugino in salotto seduti rigidamente sul divano in evidente stato di imbarazzo.

"Sasu..." Esordì Shisui, mentre Itachi rimase in silenzio.
"Vado a vivere per conto mio!" Sentenziò il giovane.
"Cosa? Non puoi! Questa è casa tua!" Solo in quel momento Itachi sollevò il viso intromettendosi.
"Sono abbastanza grande ormai."
"Ma... Ma..." Il ragazzo dalla lunga chioma corvina si bloccò non sapendo cosa dire. Sentiva la vergogna bruciare ancora addosso.
"No! Niente ma! Non puoi pretendere che rimanga in questa casa! Dio!!! Scommetto che lo avete fatto praticamente d'ovunque.! Anche in camera mia!"
"No!" Si giustificò il fratello maggiore. "Sai benissimo che non potrei mai!"
"Intanto scordati che mangi su quel tavolo dopo la scena a cui ho assistito!"
Shisui scoppiò a ridere. "E non ci hai visti sul piano della cucina...! Ha! Ha Ha!"
Un lampo di orrore si stagliò sul viso del più giovane, mentre Itachi faceva cenno a quel deficiente di stare zitto se non voleva morire tra atroci torture.
"Sento che sto per vomitare di nuovo!" Esordì Sasuke mentre il suo viso era ancora attraversato da quell'espressione sconcertata.
Shisui continuava a ridere sguaiatamente, mentre Itachi si tratteneva dall'assestare un poderoso destro sulla faccia di quell'idiota.
"Shisui piantala o giuro che ti mando in bianco per il resto dei tuoi giorni...!" Ringhiò minaccioso il maggiore dei due fratelli.
Improvvisamente l'altro si riscosse. "Cosa? Ma perché? Che ho detto di male stavolta?"
"Non voglio sentire!!!" Sasuke prese a urlare portandosi le mani a tappare le orecchie.

Ci volle più di un'ora prima che si ristabilisse un equilibrio, perlomeno decente, in quella casa. Sasuke, dopo essersi assicurato che la propria camera fosse rimasta immacolata, vi si chiuse dentro; gli serviva tempo per metabolizzare il trauma subito.
Intanto Itachi annegava nella vergogna stretto tra le braccia di Shisui che felicemente lo accolse tentando in tutti i modo di fargli capire che in fin dei conti non era nulla di grave. Tra un paio di giorni quello spiacevole accaduto sarebbe stato dimenticato.




"Ma ti rendi conto? Stavano scopando in cucina...! Sul tavolo!"
Il giorno seguente Sasuke era corso a casa di Suigetsu, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno.
"Non dirmi che non ti eri ancora accorto del fatto che facessero sesso quando tu non ci sei?"
Esordì sarcasticamente l'albino ancora in mutande.
Quella mattina l'Uchiha gli era piombato in casa alla 9 del mattino iniziando a dare di matto.
"So benissimo che fanno sesso!" Rispose altrettanto stizzito. "Dico io! In cucina! Che schifo...! Non mangerò più nulla che provenga da quella cucina!"
"Non essere così schizzinoso...! Che vuoi che sia un po' di sperma...! Siete in famiglia in fin dei conti!"
Il moro con sguardo sconvolto arretrò di qualche passo, guardandosi intorno scandalizzato. Sapeva quanto l'amico potesse essere perverso, quindi era molto probabile che in quel piccolo appartamento fosse successo anche di peggio, dal sadomaso a bondage e via dicendo.
"Se vuoi posso ospitarti finché non trovi una sistemazione."
Suigetsu porse una tazza di caffè appena fatto all'amico, per poi accomodarsi tranquillamente a gambe spalancate sul divano e infilare una mano nei boxer grattando la propria intimità nel sentire un piccolo fastidio.
"Ma ti toccavi lì anche mentre facevi il caffè?" L'Uchiha ormai non si stupiva più di nulla.
"Probabile... Sai che non me lo ricordo?! È un gesto istintivo! Mi viene naturale...!"
Il moretto poggiò la tazza sul tavolino, sentendo la schiena attraversata dal ribrezzo e maledicendosi per la sfiga che lo perseguitava.
"Comunque resto a vivere da Itachi e Shisui finché non trovo un appartamento."
"E come farai a mantenerti?"
"Mi troverò un lavoro! E poi non voglio nulla di lussuoso. Un piccolo appartamento da condividere con qualcuno per dividere le spese, andrà più che bene!"
"Perché non vieni a vivere con me? Butto fuori di casa quella sottospecie di travestito e lascio la camera a te!"
"No, grazie! Non ci penso nemmeno di dormire nella camera di quel..." Persino lui trovava difficoltà nel trovare il termine giusto che potesse definire il coinquilino di Suigetsu.
"E poi.., Non condividerei mai e poi mai casa con te. Meglio dormire sotto un ponte! Chissà chi ti porti a casa..." Concluse.
"Esagerato...!" Riprese a sorseggiare il suo caffè.
"Allora se vuoi posso darti una mano nel trovare casa!"
"Prima mi serve un lavoro..." In quel preciso istante Sasuke si incupì.
Chissà quanto ne avrebbe risentito la sua passione per i manga, gli anime, le serie TV non appena si sarebbe trovato un lavoro.
"Perché non ti fai pagare l'affitto da tuo fratello? Lavorano in due! Penso possano permetterselo...!"
"Ma sei scemo?! Hanno le loro spese da affrontare! E poi Itachi mi paga già le tasse universitarie. Non posso pretendere anche questo!"
"Ok, posso trovarti un lavoro... Ma nulla di principesco! Perciò cerca di non fare lo schizzinoso!"
"Ti sembro così infantile?"
"Sì!"Asserì sicurissimo l'albino, tornando a sorseggiare il suo caffè.
L'Uchiha inarcò un sopracciglio offeso fin nel profondo. Non era la prima volta che gli capitava di battibeccare con Suigetsu, ma quel piccolo -sì- pronunciato con tanta sicurezza non gli era piaciuto affatto.

Sasuke per un attimo si soffermò nel meditare sulla situazione. Doveva andarsene di casa il prima possibile. Dopo aver beccato Itachi e Shisui in quel frangente, la situazione in casa era diventata tesissima. Almeno per lui e Itachi, Shisui come suo solito se ne fregava.
Se voleva affrettarsi, doveva darsi da fare, trovare un lavoro in fretta, un appartamento e un coinquilino quantomeno passabile. Tutto nel minor tempo possibile.
Ma il problema principale stava nel trovare un lavoro che gli permettesse di continuare a seguire le lezioni universitarie. Non avrebbe mai e poi mai rinunciato all'università.
"Vestiti! Così andiamo a fare un giro per la città!"
"Vuoi iniziare adesso?" L'albino ancora stravaccato sul divano si accese una sigaretta.
"Sì! Devo affrettarmi se voglio trovare casa il prima possibile!"
"Cerca di non parlare in modo così arrogante con il tu datore di lavoro... Non appena ne troverai uno...!"
"Tzé! Arrogante... Sono solo diretto!"
"No! Sei arrogante! Fidati bello!" Aggiunse l'Hozuki serissimo, irritando maggiormente l'amico.
"Allora! Ti sbrighi o me ne vado!"
"Come siamo suscettibili stamattina...!" Trillò l'altro derisorio mostrando i denti particolarmente appuntiti. "Vuoi che ti chiami uno psicologo?"
"L'unico a doversi far vedere da uno strizzacervelli sei tu! E sbrigati, che non ho tutto il giorno!" Urlò l'Uchiha esasperato.
Quell'idiota parlava sempre a sproposito, ancora stentava a capire come facesse a sopportarlo.

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