I won't play the game

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Devo ammettere di essere rimasto stupito.
Alexis è riuscita a tener testa ad Adelaide, nessuno ci riesce mai, ma a quanto pare la mia piccola guerriera è l'eccezione che conferma la regola.
La cuoca non è una persona cattiva, solo che ha le sue idee e la corazza robusta degli anni a proteggerla.
Il giorno in cui decisi di tornare ad ascoltare un concerto classico non mi sarei mai aspettato che nella mia vita entrasse sbattendomi contro, letteralmente, la ragazza più bella del mondo. Ha sconvolto tutto in un secondo, pensavo di essere un Alpha rispettato e temuto, ma quando sono con lei torno ad essere un ragazzino in piene crisi ormonali disposto a tutto per la sua attenzione.
Sì guardano con sfida dopo la loro accesa discussione sul perché non mangia carne. Nessuno delle due vuole sentire ragioni.  La cuoca le lancia un ultimo sguardo infuocato e torna in cucina marciando arrabbiata e facendo tremare le pareti.
Deve aver capito che non può vincere contro la mia compagna. Ghigno soddisfatto e la guardò di sottecchi...
riuscirà a tenermi testa.
Alexis
Ora non mangiare carne è un crimine!
Non capisco propio come ragionino questi lupi. Una persona ha il diritto di avere le proprie idee e fare ciò che desidera, solo che io non sono libera. Sono stata rapita, sono una prigioniera, solo che la mia gabbia dorata è molto grande.
Demon mi guarda adorante, i suoi occhi mi osservano attenti e un leggero ghigno gli compare sulle labbra perfette rosse. Credo che mi toccherà combattere per tornare ad avere una parvenza di normalità finché rimarrò con lui.
Alla fine ho vinto io e ora mi sto godendo un piatto di pasta al pomodoro, spero davvero che non ci abbia sputato nessuno in cucina.
Non è esattamente un piatto ricercato, ma sicuramente mi riporta alla mia infanzia. La mia tata la preparava quando tornavo da scuola.
"Mangi in modo strano" dice Demon buttando un occhiata al mio pasto e addentando un pezzo di carne.
"Non è vero" affermo seria, semplicemente non credo che la pasta vada mangiata con un secondo.
"Sì invece, la pasta è un contorno" dice fissando i miei fantastici spaghetti. Alzo gli occhi al cielo sospirando.
"Non dirlo più per favore, qui in Canada sarà così , ma in Italia e Francia è diverso. Non si mangia la carbonara mentre mangi il pollo" lui mi guarda stranito come se avessi detto qualcosa fuori dal mondo.
"Come lo sai?" Chiede mangiando un altro boccone e assaporandolo lentamente.
"Ci ho vissuto per un po' di tempo" mi appoggio allo schienale e poso la forchetta. Non ho voglia di passeggiare sul viale dei ricordi.
"Veramente?"
"Sì, sembri stupito" dico, lui sembra pensieroso, si tocca il mento con le dita
"Perché?"
"Perché sembri stupito?
Non lo so, per la tua faccia o per il tono della tua voce." Non credo che ami molto l'ironia, infatti mi guarda male e storce le labbra.
"L'ironia è la forma più bassa di umorismo e non era questa la mia domanda "
"D'accordo con te non si può mai giocare. Perché ho vissuto in tanti paesi diversi?"dico fingendo di pensarci su, giusto per infastidirlo un po'.
Lui annuisce.
"per il lavoro dei mie genitori, io e mio fratello Derek eravamo costretti a spostarci di continuo, non era una vita semplice, specialmente quando sei un bambino " rispondo pensando a tutte le volte in cui ho dovuto rinunciare a ciò che creavo in posto. Ogni volta che iniziavo a chiamare un posto casa questo mi veniva tolto. Veniva sostituito da altre quattro mura, ma queste erano vuote, senza ricordi.
"Allora perché sei in Canada?" Domanda sfiorando con le dita una ciocca dei miei capelli.
"Perché non sei felice che io sia qui?" lui ha un sussulto e un ombra di dispiacere gli copre gli occhi per un momento.
"Non scherzare sui miei sentimenti per te mia Luna" dice con tono di rimprovero, stringe la mia mano tra le sue e la attira alla bocca lasciando un bacio sul dorso. Non volvevo ferirlo, non questa volta almeno.
Però non lo capisco passa dall'essere burbero, animalesco come un lupo, a essere estremamente romantico.
Anche se non provo niente per lui il contatto fisco tra di noi è sempre elettrizzante.
"Sono tornata in Canada perché ero stufa dei continui spostamenti" rispondo sbuffando, anche se non mi infastidisce troppo il suo interesse.
"Sì, ma perché propio il Canada? Sei originaria di qui?"
"No, io e mio fratello siamo nati a New Orleans, nostra nonna vive lì" era un po' che non pensavo a lei, mi manca molto, è la madre di mia madre, e da piccoli passavamo tanto tempo con lei quando i nostri genitori erano via a caccia di "tesori del passato", o almeno papà li chiama così . Mi domando così stiano facendo ora tutti loro, sanno che sono scomparsa? Sono preoccupati, mi stanno cercando? Quando verranno a sapere che sono scomparsa si preoccuperanno molto.
"siamo venuti qui per gli studi di Derek"
"Come hai fatto per la lingua?" Ok ora Demon sta diventando un po' invadente, anche se devo ammettere che è tenero a voler saper qualcosa della mia vita
"Mi sono adattata, studiavo in scuole per ragazzi americani e per il resto sono stata costretta ad imparare la lingua del paese di turno" non mi piace parlare di me
"Non ti piaceva viaggiare?" Chiede
"Amo viaggiare" dico
"Allora perché hai deciso di fermarti?"
"Volevo trovare un posto da chiamare casa" dico convinta. Lo speravo veramente, volevo avere una vita normale uguale a quella di tutti gli altri adolescenti della mia età.
"Casa non è solo un luogo. Casa è la persona che ami, che per te viene prima di ogni cosa. Quella tra le cui braccia ti fa sentire al sicuro" dice con dolcezza
"Sei molto filosofico. Chi è casa tua?" Chiedo. Ne parla come se la avesse già trovata.
"La persona che ora mi guarda con i suoi profondi occhi verdi"
"possiamo cambiare argomento" scuoto la testa imbarazzata non sapendo cosa rispondere  e inizio a fissare la mia pasta che si sta freddando nel piatto
"Perdonami non volevo infastidirti" mi sussurra all'orecchio per poi mordermi il lobo.
"Le senti anche tu quando ci tocchiamo?"
"È l'effetto del legame" già il legame che ogni giorno mi lega sempre di più a lui.
Mi sono adattata anche a questo posto, come faccio sempre dopo tutto, Demon è meglio di quello che mi immaginassi, ma non posso stare qui per sempre.
"Demon ti devo parlare"
"Ora?"chiede mangiando un altro boccone
"Sì ora" rispondo sicura
"D'accordo"
Ci alziamo, anche gli altri membri del branco per rispetto si alzano, e usciamo.
"Cosa c'è?" Chiese preoccupato
"Un posto tranquillo dove possiamo parlare?" Chissà cosa starà pensando che voglia dirgli.
"Il mio ufficio"
Lo segue lungo interminabili corridoi, fino ad arrivare alla porta dell'ufficio, l'ho visto solo una volta di sfuggita è molto elegante con una grande libreria a parete.
"Puoi parlare" dice appoggiandosi alla scrivania in mogano. Indossa una maglietta nera molto aderente che mette in risalto la sua muscolatura possente, per non parlare dei jeans che lo fasciano a perfezione... sento un risata e risalgo fino ai suoi occhi
"Ti godi lo spettacolo piccola guerriera?"
Scuoto la testa a disagio , ma ora devo essere seria e concentrarmi.
"Senti Demon, mi piace la tua compagnia, anche se non credevo lo avrei mai detto. 
Poi gli effetti del legame sono spettacolari" gli spunta un sorriso adorabile anche se so che presto scomparirà "ma Demon io non posso più stare qui, ho una vita, una famiglia, ho appena iniziato a esibirmi seriamente come pianista. Devo tornare a casa"
Il sorriso che fino a poco fa aveva sulle labbra scompare la sciando posto a un smorfia di dolore, i suoi occhi diventano rossi, i muscoli delle braccia si contraggono scossi da fremiti di rabbia.
"Credevo che avessi capito" ringhia avvicinandosi velocemente, continua ad avanzare finché non sono bloccata tra lui e la porta chiusa.
"Mia dolce Luna, tu non hai scelta, rimarrai con me che tu lo voglia o no. Mi sembrava di essere stato chiaro" la sua mano si avvicina al mio volto prendendo una ciocca dei miei capelli castani.
"Pensavo che anche tu volessi stare con me, per questo credevo che mi volessi parlare, per dirmi che avevi accettato il tuo ruolo " sembra veramente ferito "ti ho aperto il mio cuore è tu lo hai rifiutato "
Un po' mi dispiace, ma non posso stare con lui in eterno. Appoggio le mani sul suo petto e tento di spingerlo, ma è peggio di una montagna. Sembra infastidito dal mio gesto. Alla fine riesco a sgattaiolare via
"Demon per favore non puoi farmi questo" dico con voce strozzata, non può rovinare la mia vita, non lo permetterò.
"Sí invece che posso" dice con un ghigno malefico, mi prende e mi solleva da terra caricandomi come un sacco di patate sulla sua spalla. Inizio a scalciare e inveire contro di lui
"Razza di lupo psicopatico lasciami andare subito" è inutile, nulla sembra scalfirlo.
Mi porta in camera "mia" e mi butta poco delicatamente sul letto mettendosi su di me a cavalcioni:
"Mia piccola guerriera ti sono state concesse troppe libertà, da oggi in poi non uscirai più da questa camera finché non avrai cambiato idea" tenta di baciarmi, ma giro il viso dall'altra parte.
"Mai" dico tirandogli uno schiaffo che gli fa rilasciare un gemito di sorpresa. Ghigna contento.
"Bene allora che il gioco abbia inizio e che vinca il migliore" dice uscendo dalla stanza chiudendo a chiave la porta.
"Vuoi giocare Demon?" Ormai parlo da sola "bene allora dovrai cercare un altro avversario perché io non rimarrò qui a giocare con te"

Scusate se pubblico solo ora, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Commentate se avete domande o consigli grazie.
La pazza saluta.

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