15. Attenzioni indesiderate

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Era un magnifico tramonto, con l'orizzonte fiammeggiante e il filare degli alberi che costeggiavano il torrente, quello del giorno dopo. Helena aveva scoperto una distesa di margherite a ovest, e ne era rimasta abbagliata; non avrebbe mai immaginato che lassù, tra le montagne, nell'ambiente più selvaggio che avesse mai visto, potessero germogliare fiori tanto belli. In realtà era anche sorpresa di aver trovato un ranch e un villaggio, e qualcuno disposto ad ospitarli. Grazie all'amorevole compagnia di James e Kate, Helena si stava pian piano ambientando.

Scrutò il cielo. Non c'erano nuvole, non in quel momento. Kate era appena rientrata, dopo aver trangugiato una quantità enorme di biscotti, e James e Rafe erano andati a fare un giro a cavallo. Lei aveva deciso di restare fuori, sui gradini davanti all'ingresso, a godersi il paesaggio. Da troppo tempo, ormai, non respirava aria pulita.

Dopo una decina di minuti, quando il sole era già tramontato, Helena si alzò e fece per rientrare in casa quando una voce che non aveva dimenticato la fece bloccare sul portico.

«Miss Milton!» Era una voce rauca, bassa e gutturale.
Si voltò a malincuore. «Salve, Tom.»

L'uomo, che masticava un pezzo di tabacco, si avvicinò con i pollici infilati nella cintura. Pur andando contro la propria volontà, lei dovette riconoscere che era dotato di un fascino rustico che la metteva in agitazione. Abbozzò un sorriso, quantomeno per non essere maleducata.

«Il signor Millicent non è in casa» gli annunciò. Gli rivolse un piccolo cenno del capo e si voltò, pronta a rientrare, ma Tom la afferrò per il gomito e la costrinse a girarsi verso di lui. «In realtà era con voi che volevo parlare.»

Helena notò che le stava sorridendo. Educatamente si dimenò dalla sua presa e indietreggiò di un passo.

«Stasera siete più affascinante di quando vi ho conosciuta, miss Milton.»

«Che cosa desiderate, signore?» lo interruppe Helena incrociando le braccia sul petto. Non le piaceva lo sguardo che le stava rivolgendo, né il fatto che stesse indugiando fin troppo sulla scollatura dell'abito della madre di Kate.

Tom rialzò gli occhi e si strinse nelle spalle. «Parlare con voi.»

«Lo avete già detto. Di cosa volete parlare?»

L'uomo si tolse il cappello e lo lanciò a terra, poi si sedette sul primo gradino del portico.

«Credo sappiate che domani sera ci sarà il ballo del villaggio» disse, sputando il tabacco da una parte e pulendosi la bocca con una grossa mano scurita dal sole. Helena appoggiò la schiena a una delle colonne in legno. «Sì, Kate me ne ha parlato proprio ieri.»

Tom sorrise, e lei si ritrovò a paragonare quel sorriso sghembo a quello di Rafe. Più spontaneo, meno calcolato, quel sorriso che le regalava di rado ma che aveva il potere di scaldarle il cuore.

«Dunque mi chiedevo se voleste farmi l'onore di essere la mia accompagnatrice, miss Milton.»

Helena aggrottò la fronte, domandandosi per quale assurdo motivo quell'uomo si fosse spinto di persona fin lì per invitare al ballo quella che era, a tutti gli effetti, una sconosciuta.

«Dato che avete poco tempo per decidere, mi aspetto che mi darete la vostra risposta proprio adesso» continuò Tom alzandosi in piedi. Come Rafe, anche lui la superava in altezza di parecchi centimetri. Helena si sentì il cuore in gola. Qualcosa - forse un istinto insito in tutte le donne - la spinse a indietreggiare di nuovo.

«Miss Milton?» insistette Tom mentre i suoi occhi assumevano un lume più scuro. Lei lo guardò con diffidenza.

«Non credo che... »

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora