Che incubo.

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«Oh, cazzo», imprecai a voce bassa. «Che male alla testa», non riuscivo a tenere gli occhi aperti e tutti i suoni intorno a me sembravano inquietantemente ovattati e fastidiosi.

Il cellulare non smetteva di suonare e la mia pazienza era partita in viaggio assieme alla lucidità.

«Quanta luce, cavolo», con un occhio semi-aperto cercai di abbassare la luminosità assassina dello schermo per riuscire a capire chi, dei miei amici, avesse preso il posto della sveglia quella mattina.

Scostai le lenzuola e misi una gamba e poi l'altra fuori dal letto.

Ma cosa?

Avevo ancora addosso il vestito della sera prima.

Forse ho bevuto troppo, conclusi, sorpresa da una me che si reputava astemia. Dei messaggi su Whatsapp coprivano tutto lo sfondo di Game of Thrones del telefono, mi armai di pazienza combattendo contro la nausea e cominciai a leggere.

Sarah: Amica come ti senti? Aspetto tue notizie per sapere tutto! 😱

Liz: Sono stata aggiornata, hai più sentito Ethan?

Aggiornata di cosa? Ethan?

Mille domande mi balenarono alla testa, fino al momento in cui la mia attenzione non capitò sul suo messaggio.

Nathan: El.

Oh oh.

Composi il numero di Ethan in un attimo. Era con me, ad un passo dal mio fianco, riflettei arrossendo. Eppure cosa era quel battito accelerato e quel senso di colpa salire violentemente dallo stomaco? Scattò la segreteria, non mi diedi per vinta ed entrai in chat.

"Ultimo accesso alle ore 10.34".

Ethan dei miei stivali mi stai forse ignorando?

Cercai di legarmi disordinatamente i capelli e, inciampando due-tre volte, raggiunsi il bagno. Avevo un disperato bisogno della doccia.

Mi spogliai del vestito nero e dell'intimo, buttando il tutto a terra in un angoletto del bagno.

Un po' di acqua fredda mi rischiarirà le idee, no?

Chiusi gli occhi e mi lasciai coccolare dal getto d'acqua e dal profumo del mio sapone preferito alla vaniglia.

Cercavo disperatamente di stringere il più possibile la presa sulla sua schiena. «Eth daaaaai, abbracciami più forte», esclamai a voce fin troppo alta.
«Hai un buonissimo odore, sai di cosa? Di casa. Sì, di casa mia Eth», continuai poggiando la testa sulla sua spalla.

Fermò il mio goffo tentativo di ammaliarlo togliendo le sue braccia intorno al mio corpo. «Ele non stai molto bene, vero?». Mi allontanò di poco, giusto per scrutare i miei occhi neri.

Oh quanto sono verdi e belli i suoi.

«Sto benissimo, mai stata meglio. Parola d'onore», giurai accennando un sorriso innocente e baciandomi le dita incrociate sulle labbra.

Aggrottò le sopracciglia divertito. «E allora cosa stai facendo esattamente?».

Avvicinai sfacciatamente il mio viso al suo, dandogli un soffice bacio sulla guancia destra.

«Nulla, ho solo bisogno di te. Sei l'unica persona di cui mi fido ciecamente», gli risposi fissando sfacciatamente le sue labbra. «E adesso devo per forza credere in qualcuno», conclusi alzando lo sguardo e incrociando nuovamente i suoi occhi.

Quando passa l'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora