Capitolo 19.

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Tyler

I giorni passavano in fretta, ben presto arrivò la domenica e questo significava un giorno completo di riposo, niente piani da progettare, niente uomini da uccidere e soprattutto niente Alec in fase costante di comandante dell'esercito. Ian dopo quello scambio di battute nella nostra stanza non mi aveva più rivolto la parola, in realtà non mi aveva nemmeno degnato di uno sguardo, non capivo perché si comportasse così con me. Mi ero da poco svegliato ed ero intento a fissare il letto vuoto di Ian, sicuramente era andato o ad allenarsi o a fare colazione. Al pensiero del cibo il mio stomaco brontolò, decisi che fosse il momento di riempire il mio povero pancino affamato. Mi alzai malvolentieri, non volevo lasciare tutto solo il mio povero letto che mi richiamava silenziosamente. Non feci in tempo ad afferrare la maniglia della porta che qualcuno mi aveva preceduto. Davanti a me comparve la giovane figura di un dio Greco. Ian era appena uscito dal bagno e stringeva in vita un asciugamano. Senza volerlo mi congelai sul posto e iniziai a contemplarlo, i capelli castano chiaro, umidi, gli ricadevano sulla fronte, da cui scendevano delle gocce d'acqua che gli accarezzavano il volto e poi dolcemente scendevano su tutto il corpo, percorrevano quegli addominali scolpiti dovuti a duri anni di allenamento e si spingevano oltre quello che ai miei occhi non gli era permesso vedere. Un pensiero perverso mi invase la mente, avrei tanto voluto essere al poste di quelle gocce d'acqua. -Qualcosa non va Wilkinson?-  la sua voce potente e gelida mi risvegliò da quello stato di trans. Sono in quel momento mi accorsi che la mia bocca per lo stupore si era aperta formando una "o" e la mia gola si era seccata. Un forte calore mi invase l'intero corpo, sicuramente avevo preso un colorito tendente al violaceo. Cercai di connettere il cervello ma non ci riuscii, le uniche cose che mi uscirono dalla bocca furono dei versi e degli "ehm.." che non si sarebbero mai trasformati in un discorso con un filo logico. -Ti crea problemi vedere dei ragazzi nudi?-  continuò stanco di non ricevere risposta. I suoi occhi di un verde brillante mi osservavano in attesa ti una mia qualche risposta. Non sapevo nemmeno più come si respirava, era troppo vicino. Io scossi la testa cercando di riprendere il controllo sulle mie emozioni. Ian ghignò divertito, mi guardò per qualche altro secondo e senza preavviso si portò la mano a quel sottile pezzo di stoffa e se lo sfilò. Non feci in tempo a metabolizzare l'accaduto che mi ritrovai l'asciugamano che mi copriva la visuale, me lo aveva lanciato sul volto. Mi superò sfiorandomi una spalla, gesto a cui il mio corpo, ovviamente reagii subito, infiammandosi ancora di più.  Incapace di girarmi decisi che la cosa migliore da fare era di uscire da quella stanza immediatamente. 

-Tyler stai bene?- mi chiese Allyson mentre entravo in cucina e prendevo posto vicino la mia migliore amica. Alle sue parole mi risvegliai dallo stato di trans che la mia mente aveva intrapreso. Puntai i miei occhi su di lei e sorrisi, cercando ancora di riprendermi. -Si, perchè?- chiesi disinvolto. -Stavi fissando in maniera ossessiva l'asciugamano che hai tra le mani...stavi per sbavare...- disse Nick dando un veloce bacio a stampo ad Allyson mentre lei arrossiva, marchiava il suo territorio, sembrava un cane. Alzai gli occhi al cielo appoggiando l'asciugamano sulla sedia al mio fianco. Stavo per ribattere ma Alec mi superò con le tempistiche entrando nella stanza, ignaro dalla scena sdolcinata a cui avevo assistito poco prima. -Che ne dite se oggi pomeriggio andiamo tutti a fare una passeggiata al parco?- . I fidanzati lo guardarono sconvolti, Alec non aveva mai proposto di fare un'uscita. Io non mi stupii più di tanto avevo già una vaga idea del perché di quella proposta. Qualche giorno prima mi aveva chiesto di trovargli qualche informazione su una certa Catherine Denver, il destino era proprio strano, lei viveva a mezz'ora da Phoenix, Glendale, e quei due si erano incontrati in Messico. Avevo scoperto solo dov'era nata, il parco in cui si recava ogni pomeriggio e l'età, non era molto. Io mi potevo vantare di essere uno dei migliori hacker del mondo, in pochi secondi ti potevo rivelare i segreti più oscuri di ogni singola persona, ma lei era quasi un fantasma. - Finalmente, mi stavo deprimendo tra queste quattro mura! Per una volta il mio migliore amico ha avuto una buona idea.-  disse Ian, ci aveva appena raggiunti in cucina dopo essersi vestito, per sfortuna aggiungerei. 

-Perché siamo dovuti arrivare fino a qui? Abbiamo un parco pure a Phoenix!- esclamò Allyson dando voce alle domande che gli stavano ronzando in testa dall'inizio delle partenza. -Questo ha le panchine...e gli alberi...e c'è...ehm...il prato...- disse Alec in imbarazzo. Era la prima volta che lo vedevo davvero imbarazzato, di solito era lui quello che manteneva il controllo. Allyson alzò un sopracciglio incrociando le esili braccia al petto. -...certo, come qualsiasi parco che viene definito tale...- rispose lei come se le cose che avesse elencato suo fratello fossero scontate e non aveva torto. -Dai Allyson, l'importate è che siamo usciti! - sbuffò Nick. Allyson sembrò pensarci un po' e poi annuii. -Nick accompagnami che mi voglio comprare un libro.- più che una domanda era un'affermazione. Prese Nick da un braccio e lo trascinò via, non permettendo ad Alec di dire niente. Lui ci guardò stranito ed innervosito  -Mi vado a fare un giro anche io...-  disse Alec, portandosi la mano dietro la nuca pensieroso, si soffermò qualche altro secondo come se volesse aggiungere qualcosa ma preferì non dire altro e dopo aver salutato con un gesto veloce della mano si allontanò velocemente da noi. -E' proprio cotto di quella riccia...-  disse il ragazzo al mio fianco dopo aver osservato Alec che se ne andava. Diede voce ai miei stessi pensieri. -Lo penso pure io, di solito non si intessa a nessuno al di fuori di "noi".- affermai consolidando l'ipotesi di Ian. 

-Che tipo di persone fanno breccia nel tuo cuore?- mi chiese dopo un paio di minuti di silenzio. Le mie guance diventavano leggermente rosse quando iniziò ad osservarmi con il solito sorrisetto sfrontato. Eravamo seduti sul prato, a separarci c'era solo qualche centimetro. Io  combattei con me stesso, non sapevo se dirgli la verità sulla mia omosessualità, ma accantonai subito quel pensiero, non volevo essere deriso da lui. -Mi piacciono...ehm...gli occhi verdi...e... i caratteri forti...- dissi io cercando di non aggiungere un "tu" nella risposta. La mia coscienza mi stava divorando dall'interno. Non avevo niente di cui pentirmi, non avevo mentito. Lui mi aveva chiesto che genere di "persona" mi piacesse non "ragazza". Ian mi guardò per qualche secondo, come se mi volesse leggere dentro. Io distolsi lo sguardo concentrandomi a fissare un albero a qualche metro distante da noi. -A te invece?- chiesi cercando di incentrare il discorso su di lui.  Ian inclinò la testa verso destra e sorrise leggermente. - Quelli che non si fanno gli affar propri - mi rispose tranquillamente, mentre io mi perdevo nei suoi occhi verdi. Avevo sentito male o aveva detto "quelli" ?! Non riuscì a riflettere su quelle parole perché lo vidi avvicinarsi pericolosamente a me. Trattenni il fiato, immaginandomi quello che sarebbe successo da lì a poco, anzi lo sperai...desideravo ormai da troppo tempo assaggiare quelle labbra.  Di colpo, come se si fosse accorto di quello che stava per fare si allontanò bruscamente, come scottato da un contatto che non c'era stato. -Ti va un gelato?- propose dal nulla tornando ad essere gelido. Io sorrisi leggermente come per acconsentire, ma mi sentivo lo stomaco chiuso. Mentre ci incamminavamo uno vicino all'altro io cercavo di capire, comprendere, cosa era successo qualche minuto prima. 

Innamorata di un MercenarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora