Mi vuoi buttare di sotto?

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Il The Lanesborough era un'hotel meraviglioso che lasciò a bocca aperta tutti i miei compagni di viaggio. Si trovava al centro della capitale ed era di un lusso disarmante, chissà quanto costasse una notte lì... Per la nostra scuola il pernottamento era completamente gratuito e questo non poteva che renderlo più fantastico.

Il terrorismo psicologico utilizzato contro la professoressa aveva funzionato perfettamente, mi ritrovai infatti con Liz e Sarah in una stanza grande quanto la mia casa.

L'emozione per il camposcuola finalmente mi aveva travolta, soprattutto dopo essere entrata in quel paradiso. La camera sui toni del beige e del panna aveva tutti i comfort possibili, ognuna di noi aveva un personale letto matrimoniale, una Smart Tv a non so quanti - ma sicuramente tanti - pollici, il Wi-Fi, il frigobar condiviso e una veduta sbalorditiva sull'Hyde Park Winter Wonderland.

Lanciai il trolley vicino alla porta del bagno e mi tuffai sul letto. «Lasciatemi morire qui», esclamai estasiata.

«Non ho mai visto una cosa del genere», aggiunse Sarah.

Liz ridacchiò. «Ele già hai scelto il tuo letto? Io mi prendo questo vicino alla finestra».

Mi squillò il cellulare e con fatica cercai di sfilarlo dalla tasca dei jeans.

«Chi è? Ethan o Nathan?», domandò Sarah, cercando di riprendersi quella libertà persa da tempo.

Ehi, troppo in fretta!

Le si affiancò Liz dandole una gomitata complice. «Essere o non essere, Ethan o Nathan, è questo il problema», imitò a modo suo Amleto, scoppiando poi a ridere.

Le fulminai e vedendo il nome di Ethan lampeggiare sullo sfondo, feci loro il segno di rimanere in silenzio. Ottenni soltanto smorfie stupide e risolini da ochette.

Alzai il dito medio e risposi.

«Oh Eth».

Ehi Ele, ti ha lasciato libera Nathan?

«Sì stupido, sono in camera con le ragazze. Tu a quale piano sei e con chi sei capitato?».

Il settimo, camera 709, è uno spettacolo. La prof ha accontentato un po' tutti, sono in camera con Ash e Luke.

«Noi al sesto, camera 604. Sono finalmente entusiasta per questo viaggio, meglio tardi che mai».

Immagino che la tv e il wi-fi gratuito abbiano influito.

«Giusto un po'».

Rise. Fra mezz'ora dobbiamo stare alla Hall, quindi che ne pensi se tra dieci minuti ci vediamo?

Mi colse decisamente alla sprovvista e rimasi in silenzio per una manciata di secondi.

Richiesta scomoda?, chiese ironico.

«No no, ma che! Stavo cercando il caricatore del cellulare - mentii spudoratamente - va bene. Mi vieni a bussare tu?».

Lo immaginai sorridere.

Va bene, a dopo.

«A fra poco», attaccai sotterrandomi col cuscino.

Mi sentii colpire sulle gambe da qualcosa. «Tieni il caricatore Ele», mi provocò Liz.

«Aaaaah», ne uscì un urlo strozzato. Non avevo il coraggio di scoprire la faccia e incontrare gli occhi giudiziosi delle mie amiche.

«Elena».

Liz e il suo tono autoritario maledetto. No, rimango qui sotto.

«Elena prima che ti prenda a calci levati quel cuscino da dosso».

Quando passa l'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora