20. Cattivo presagio

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Entrando in cucina, Helena sperò che nessuno facesse troppo caso a lei. Sospettava che gli altri avessero sentito il suo battibecco con Rafe, ma non era riuscita a trattenersi dall'alzare la voce. Davanti alla stufa, in piedi, una donna che sulle prime non ricordò stava cuocendo quelle che dall'odore sembravano frittelle.
«Buongiorno» disse Helena, leggermente imbarazzata. Al suono della sua voce si voltarono in due.
«Oh, buongiorno» rispose la donna, pulendosi la mano sul grembiule che, di norma, negli ultimi giorni, era stata lei ad indossare.
Lanciando un'occhiata a Kate, le cui gambe dondolavano sotto al tavolo, le chiese con lo sguardo chi fosse quella donna.
«Papà ha chiamato Miss Rachel per farmi stare più tranquilla» le spiegò la ragazzina con un sorriso sornione. «E Miss Rachel è stata tanto buona da venire subito!»

La donna sorrise in risposta all'esclamazione di Kate e rivolse a Helena un piccolo cenno del capo. Lei notò che era piuttosto alta, anche se troppo magra su fianchi e petto, e poi, quando la guardò negli occhi, ricordò; l'aveva già vista alla festa del paese un paio di giorni prima, l'aveva vista... danzare con Rafe. Ecco, sì. Probabilmente il turbamento che l'aveva colta non appena era entrata in cucina doveva essere a causa della sua presenza.

«Sono Rachel, è un piacere fare la vostra conoscenza.» Il sorriso che curvò le sue labbra era troppo tirato, come se lo stesse facendo con fatica. Helena ignorò il gesto e sfoderò a sua volta una smorfia che poteva assomigliare a un sorriso.
«Il piacere è mio. Helena Milton»
«Lo immaginavo» fu la replica dell'altra. Non smetteva di sorridere, e quelle smorfie la irritarono.
«Le frittelle sono quasi pronte» annunciò Rachel, ravviandosi i capelli color castano chiaro che teneva sciolti, lunghi e lisci come fili d'erba, dietro la schiena. «Potete accomodarvi, Miss Helena.»
«Sono Miss Milton» scappò detto a lei, già irritata per la discussione che aveva avuto con Rafe. Chissà dov'era in quel momento…
Rachel aggrottò la fronte, senza tuttavia smettere di sorridere. «È una mia insolita abitudine, Miss Helena; chiamo tutti per nome. Spero non vi offendiate.»
Helena scosse il capo.
«No.» Anche se avrebbe voluto urarle in faccia che sì, eccome se si offendeva.

«Molto bene, allora sedetevi così possiamo cominciare la colazione.»
«Va tutto bene, Kate?» Helena si rivolse alla bambina mentre prendeva posto accanto a lei. «Ti senti bene?»
«Sto bene, Miss Milton, e voi?» Kate le sorrise e le sfiorò il dorso della mano. Sembrò che volesse dirle qualcosa, ma l'entrata di Rafe in cucina, seguito da James, la interruppe sul nascere. Helena scattò subito in piedi — cosa che destò la curiosità di tutti i presenti nella cucina — e, avvampando per l'imbarazzo, si diresse verso la stufa per prelevare le frittelle. Rachel non tentò di fermarla, perché rivolse un sorriso in direzione di Rafe e gli fece un inchino. «Signor Rafe! Pensavo non vi avrei più rivisto dopo il nostro ultimo incontro, sono felice che le cose non siano andate così.»

Rafe gettò un'occhiata a Helena, che, con la coda dell'occhio, li stava osservando, poi scrollò le spalle e tentò di sfoggiare un sorriso cordiale.
«Sì, anche io, Miss Rachel.»
«Sedete, vi prego. E anche voi, James.»
Helena pensò che non avrebbe potuto sopportare a lungo l'atteggiamento smielato di quella donna. Reprimendo a stento un sospiro stizzito, trascinò il vassoio con le frittelle fino al tavolo e lo posò al centro. Poi prese una sedia e sedette dal lato opposto a quello di Rafe che, adesso, aveva occupato la destra di Kate.

«Mangia, tesoro» disse James alla figlia, porgendole una razione doppia di frittelle. Helena immaginò che doveva ancora essere molto provato da quello che era avvenuto la sera prima. Quale genitore non lo sarebbe stato, dopotutto? Lei stessa, estranea alla famiglia e alla faccenda, era rimasta scandalizzata da ciò cui aveva assistito.
«James mi ha detto che avete salvato la vita di Kate» esordì Rachel, sedendo accanto a Rafe che non sembrava troppo entusiasta di intraprendere una qualsivoglia conversazione. Si schiarì la gola. «Be', credo che James abbia esagerato, Miss Rachel. Kate non era in pericolo di vita, e io ho solo fatto il mio dovere.»
«Dunque siete un medico!» esclamò lei, dando l'impressione di essere profondamente colpita. Rafe annuì, mentre si versava il caffè nella tazza. Non toccò nemmeno una frittella; aveva lo stomaco chiuso. Sentiva su di sé lo sguardo di Helena, uno sguardo che non sapeva — e non doveva – decifrare e lo stomaco gli si contrasse ancora di più. Come avrebbe gestito la situazione, adesso? Cosa sarebbe stato di loro? Non poté rifletterci a lungo perché Rachel tornò alla carica, mentre James insisteva perché sua figlia mangiasse più del solito. Kate sbuffò. «E va bene.»
«Da quanto praticate questa professione?» chiese Rachel mentre addentava un boccone minuscolo.
«Da quando avevo appena vent'anni.»
«Un medico giovane» osservò la donna con un sorriso dolce. «Mi piacciono i medici.»

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora