22. Una ragione per vivere

1.3K 119 19
                                    

James spense la sigaretta sotto la suola dello stivale e ne porse un'altra a Rafe, mentre Rachel riordinava le ultime cose in cucina.
«Dovrebbero già essere di ritorno» sussurrò Rafe, infilandosi in bocca la sigaretta. Inspirò profondamente.
«Voi vi preoccupate troppo» fu il commento di James, mentre con occhi assenti fissava l'amico. Poi un'ombra li oscurò.
«C'è mia figlia insieme a lei. Non avete nulla da temere.»
Rafe chiuse le mani a pugno e si costrinse a inspirare altro fumo. Kate era epilettica, ricordò. Cavalcare le sarebbe stato fatale, se un'altra crisi l'avesse colta. E Helena sarebbe stata in grado di assisterla, nel caso in cui fosse accaduto? Decise di non parlare dei suoi dubbi al padre della bambina, per non gettarlo nello sconforto. Era la cosa migliore, anche se non la più giusta.
«Helena è uno spirito ribelle, James. Kate non potrebbe mai riuscire a trattenerla dal fare qualunque cosa si mettesse in testa.»
«Voi l'amate» osservò James con un sorriso mesto. Sospirò lungamente, sotto i raggi cocenti di quel Mezzogiorno, e poi gli diede una leggera pacca sulla spalla.
«Sì, la amo» rispose Rafe, gettando a terra la sigaretta. «Ma non ha importanza.»
Si infilò il cappello e rientrò in cucina, lasciandosi alle spalle James e le sue asserzioni.
L'uomo lo seguì come un'ombra.
«E perché no? Anche lei vi ama, Rafe. Perfino Kate se n'è resa conto.»

Rafe ignorò le sue parole; non sarebbe servito a nulla crogiolarsi nella fasulla speranza che Helena lo ricambiasse. Era giovane, troppo giovane, inesperta. Quello che sentiva poteva essere rimandato ad attrazione fisica, mera attrazione fisica verso un uomo più adulto. Ma non era amore. Non come lo intendeva lui.

«Qualcosa non va, signor Rafe?» gli domandò Rachel che si era nuovamente infilata il grembiule e ora stava rimestando qualcosa in una grossa pentola.
Rafe si sbottonò i primi due bottoni della camicia; all'improvviso aveva cominciato a sentire caldo, ad essere preda di una sensazione opprimente e angosciante che doveva - ne era certo - avere a che fare con Helena.
«No, va tutto bene. Vi ringrazio, miss Rachel.»
«Dal vostro sguardo non si direbbe» replicò la donna, leggermente accigliata. Lui evitò di risponderle, e James si schiarì la gola. Mentre si avvicinava a Rachel per prenderle la pentola di mano, l'uomo le rivolse un'occhiata comprensiva. «È preoccupato per la signorina Milton.»
Rachel scosse la testa. «Sono certa che stia bene. Un ospite come lui, comunque, dovrebbe essere più disposto al dialogo.»
«Cerca di comprenderlo, Rachel» sussurrò James carezzandole una guancia.

Rafe strinse i pugni contro i fianchi. Scosso da un istinto interiore, poi, si rimboccò le maniche, si assicurò che la pistola fosse inserita nella fondina e si diresse a grandi falcate verso la porta.
«Dove state andando?» gli gridò dietro James, seguendolo fuori.
Rafe corse verso la scuderia, condusse il cavallo all'aperto e saltò in sella, scrutando l'orizzonte come per capire da quale parte Helena e Kate si fossero dirette. Le tracce degli zoccoli si perdevano dopo il recinto attorno al ranch di James.
«A cercare Helena e vostra figlia.»
James tacque per alcuni istanti, la bocca semi spalancata, fino a quando in lontananza una piccola testa bionda non emerse, stagliandosi contro il cielo limpido del mezzogiorno.
«Ecco Kate!» esclamò suo padre, sorridente. Ma Rafe aveva già spronato il cavallo al galoppo e si stava dirigendo senza freno verso la ragazzina che sembrava agitata e impallidita come mai l'aveva vista prima. Qualcosa, nell'anima di Rafe, si ruppe non appena catturò lo sguardo terrorizzato di Kate e si accorse che cavalcava la giumenta di Helena.

«Dov'è Helena?»
Fu quasi un grido, un suono rauco che gli graffiò la gola, che gli graffiò il cuore. Sapeva che era accaduto qualcosa a Helena, lo vedeva dall'espressione di Kate, dal tremore delle sue labbra. Kate, ansimante, scosse la testa e poi, senza riprendere fiato, si diresse al galoppo verso suo padre.
«Tom!» urlò senza voltarsi, mentre smontava dalla giumenta e si rifugiava tra le braccia di James che, allarmato, venne affiancato anche da Rachel.
«L'ha presa. Tom ha preso Miss Milton!»

Rachel si portò una mano alla bocca, Kate scoppiò in lacrime contro la mano di suo padre, James serrò le labbra, colto dal panico. Ma Rafe, lui non emise altro che un ringhio animalesco, mentre conficcava gli stivali nei fianchi del cavallo e lo spronava a un galoppo sfrenato alla cieca.
«A ovest!» gridò ancora Kate, tra i singhiozzi. E sperò con tutto il cuore che Rafe non fosse abbastanza lontano da non averla sentita.

**

Dopo il primo impeto di ribellione, Helena fu certa che non sarebbe riuscita a fuggire. Era stata una sciocca. Era una sciocca, e le mancava Rafe come le stava mancando respirare aria pulita all'interno di quella minuscola grotta scavata tra gli arbusti. Stava soffocando. Il puzzo di terra e animali morti l'aveva presa alla gola e minacciava di farla rigettare tutto ciò che ancora c'era nel suo stomaco. Ormai era sicura che sarebbe morta.
Rafe avrebbe trovato il suo corpo senza vita e sarebbe arrivato a capire chi era l'assassino perché no, lei non si sarebbe sottomessa a un uomo come Tom. Né ora, né mai. Per rispetto verso se stessa, per rispetto dell'uomo che amava, per rispetto delle donne.

Si stava avvicinando. Avvertiva la morte su di sé come una spada trattenuta da un filo sopra la sua testa. Il pensiero la paralizzava. Non sarebbe riuscita a gridare aiuto nemmeno se avesse avuto la possibilità che qualcuno la aiutasse. In quel momento aveva molti rimpianti, come quello di non essere riuscita a dire a Rafe che cosa provava per lui, o il non avere la possibilità di stargli accanto. Non avrebbe potuto amarlo a fondo, non avrebbe potuto toccarlo, baciarlo... Quei rimpianti facevano male. Il suo cuore batteva a rilento, come se  degli uncini minuscoli lo logorassero lentamente, minuto dopo minuto.
Poi, un filo di speranza si riaccese in lei. Tom aveva torto. Lei era forte, e non solo fisicamente. C'era il raziocinio dalla sua parte. E nonostante lui si fosse già sganciato la cintura e si stesse sfilando i calzoni, mentre la fissava con occhi avidi e cupi, bramosi di possesso, strinse le labbra. Lei aveva una ragione per vivere.
Rafe.

Da sotto le ciglia, Helena individuò il cane della pistola nella fondina. Il groppo che le chiudeva la gola si intensificò. Tom finì di togliersi i pantaloni e li gettò a terra, prima di strisciare rapidamente verso di lei, sollevando la polvere dove le sue gambe erano sprofondate già per quasi un centimetro.
«Sei pronta?»
Il respiro di Helena si fece più rapido, gli occhi si inumidirono.
«Baciatemi, vi prego.»
Ma lui non lo fece. Perché, per sua sfortuna, aveva già intuito le sue intenzioni. Con un calcio lanciò lontano la pistola e si avventò, rabbioso, su di lei. Helena gridò prima di tempestargli il petto di pugni, prima di mordergli il labbro inferiore quando Tom catturò la sua bocca in un bacio violento che le strappò un gemito. La barba ruvida le graffiò la pelle intorno alle labbra.
«Ti avevo avvertito di non provare a ingannarmi» sibilò.
Lei deglutì nervosamente. «Non vi sto ingannando.»
«Lo stai facendo, invece. Ma sfortunatamente per te, il caro signor Rafe non è qui per difenderti.»
Helena si accigliò.
«Io non ho bisogno di essere difesa» ringhiò, sfidandolo con lo sguardo carico d'odio.
Tom le afferrò il volto e la costrinse a guardarla dritto negli occhi, schiudendo le labbra sottili sui denti dritti e perfetti che luccicarono nella penombra della grotta. «Allora apriti a me e non oppore resistenza, oppure morirai.»
Helena schiuse le labbra. Lo sputo arrivò dritto sopra il labbro superiore di Tom.
«Piuttosto preferisco diventare cibo per vermi.

L'uomo si pulì la sua saliva dalla pelle con un gesto di ribrezzo, trascinandola sopra di sé. Poi riprese con maestria la pistola e gliela puntò alla fronte. Helena chiuse gli occhi, mentre il ritmo sfrenato del suo cuore le rimbombava nelle orecchie.
Tom abbassò il cane della pistola.
E uno schianto risuonò sinistro nell'oscurità.

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora