Vuoi che vada via?

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«Che le dovevo dire? Ciao Elena, ho una madre pazza e mio padre è scappato di casa, ma non correre via da me ti prego, perché mi sto innamorando di te?».

Rabbrividii. «Tua madre non è pazza».

Catturai magicamente la loro attenzione. «Cosa?».

Fissai Nathan. «Elenoire non è pazza».

Blu contro nero.

«E come fai a saperlo?».

Confessai. «L'ho vista al parco e ci ho parlato, inizialmente non avevo idea che fosse tua madre».

«Ah...».

Si mise nuovamente seduto, gli occhi pensierosi, i gomiti sulle ginocchia e le gambe divaricate. Oh Nathan...

«Chi lo avrebbe mai detto?», chiese al vuoto.

«Cosa?».

Accennò un sorriso di circostanza. «Tu, noi. Tra le mille ragazze dovevi capitare proprio tu nella mia vita e in quella di Ethan».

«Coincidenze».

«Forse», concluse abbassando la testa.

Il clima sembrava paradossalmente migliorato ed anche Eth si rilassò, accovacciandosi sul tappeto.

Si sono arresi?

Decisi di ricominciare ad indagare. Magari fosse la volta buona... Nascosi le dita incrociate dietro la schiena.

«Elenoire e Natalie erano amiche, poi cosa è successo?».

Nathan si passò una mano tra i capelli e con uno sguardo indecifrabile prese per primo la parola. «Natalie ha tradito suo marito con mio padre o mio padre ha tradito mia madre con sua madre, dipende dai punti di vista».

Ethan si limitò ad annuire imbarazzato.

«Capisco», dissi con falsa noncuranza. «E perché voi due avete litigato?».

Alzarono entrambi gli occhi al cielo. Ironico.

«Perché l'eroe lo sapeva già da tempo e ha tenuto il segreto per sé, dimenticandosi che ero  – mimò le virgolette con le dita - il fratello», esclamò sprezzante puntando lo sguardo su Ethan.

«Cosa dovevo fare? Ero un bambino ed ero spaventato! Non volevo che si distruggesse tutto, non volevo perdere la mia famiglia. Pensi che anch'io non fossi disgustato dalla situazione?».

Alzarono entrambi di qualche tono la voce, ma li lasciai fare, ringraziando il cielo per l'assenza di Joe. Mi raggomitolai sulla sedia, stringendo le gambe al petto, in religioso silenzio.

Da quanto tempo non si parlavano? Mesi, anni?

«Sì, ma sei rimasto con Natalie e hai preferito non guardarmi più in faccia. Mi hai chiuso tutte le porte, anche quando hai saputo che mamma stava male!», sbottò esasperato.

Ethan aprì le braccia verso l'alto. «Mi vergognavo, non volevo credere che mamma avesse fatto una cosa del genere. Dovevo proteggerla, dovevo proteggere la mia famiglia».

«E me? Ethan eri il mio eroe, cercavo di imitarti in tutto. Eri quello bravo a scuola, il bambino così gentile, pacato, altruista, sempre col sorriso stampato sul volto ed io? Il solito delinquente disgraziato con una madre uscita fuori di testa e un padre in giro per il mondo!». Prese un profondo respiro e tirò fuori tutta l'aria che aveva in corpo. 

Si creò un silenzio imbarazzante, carico di tensione e di rancori.

Inaspettatamente Nathan cercò il mio sguardo, incatenandolo al suo. Mi diede il permesso di entrare in punta di piedi nel suo dolore e sebbene cercassi di tenere sotto controllo le emozioni, alcune lacrime forzarono per uscire. Ero sconvolta dal nostro legame, il mio istinto del resto era sempre stato quello di proteggerlo dal mondo e dai suoi disordini. Bastò così poco ed i suoi occhi si addolcirono, rivelando un accenno di sorriso sul suo viso.

Quando passa l'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora