Capitolo 5

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Inizio a mettermi a lavoro su quella che sarebbe stata la mia prima armatura. In realtà, la seconda ma alla perfezione la prima. Chiedo a JARVIS di aprire e creare un nuovo file e intitolarlo Mark II e di salvarlo nel mio server dato che non volevo che nessuno sapesse di tutto quello che facevo, anche perché non riesco a capire di chi mi posso fidare davvero in questo momento. Il fatto è che dopo aver visto tutto quello che è successo a causa delle mie armi, non saprei davvero di chi fidarmi. Non voglio che il mio progetto finisca nelle mani di chissà quale pazzo, credo che nelle mie possa servire a qualcosa. Credo che nelle mie mani tutto questo possa fare del bene. Inizio a creare quelli che saranno gli stivali dell'armatura: installo dei propulsori per il volo, così potrò muovermi in libertà. Quando li ho finiti, li collaudo a mezzo metro dal centro facendomi aiutare dalle macchine create da me, una per registrare e una con un estintore in caso prendessi fuoco. Inizio a provare con una spinta del dieci per cento provando anche con un comando mani ma la spinta eccessiva mi fa volare indietro e sbattere forte contro il muro ma questo, ovviamente, non mi ferma. Capisco che il problema sta nel fatto che i propulsori hanno troppa libertà, quindi devo creare uno stabilimento di volo. Così, inizio a progettare le braccia dell'armatura fino ad arrivare al crearle. Mentre ancora sono alla base della creazione, dentro la stanza arriva la signorina Potts con un pacco e un caffè.

-Ho suonato diverse volte. Non sente l'interfono?- chiede poggiando le cose che ha in mano sul tavolino di fronte a me.

-Si. Che c'è?- chiedo continuando a lavorare sul braccio.

-C'è Obadaiah di sopra.

-Fantastico.

-Cosa vuole che gli dica?- chiede avvicinandosi a me.- Non aveva chiuso con la fabbricazione di armi?

-Infatti. Questo è uno stabilizzatore di volo. Del tutto innocuo.. è..- ma non ho il tempo di completare perché a causa della troppa forza di propulsione, vengo scaraventato non so dove e lei grida.

-Questo non era previsto.- dico prima di salire al piano di sopra e lo trovo al piano forte che suona un qualcosa che non so cosa sia. 

-Com'è andata?- chiedo. Lui mi guarda ma continua a suonare.- Huh.. abbastanza male, eh?- chiedo dopo aver visto lo scatolo di pizza sul tavolino in salotto.

-Solo perché ho portato della pizza da New York, non vuol dire che sia andata male.

-Hum.. e invece si. Accidenti.- dico staccando un pezzo di pizza.

-Sarebbe andata meglio, se fossi venuto anche tu.- dice finendo di suonare.

-Ah ah! Non devo mettermi in mostra. E' quello che faccio. Io non mi espongo e tu..

-Hey, andiamo. In pubblico, con la stampa. Questo era un consiglio di amministrazione.- dice lui interrompendomi.

-Questo era un consiglio di amministrazione?- chiedo come se non sapessi nulla.

-Sostengono che hai uno stress post-traumatico. Faranno un'ingiunzione.

-Una che?- chiedo ancora con la pizza in bocca.

-Vogliono immobilizzarti.

-Perché il titolo è sceso di 40 punti, l'avevamo previsto.

-56,5- interviene la signorina Potts.

-Non è rilevante.- dico voltandomi verso di lei.- Nel pacchetto azionario noi abbiamo la maggioranza.

-Tony.- mi chiama lui.- anche il consiglio di amministrazione ha dei diritti e loro sostengono che tu e la tua nuova direzione non rappresentiate i diritti della società.

-Sono una persona responsabile. Ho una nuova direzione, per me e per la società..- dico.- Insomma per il conto della società sono responsabile per il modo in cui vengo..- continuo ma mi blocco, quando vedo lo sguardo scettico dei due e sento il sospiro della signorina Potts.- Oh fantastico.

-Per favore. Tony..- dice lui vedendo che mi alzo e porto con me lo scatolo della pizza.

-Io torno in negozio.

-Hey, hey, Tony ascolta.- mi ferma lui.- Sto cercando di ribaltare la situazione ma tu devi concedermi qualcosa, qualcosa per convincerli. Lascia che faccia analizzare qual cosa dagli ingegneri. Rilevano solo i dati tecnici.

-No.- lo interrompo. Cerca di discutere ma non capisce che il reattore nel mio petto non lo tocca o lo guarda nessuno. Resta qui con me. Passano i giorni e io continuo a lavorare su quella che sarà una bellissima armatura. Mentre sto per effettuare una delle tante prove, nella stanza entra mia nipote.

-Guarda chi si vede.- dico in modo sarcastico.- come mai da queste parti?- chiedo avvicinandomi al tavolo e dandole le spalle.

-Ciao zio Tony.- dice lei dandomi un bacio sulla guancia.- che stai combinando? Obi è preoccupato, James è irritante appena sente il tuo nome e la signorina Potts ormai non sa che fare. Mi hanno chiamato disperati. Che stai combinando?

-Niente. 

-Cos'è tutto questo? Armi per l'esercito? Non avevi finito di costruire armi per l'esercito?

-Emma, sto cercando di creare qualcosa che possa salvare la gente o che almeno possa essere il meglio per la gente.

-Isolandoti dal resto del mondo? Non rispondendo alle mie chiamate? Trattando tutti male?- Non le rispondo così le continua. -Ti voglio bene, zio ma non ti riconosco più. Cerca di tornare la persona che eri. Non dico di tornare a fabbricare armi ma torna la persona che eri.- dice andando via e lasciandomi con i miei dubbi. Dopo aver collaudato la nuova armatura, torno in laboratorio e prendo la tazza sopra il tavolo ma mi accorgo che era poggiata sopra un pacco. Torno indietro e lo apro. "Da Pepper" leggo il bigliettino allegato. Lo apro e trovo il vecchio reattore dentro una teca di vetro e una frase tutta in torno. 

"La prova che Tony Stark ha un cuore."

Quella ragazza mi stupisce sempre di più, giorno dopo giorno. Inizio a tenere davvero a lei perché è vero che se non avessi lei non avrei nessuno. Inizio a pensare che oltre i soldi o tutto il resto io non abbia davvero niente. Emma è l'unica cosa buona che mi sia capitata nella vita come affetti e senza di lei non avrei mai aperto il cuore come ho fatto fino ad ora perché quei suoi occhi enormi ti entrano dentro e ti scaldano il cuore. Poi, è arrivata la signorina Potts e mentre ero rinchiuso dentro quella caverna, ho iniziato a pensare a lei e inizio a credere che qualcosa posso sentirla nei suoi confronti ma non so cosa lei provi per me e non credo di potermi basare su questo piccolo dono ma la sua dolcezza mi ha reso davvero molto felice. Lei sa come prendermi e sa cosa dire e quando dire qualcosa. Lei, come Emma, conosce il vero Tony e non si fa abbattere dalla maschera che indosso tutti i giorni per camminare a testa alta fra la gente. Lei mi accetta e non vuole altro.

Io sono Iron ManDove le storie prendono vita. Scoprilo ora