Capitolo 2

920 37 1
                                    


Quando mi sveglio tutto dolorante, sento qualcosa si fastidioso dentro il naso. Lo tiro ed è un sottile ma lungo tubo che mi da un immenso fastidio soprattutto tirarlo fuori e sacco anche il cerotto che lo tiene fermo. Quando mi giro per prendere qualcosa al mio fianco, noto un nuovo che cerca di farsi la barba davanti a uno specchio piccolissimo. Cerco di girarmi ma sono attaccato a qualcosa di molto pesante.

-Non lo farei se fossi in lei.- dice l'uomo sentendo del rumore.

Torno a stendermi sulla schiena e vedo una batteria alla mia sinistra e prendendo i fili in mano noto che sono collegati a un affare impiantato nel mio petto. Respiro affannosamente e non capisco che cosa mi sia successo. Poco dopo mi metto seduto e alzo la cerniera della felpa mentre il tizio inizia a mescolare qualcosa dentro una pentola.

-Si può sapere che diavolo mi ha fatto?- chiedo agitato

-Cosa le ho fatto?- chiede sorridendo leggermente.- Quello che serviva per salvarle la vita.

Continuo a guardare ancora quell'affare dentro il mio petto e non ci posso credere.

-Ho rimosso tutte le schegge che ho potuto ma ne sono rimaste molte e puntano verso il suo setto atriale. Tenga vuole vedere?- chiede mentre mi porge una fialetta con dentro delle schegge.- E' un souvenire. Dia un'occhiata.

-Ne ho visti molti con ferite simili nel mio Paese.- continua mentre guardo quella piccola boccettina.- Noi li chiamiamo morti ambulanti perchè ci vuole una settimana prima che i barbigli raggiungano gli organi vitali.

-Questo cos'è?- lo interrompo.

-Quello è un elettromagnete collegato ad una batteria per auto serve ad impedire che le schegge raggiungano il suo cuore.

Mi guardo in torno e sembra una caverna ma poi noto le telecamere sopra le nostre teste e lui se ne accorge.

-Esatto. Sorrida.- dice ironico.- Ci siamo già conosciuti ad una conferenza a Berna.

-Non me lo ricordo.- dico mentre la rabbia mi ribolle dentro e il mio unico pensiero era tornare a casa.

-No, non potrebbe. Se io avessi bevuto quanto lei, non sarei potuto rimanere in piedi ne avrei potuto fare un discorso su i circuiti integrati. E menomale che c'era sua nipote. Emma, no?

-Dove siamo?- chiedo arrabbiato a sentire il nome di mia nipote. Sta per rispondere ma dei rumori e delle parole pronunciate in una lingua strana lo bloccano. Lui agitato si gira verso di me.

-Si sbrighi, si alzi in piedi. Si alzi in piedi. Faccia quello che faccio io.- dice prendendo il mio braccio e aiutandomi ad stare in piedi.- Avanti metta le mani sopra la testa.

Tre persone entrano dentro la stanza e hanno in mano.. le mie armi?

-Quelle sono le mie armi? Chi gli ha dato le mie armi?

-Non capisce? Faccia come faccio io.- dice arrabbiato mentre un tizio entra nella stanza.

-Okay.

L'uomo davanti a me dice parole strane ma mentre si avvicina a noi pronuncia il mio nome e cognome. Continua a dire parole strane ma poi fa segno al tizio al mio fianco di parlare. Allora lui inizia a tradurre.

-Ha detto benvenuto Tony Stark , il più famoso pluriomicida nella storia di tutta l'America. -lui continua a parlare e il tizio a tradurre ma l'unica cosa che voglio sapere e perché sono qui e come facevano a sapere che sarei stata li. Ad un certo punto arriva risposta alla mia domanda.- Vuole che lei costruisca il missile, il missile Gerico che ha presentato.- dice prendendo una foto dalle sue mani e mostrandomela.

-Mi rifiuto.

Dopo le mie parole mi ritrovo con la testa dentro una specie di vasca con l'acqua mentre cercano di farmi affogare per farmi cambiare idea. Successivamente mi portano fuori e vedo per la prima volta la luce dopo non so quanto tempo e ci metto un po' a mettere a fuoco cosa ho davanti a me. Accampamenti con tantissime armi della Stark Industry. Come cazzo sono finite qua?

-Vuole sapere cosa pensi.- mi dice il tizio 

-Penso che hai molte delle mie armi.

-Dice che hanno tutto quello che le serve per costruire il missile. Vuole che lei faccia la lista dei materiali. Dice che lei si metterà a lavoro immediatamente e che appena finito lui la lascerà libero.

Il tizio mi porge la mano e io la stringo con un sorriso finto.

-Non lo farà.- dico 

-Non lo farà.- dice ironico. Vorrei poterlo ammazzare. Ancora non mi riesco a spiegare come queste persone abbiano le mie armi. Durante la sera siamo davanti a quello che dovrebbe essere un fuoco e il tizio mi gira in torno.

-Sono certo che la verranno a cercare, Stark. Sua nipote non si arrenderà. Ma non la troveranno mai tra queste montagne. Ascolti, ciò che ha appena visto, quello è il suo retaggio, Stark. Il lavoro di una vita nelle mani di quei criminali. Così vuole uscire di scena? Questa è l'ultima sfida? L'ultima provocazione del grande Tony Stark? Oppure ha intenzione di fare qualcosa a riguardo?- domanda

-Perché dovrei intervenire? Uccideranno me, lei e se non lo faranno, lo farò comunque fra una settimana. E come fa a sapere di mia nipote?

-Beh e allora sarà una settimana importante per lei, mm? E loro sanno di sua nipote. Sanno tutto.

Quello che cambia è che deciso di creare quello che mi hanno chiesto, o almeno per quello che hanno capito loro, così mi sono fatto portare tutto quello che mi occorre per quello di cui ho bisogno. Io e il tizio lavoriamo per molti giorni insieme e allora cerco di informarmi su di lui.

-Quante lingue sa parlare?

-Molte ma non sono sufficienti da queste parti. Loro parlano arabo, kurdoo ..- dice ma dopo la seconda non gli do più ascolto.

-Chi sono queste persone?- chiedo continuando a lavorare

-Sono suoi fedeli clienti, signore. Si fanno chiamare i dieci anelli. Forse, saremo più produttivi se mi includesse nel processo di pianificazione.

-Ah si?- chiedo staccando la parte davanti del missile.

-Okay, questo non serve.- dico poco dopo lanciando un pezzo del missile dopo aver staccato una piccola parte.

-Che cos'è?- chiede

-E' palladio. 0,15 grammi. C'è ne occorrono 1,6 perciò smantello gli undici missili.- dico mostrando la sostanza tra le pinze. Iniziamo a fondere tutto il palladio che ci serve e a creare un macchinario ce si possa sostituire alla batteria attaccata al marchingegno nel mio petto. In poche parole creo un reattore ARC miniaturizzato e dovrebbe tenere le schegge lontane dal mio cuore. Poco dopo gli mostro delle carte che sovrapposte formano un disegno.

-Cos'è?- chiede e io stendo le carte insieme e formano una macchina da guerra enorme. Dopo aver finito mi ha impiantato il reattore nel petto e fino ad ora va tutto bene. Cerchiamo di sapere qualcosa in più sull'altro e mi fa sapere che dal paese da cui proviene ha una famiglia che lo aspetta quando avrà finito il lavoro qui e dopo lo chiede a me e io gli rispondo che oltre Emma non ho nessuno. Lui vuole sapere di più su di lei e allora inizio a raccontargli come l'ho trovata fino a quando non gli dico che ha deciso di voler far sul serio con questa cosa della arti marziali.

Nei giorni successivi iniziamo a costruire la macchina, o meglio quella che dovrebbe essere un'armatura che risponde ai miei comandi e partiamo dalle gambe. Devo assolutamente continuare a costruire questa cosa per rivedere il viso dolce ma duro della mia piccola Emma e chissà magari, potrei conoscere meglio la mia assistente e il suo sorriso dolce.

Io sono Iron ManDove le storie prendono vita. Scoprilo ora