Nessuno aveva detto che fosse facile.

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Ethan mi accompagnò silenzioso in stanza e dopo essersi accertato che non fossi sola andò alla Hall dove ci attendevano la professoressa e i pochi compagni puntuali.

Al mio ingresso trovai Liz e Sarah sedute sul divano al centro della camera, impegnate in un fitto chiacchiericcio che si bloccò appena incrociarono i miei occhi.

Rispettarono il mio turbamento e non fecero domande, seppur sentissi i loro sguardi punzecchiarmi la schiena fino al mio arrivo in bagno.

Buttai fuori tutta l'aria che avevo trattenuto e mi presi del tempo per riflettere su quanto successo.

Le mie amiche avevano capito tutto, del resto ci erano arrivate molto prima di quanto avessi fatto io.

Avevo dovuto portare la situazione al limite per rendermi conto che Ethan non si meritava un amore diviso per due.

Non avrei mai potuto stare con lui senza amarlo completamente. Non era rotto dentro, non era contaminato, non era me e Nathan. Non potevo rovinarlo, non dovevo... Semplicemente non se lo meritava.

O per lo meno questo era quel che mi raccontavo.

Davanti allo specchio mi sistemai i capelli in una coda dignitosa, mi sciacquai il viso e decisi di truccarmi un po', giusto per mascherare quella espressione sconvolta.

Pensavo di fare più schifo di così, pensai sorpresa.

Alzai le spalle al mio riflesso.

«Andiamo Ele?», sentii la voce squillante di Liz lontana dalla porta.

Presi aria dal naso e la feci uscire piano dalla bocca in un respiro profondo che potesse tranquillizzarmi.

Ma chi le ha dette queste cazzate?

Presi coraggio e abbassai la maniglia ritrovandomi due fari chiari puntati addosso. Mi finsi più che mai pronta e sorridente. «Forza andiamo, se stanno aspettando solo noi siamo finite», ma dagli sguardi apprensivi capii che prima o poi avrei dovuto dare loro una spiegazione.

La giornata trascorse velocemente, Ethan ed io avevamo evitato di lasciar trasparire qualsiasi emozione che combatteva in noi. Evitavamo di guardarci, di scambiarci qualche battuta di troppo, di fare fotografie vicini perché...

«Forza venite qui, un altro selfie di gruppo!!».

Sospirai. Perché era terribilmente giusto così.

«Questa è veramente bella!», commentò Sarah felice.

Squillò il cellulare nella tasca ed il mio sorriso abituale da foto sparì dietro ad un vivace e acuto: «Pronto?».

«Tesoro come stai? La casa è così silenziosa, Charlie è perso senza il vostro rituale del buongiorno».

Ridacchiai grattandomi il naso gelido che sfuggiva continuamente dalla sciarpa. «Ciao Mamma, molto bene, stiamo tornando ora in hotel, ma hai visto quanto è bello?». Le avevo inviato un numero infinito di fotografie per non farle perdere nemmeno un dettaglio della stanza e del viaggio.

«È una meraviglia! Che avete fatto oggi? Te e Joe vi state annoiando?».

Londra la conoscevamo molto bene soprattutto nelle sue vesti natalizie. A pochi km dalla città ci abitavano i miei zii e ogni occasione era buona per andare a fargli visita.

Amavano improvvisarsi Cicerone per le strade della capitale, raccontandoci aneddoti divertenti e sorprendendoci con storie nuove su un particolare che la volta precedente non avevamo notato.

Feci una smorfia di disappunto. «Stiamo con gli amici, è un'altra cosa!».

«Certo, con noi vi annoiavate, siamo troppo vecchi!».

Quando passa l'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora