Capitolo 3

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Uno dei giorni in cui sono rinchiuso qui dentro mentre stiamo costruendo, gli uomini che ci tengono prigionieri entrano armati fino ai denti e lasciano passare avanti un uomo che di rassicurante non ha niente.

-Tranquilli.- dice mentre noi abbassiamo le braccia anche se per essere tranquilli non ci sono le basi. Lui si avvicina a me e poi continua e mi sposta lo scollo della maglietta per vedere che cosa ho nel petto. Poi, continua a parlare. -L'arco e la freccia una volta erano l'apice della tecnologia negli armamenti. Hanno permesso a Gengis Khan di regnare dal pacifico all' Ucraina. Un impero due volte più vasto di quello di Alessandro il Grande e quattro volte più esteso dell'Impero Romano ma oggi chiunque possieda le ultimissime armi della Stark Industry governa queste terre. 

Mentre il tizio parla, l'uomo che mi ha aiutato per tutto questo tempo mi fa cenno di rimanere calmo, quando il tizio prende le copie della macchina che stiamo costruendo.

-E presto.. arriverà il mio turno.- dice girandosi verso di me

Lui e l'uomo che mi ha aiutato iniziano a parlare in una lingua strana. Mentre parlano, degli uomini lo fanno mettere in ginocchio e il tizio con delle pinze prende qualcosa di ardente e gira la testa all'uomo.

-Cosa vuole?- chiedo ma non mi risponde e gli appoggiano la testa su un pezzo di metallo e continuano a parlare in quella lingua strana che non comprendo. -Ma cosa volete una data di consegna?- chiedo mentre mi avvicino ma tutti quegli uomini mi gridano qualcosa come se mi dicessero di fermarmi e non avvicinarmi. - Lui mi serve. E' un buon assistente.

Il tizio molla la cosa incandescente e mi guarda.

-Hai fino a domani per assemblare il mio missile.- dice lanciando le pinze. Io mi metto subito a lavoro ma, ovviamente, non per fare quello che mi ha detto lui. Costruisco quella che dovrebbe essere la maschera dell'armatura mentre lui salda dei fili. Poi mi fascio le mani, metto una specie di giacca per coprirmi le spalle, infilo dei guanti e lui mi mette addosso quella che dovrebbe essere il davanti dell'armatura con un buco nel mezzo per far vedere il reattore. Sentiamo delle persone urlare parole mentre lui salda gli ultimi pezzi.

-Rispondigli. Digli qualcosa.

-Parla in ungherese, io..

-Allora parla in ungherese.

-Va bene

-Che sai dire?

Poco dopo parla in ungherese e dice qualcosa che ovviamente non comprendo. Maledetto me e quando non ho studiato lingue. Quello gli risponde ma noi abbiamo messo una specie di congegno attaccato alla porta. Quando aprono la porta il congegno esplode.

-Com'è andata?

-Oh santo cielo 

-Allora?

-Ha funzionato 

-E' ovvio.

-Finisco io .

-No fermo. Inizializza la sequenza di alimentazione.

Gli do le istruzioni per iniziare l'alimentazione dell'armatura e la barra sul monito inizia a riempirsi anche se non va molto veloce. Iniziamo a sentire delle grida che si dirigono verso di noi. Gli dico di finirmi come meglio può e che non deve farmi perfetto anche se lui entra nel panico perché quegli uomini iniziano ad essere sempre più vicini ma capisce che ci serve molto più tempo.

-Hey, vado a guadagnarti un altro po' di tempo.- dice 

-Attieniti al piano.- dico e lo continuo a gridare mentre lui scompare e va a prendere qualcosa poi inizia a sparare e li capisco che sta sacrificando la sua vita per me. Per far si che io esca vivo di qui. Devo farcela. Cambieranno un sacco di cose quando me ne andrò di qui. La barra arriva al suo massimo e la luce si spegne. Si sentono dei passi e degli uomini entrano dentro la stanza nella grotta. Uno è fermo di spalle davanti a me. Quando si gira e nota la luce blu del reattore, nota anche l'armatura e allora lo colpisco forte. Iniziano tutti a sparare ma quando finiscono inizio a colpirli di santa ragione a questi pezzi di merda che non sono altro. Continuano a sparare ma ovviamente i proiettili non possono niente contro l'armatura che ho addosso. Li colpisco tutti ma molti di loro scappano così li seguo fino all'uscita. Chiudono una porta di metallo davanti a me ma neanche questo mi ferma perché la faccio cadere a terra. Trovo l'uomo che mi ha aiutato sdraiato a terra e lui mi avverte che il tizio pelato sta per sparare e in effetti lancia un proiettile enorme e sfonda la parete, io carico un braccio e parte un missile che fa cadere l'uomo a terra e ne fa cadere uno dal tetto e io mi avvicino all'uomo.

Io sono Iron ManDove le storie prendono vita. Scoprilo ora