11. E 27th st, numero 32

20 2 0
                                    

Bi-bip bi-bip bi-bip

Sveglia...oggetto odiato dell'umanità...ti getterei volentieri fuori dalla finestra...il problema è che poi ne dovrei comprare un'altra...

Bi-bip bi-bip bi-bip

Va bene, va bene, mi alzo!

Controvoglia scendo dal mio comodissimo letto, infilo le ciabatte e, in qualche modo, arrivo in cucina.

Apro l'armadietto in legno verniciato vicino al frigo.

Ah giusto! Non ho niente, devo fare la spesa...

Torno in camera da letto e, velocemente, mi vesto con uno dei miei soliti vestiti.
Fuori c'è il sole, così decido di mettermi anche il cappello largo.

Sono pronta per uscire, mi carico la borsa in spalla e chiudo la porta di casa con qualche difficoltà...che si sia arrugginito qualcosa? Ah bhe...farò venire Robert ad aggiustarla...

"Hey...ma dove va questa bella ragazza?" Fischia una voce fin troppo familiare alle mie spalle canzonandomi.

Senza neanche girarmi rispondo "a fare colazione al bar..."

Scendo le scale, ma i passi che sento dietro ai miei, mi suggeriscono che qualcuno mi sta seguendo.

"Ti accompagno." Dice, anzi, ordina Benjamin superandomi sulla porta.

Rimango un attimo imbambolata.

"Allora? Devo andare da solo?"

Mi affretto a raggiungerlo e cammino al suo fianco in direzione del bar billicafè.

Entriamo e io saluto Billi, il proprietario. Billi è una persona cordiale ed affettuosa anche se dai modi un po' rudi. Non ho mai conosciuto il suo cognome e non so neanche se Billi sia il diminutivo del suo vero nome, ma poco importa: tutti lo chiamano così e a lui la cosa non dà fastidio.

Ci sediamo ad un tavolino per due vicino ad una grande vetrata che lascia vedere tutta la strada.
Le macchine sfrecciano fuori, il solito via vai: clacson, semafori, frenate improvvise...
Alcuni pedoni ci camminano accanto, sul marciapiede. Mi è sempre piaciuto osservare la gente, soprattutto quella strana di New York.

"Allora, cosa vi porto?" Chiede Billi con la sua voce ilare.

"Per me un cappuccino e una brioche al cioccolato." Termino la frase con un sorriso.

"E a te giovanotto?"

"Caffè macchiato e ciambella, quelle con la glassa al cacao, che sono buonissime!" Il mio vicino di casa fa l'occhiolino al proprietario del bar.

Sembra conoscere bene questo bar, forse ci viene spesso, ma io non l'ho mai visto.

"E così colazione fuori stamattina...programmata o imprevisto?"

Ci metto un po' a capire che la domanda è rivolta a me, ma quando mi accorgo che Benjamin mi guarda con insistenza, mi affretto a rispondere.

"Imprevisto...e tu? Come mai fuori a quest'ora?"

"Esco sempre a quest'ora per venire qui, a fare colazione."

La nostra breve conversazione viene interrotta dall'arrivo del nostro ordine.
Inizio ad addentare la brioche e vedo con la coda dell'occhio che Ben sta bevendo il suo caffè.

"Ho fatto la lista che mi avevi chiesto..." Dice ad un tratto appoggiando il caffè ed estraendo da una tasca della giacca un foglio piegato.

Prendo il foglio, ma lui non lascia la presa, così lo guardo dritto negli occhi.

"Non qui, aprilo SOLO quando sei sola." Quasi bisbiglia.

Con uno sguardo di intesa metto il piccolo foglio nella tasca destra del mio vestito.

***

"E 27th st, numero 32" Robert sta leggendo l'indirizzo della ditta in cui lavora Pertinent per andare a fare una chiacchierata con il dottor Woods.

"Perfetto, andiamo!"

Usciamo dal mio ufficio e, prima di scendere al piano terra, informo Anna che sto uscendo e che starò via per qualche ora.
Come al solito la segretaria non risponde e si limita a continuare a ticchettare cliccando i tasti del computer.

Esco dall'edificio seguita dal mio poliziotto preferito e salgo sulla bmw.
Il viaggio dura una ventina di minuti, passati i quali Robert parcheggia la macchina davanti ad un edificio composto da un locale centrale circolare e due laterali rettangolari.
Entriamo dalla porta principale e ci ritroviamo in un atrio grande quanto quello della justice and honesty.
Alla reception un tipo con i baffi sta lavorando al computer. Ci avviciniamo, ma l'uomo non sembra accorgersene, così mi schiarisco la voce.

"Abbiamo bisogno di parlare con il dottor Woods." Dico guardandolo.

Lui non sposta gli occhi dal monitor, ma almeno mi risponde

"È nel sotterraneo, prendete l'ascensore sulla sinistra."

Io e Robert ci guardiamo: lavora nel sotterraneo? Va bene...dov'è l'ascensore?...
Trovato l'ascensore sulla sinistra, entriamo nella scatoletta e premiamo il tasto S.
In pochi secondi l'scensore si ferma e noi scendiamo.
Ci ritroviamo in uno stanzone enorme in cui varie persone lavorano a progetti diversi, per quello che riesco a capire...
Mi avvicino ad una ragazza che sembra lavorare ad una specie di pattini a sei rotelle, con uno strano design.

"Scusa, sai dove possiamo trovare il dottor Woods?"

In quel preciso istante un ragazzo sfreccia accanto a noi tre per poi schiantarsi su di un materasso appoggiato in verticale alla parete. Quando si ferma noto che indossa i pattini a cui sta lavorando la ragazza.

"Va bene John, facciamo una pausa!" Grida lei. Poi si rivolge a me "il dottor Woods è quell'anziano signore là in fondo nell'angolo sinistro."

Ringrazio e ci dirigiamo verso una persona dai capelli bianchi.

"Salve, lei deve essere il dottor Woods." Gli porgo una mano in segno di saluto.

L'uomo si gira verso di noi e stringe la mia mano "esatto e...ho l'onore di parlare con?"

"Piacere Marilyn Stuart"

"Robert Grey" Robert imita i miei movimenti.

Il Passo Della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora