13. "Non farlo"

1.7K 139 4
                                    

James, il cui cognome aveva scoperto essere Millicent, aveva chiesto a Helena, con una sincera e spontanea educazione, di preparare qualcosa da mangiare per cena. E lei, che aveva ereditato le doti culinarie da sua madre, fu ben lieta di accettare. In qualche modo, in fondo, era giusto ripagare James e la sua famiglia di quella agognata ospitalità.
Così Helena aveva sistemato gli scaffali della dispensa, dove aveva trovato lattine e sacchi allineati, e, adocchiandone uno che conteneva delle patate, le aveva messe a bagno nell'acquaio e poi le aveva sbucciate. Mentre la casseruola con la carne bolliva piano sul fuoco, Helena finì di sbucciare l'ultima patata in attesa che lo stufato fosse pronto. Cominciò a canticchiare prima di rendersene conto e, all'improvviso, una testa bionda emerse dalla porta della cucina.

«Papà dice che non si sentiva un tale odore dalla morte della mamma» disse Kate appoggiando i gomiti sul tavolino dove lei stava sbucciando le ultime patate. «E in effetti è così.»
Sorrise. «Be', ti ringrazio, Kate. Tu non cucini?»
«Oh, no, è la signorina Rachel che cucina per tutti, qui al villaggio» la informò la ragazzina, sporgendo la testa verso i profumi sublimi che provenivano dalla pentola con la carne.
«La signorina Rachel?» domandò Helena, facendo scivolare una patata nell'acqua.
Kate annuì, gli occhi grandi brillanti. «È la maestra del villaggio. È stata anche la mia insegnante, una volta, ma poi la mamma è morta e io mi sono ritirata quassù. A papà non è importato. Per lui bastava che aiutassi in casa, che imparassi ad andare a cavallo e occuparmi degli animali, e così ho fatto.»

«La signorina Rachel è una brava donna?»
«È una ragazza, perché non deve essere tanto più vecchia di voi» precisò Kate squadrandola come se volesse intuire quante più cose sul suo conto.
«Comunque sì, è la ragazza più gentile che ci sia al villaggio. Peccato che non venga a trovarci troppo spesso.»
Fece una pausa, poi riprese, fissandola.
«Voi dovete avere massimo sedici anni. Dico bene?» ipotizzò. Sbatté le palpebre con espressione quasi civettuola. Helena trattenne a stento una risata. Nessuno le aveva mai dato più dei suoi anni effettivi, ma la supposizione di Kate le aveva insolitamente imporporato le gote.
«No, ne compirò venti tra una settimana.»
Il viso di Kate si animò, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo.
«Venti! Allora siete già troppo... »
«Vecchia?» Helena scoppiò a ridere. «Non mi reputo così vecchia, ma forse non sono oggettiva.»
Kate scosse la testa, visibilmente combattuta. «No, intendevo che siete già troppo vecchia per il signor Stewart. Com'è che si chiama?»

«Rafe» rispose Helena con un mezzo sorriso. Se avesse potuto restare al fianco di Rafe per sempre avrebbe accettato ben volentieri di essere considerata una donna vecchia, come aveva ipotizzato Kate.
«È vostro marito?»
«No, non lo è.»
«Allora perché vi stavate baciando?»

Nonostante le fosse mancato il fiato per qualche istante, Helena si scoprì a sorridere dell'acuta perspicacia di Kate. Era una ragazzina insolita, e l'aveva trovata tale fin dal principio, fin da quando le aveva quasi lanciato contro un coltello. Ma sotto quella facciata scontrosa, in realtà, si nascondeva una piccola principessa. Una principessa cresciuta troppo in fretta.

«Sono cose da adulti, Kate» disse col tono più gentile che le riuscì di mettere insieme. La situazione in cui lei e Rafe erano finiti la turbava, e non di poco.
Kate si accigliò.
«Perfino mio padre ha smesso di rifilarmi questa manfrina, e da molto tempo ormai.»
Sembrava severa, ma lei notò un luccichio divertito nei suoi occhi.
Si alzò dallo sgabello, trascinò la bacinella con le patate nell'acquaio e cominciò ad unire gli ortaggi alla carne.

«Ci vorrà ancora un po'» annunciò alla piccola, voltandosi leggermente. «Sei affamata?»
«Io sono sempre affamata, miss Milton, ma ci provo a non farlo vedere.»

Quell'affermazione strappò una sincera risata a Helena. Kate era una buona compagnia: fresca, pulita, carismatica. Fu una boccata d'ossigeno.
«Vi piace il vestito?» le chiese la ragazzina, spostandosi un ciuffo biondo ribelle dietro l'orecchio.
«Tantissimo» mentì Helena, mescolando il contenuto nella casseruola. Il vapore le inumidì la pelle del viso, così si ritrasse un poco e rivolse la sua attenzione a Kate. «Era di tua madre?»
«Sì, il suo preferito.»
Era un abito semplice, molto più semplice di quelli che Helena era abituata a indossare: di uno stinto color grigio topo, adornato da lacci bianchi in prossimità della scollatura e dei polsi, assomigliava più a un vestito che avrebbe indossato una cameriera, che una padrona di casa. Ma lei non si lamentava. Se non altro, almeno quello, era provvisto di corsetto.

«È molto carino.»
«La mamma lo indossava la domenica per andare in chiesa» spiegò Kate facendosi subito più attenta. «Lo abbiamo lavato ogni settimana da quando se n'è andata. A lei piaceva la pulizia, sapete?»
Helena si sentì stringere il cuore nell'udire il tono triste della piccola che fino a pochi attimi prima era stata vispa e arzilla.
«Comunque» riprese Kate, scrollando le spalle esili, «la mamma era anche una donna molto ospitale. Le avrebbe fatto piacere che lo indossasse qualcuno bello come voi.»
Helena sorrise, osservando il visino di Kate che in quel momento non sembrava affatto quello di una ragazzina dura, quanto quello di una bambina presa e catapultata nel mondo ostile degli adulti.
«Voi mi piacete, miss Milton. E piacete a mio padre, e a Tom» disse Kate. Si alzò e le andò vicino. Le arrivava alla spalla. «Però fate attenzione a Tom, perché papà dice che non è un tipo affidabile. E voi siete molto bella, e Tom, be'... Tom è semplicemente Tom.»
«Non temere, Kate» la rassicurò lei mettendole una mano sulla spalla. «C'è il signor Stewart con me.»
Gli occhi della ragazzina si animarono di una luce sognante.
«Quindi voi... »

Ma lasciò la frase a metà, quando dalla finestra scorse suo padre dirigersi verso la casa, affiancato da Rafe. Anche Helena seguì il suo sguardo e, nel notare Rafe, si sentì accalorare. Ormai era una sensazione che conosceva bene e che era, sopra ogni cosa, sbagliata.
James e Rafe fecero il loro ingresso in cucina un paio di minuti dopo. L'uomo più adulto si tolse il cappello e lo appoggiò sul tavolo, riservando un tenero bacio sui capelli della figlia; Rafe, che aveva indossato un cappello simile a tesa larga, lo imitò e si diresse verso Helena, che si stava asciugando le mani sul grembiule attaccato alla vita.

«Abbiamo stabilito che resteremo qui il tempo necessario a riprenderci e poi ci rimetteremo in cammino» la informò con la sua voce profonda e suadente. Probabilmente lui non si rendeva conto dell'effetto che aveva su di lei. Helena annuì, non resistendo all'impulso di spostargli una ciocca ribelle dagli occhi. A quel contatto Rafe le bloccò il polso con gentilezza, abbassandoglielo in grembo.
«Non fatelo.»
Aveva la voce supplichevole, marchiata da amarezza e tristezza. Helena si ritrasse repentinamente, dandogli le spalle.

«È quasi ora di cena» annunciò a voce abbastanza alta perché tutti potessero sentirla.
«Vi ringrazio, miss Milton» disse James con cortesia. Si lasciò cadere su uno sgabello e sciolse il nodo del fazzoletto che portava al collo, mentre Kate estraeva una tovaglia dal cassetto della dispensa e la stendeva sul tavolo.

«Per me è un piacere, signore. In qualche modo dovremo pur ripagarvi della vostra ospitalità.»
«A tal proposito, mi offro di sistemare la stalla, domani» aggiunse Rafe, allontanandosi da Helena contro la propria, ostica volontà.
James scrollò la mano in un gesto di diniego.
«Assolutamente no, amico mio» disse in tono categorico. «Siete ospiti. Mi sono già approfittato troppo della signorina Milton.»
«Lo faccio con piacere» gli assicurò Helena, togliendo la casseruola dal fuoco e appoggiandola al centro della tavola che Kate aveva nel frattempo finito di sparecchiare. «Davvero, signore.»

Rafe non poté fare a meno di essere orgoglioso di quella giovane donna che stava dimostrando tanta buona volontà e spirito d'iniziativa. Sapeva che Helena non doveva essere abituata a cucinare e, soprattutto, a cavalcare attraverso territori impervi sotto il sole cocente. Eppure lei aveva raccolto la sfida, senza lamentarsi mai. La ammirava, e la ammirava oltre ogni dire.

«Mangiamo!» esclamò Kate, mettendosi a tavola. Il padre prese posto accanto a lei e Rafe ed Helena sedettero vicini. Mentre Helena serviva la prima porzione di stufato non poté fare a meno di esser contenta per essere finita accanto a Rafe.

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora