Capitolo 3.

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Era il penultimo giorno di scuola, non vedevo l'ora che le vacanze iniziassero. Come sempre quella notte mi rifugiai tra le braccia di mio fratello. Da quando i miei genitori erano morti tutte le notti quell'incubo mi tormentava, non capivo però cosa c'entrasse.. i miei genitori erano morti in un incidente stradale, almeno questo è quello che mi aveva detto Alec. Io di quel giorno non mi ricordavo niente, nemmeno di quelli precedenti e della mia vita con loro poco e niente. L'unica cosa indelebile era il profumo della mamma, dolce come l'odore che lasciano i biscotti appena sfornati al cioccolato, e il sorriso del papà, uno di quei sorrisi sinceri, difficili da trovare, quel sorriso era un suo modo per dirmi "ti voglio bene". Erano le uniche cose che mi sarei portata dentro per sempre, le uniche cose che non avrei mai dimenticato. Alec non mi aveva mai raccontato granché e io non chiedevo più di tanto. Mi ritrovai imbabolata davanti allo specchio, indossavo un paio di pantaloncini jeans, una maglietta nera e le converse bianche. Presi un capellino grigio, lo zainetto di pelle nera e uscì di casa. Oggi ero particolarmente scossa.

Quella mattina i professori ci lasciarono in pance, in fondo era il penultimo giorno di scuola. -Allyson, tutto bene?- mi chiese Tyler scuotendomi. Eravamo a mensa, al solito tavolo, ed io mi ritrovai a giocare con il cibo che avevo nel piatto senza rendermene conto. Scossi la testa come per riprendermi -Si, tutto bene, perché?- chiesi lasciando cadere la forchetta di plastica per poi stringermi le braccia. -Perché Nick ti appena provocato e tu non hai risposto.- disse Ian; avevo lo sguardo di tutti addosso. -Ah si, mi ero incantata..se mi scusate vado un attimo fuori.- dissi alzandomi senza aspettare alcuna risposta, sentì qualcuno chiamarmi per nome, era la prima volta che mi sentivo chiamare così da lui, ma non mi fermai lo stesso, spinsi la porta della mensa e uscì sotto lo sguardo curioso di diversi ragazzi. Mi andai a sedere sulle scalinate che portavano al piano superiore della scuola e mi strinsi le gambe portandole al petto. -Allyson che ti succede?- mi chiese una figura prendendo posto accanto a me -Sto bene, non ti preoccupare.- dissi non guardandolo -Ehi, sei la mia sorellina, so quando c'è qualcosa che non va.- disse per poi spostarmi il volto verso di lui per far si che lo guardassi negli occhi, quegli occhi che erano le uniche cosa che mi tenevano ancora in vita. Presi un profondo respiro -Sai, certe volte mi capita di pensare come potremmo essere ora, se non fosse successo nulla. Alcune volte immagino mamma che prepara la colazione e papà seduto sulla poltrona rossa, te la ricordi? Per quanto tempo c'era rimasto seduto aveva preso la sua forma..- Sospirai lasciandomi sfuggire un piccolo sorriso -pensare che potevamo essere una famiglia, la migliore, come quelle famiglie che mostrano in televisioni, quelle delle pubblicità..- mi fermai ancora una volta, abbassai lo sguardo per qualche secondo, lasciando che una lacrima mi solcasse il viso per poi rialzare lo sguardo sul suo che ora era dolce e pieno di comprensione e tristezza -E' tutta colpa di uno stupido incidente..-dissi in un sussurro mentre lui mi attirava a se e mi stringeva forte. Erano passati cinque anni ormai.. ma queste cose non si possono dimenticare, col tempo smetti di piangere ma il dolore non se ne va, mai, è un vuoto che non verrà mai riempito. -Allyson.. mi dispiace.. per tutto.. io ci sarò sempre per te, ricordatelo.- mi disse accarezzandomi un guancia, io annui, non comprendendo a pieno le sue parole, mi staccai del tutto e gli sorrisi opprimendo tutto quello che sentivo -Andiamo dai, prima che la campanella suoni.- disse ricomponendo il suo tono da comandante dell'esercito, a quel pensiero mi spuntò un sorriso sincero sulle labbra. Alec mi porse la mano che io accettai volentieri e mi accompagnò all'armadietto non staccandosi da me fino a quando la campanella suonò. Arrivata a casa andai subito a coricarmi, non mi andava di fare niente. I ragazzi in macchina non avevano aperto bocca e avevo capito che Alec gli aveva parlato, si capiva dal loro sguardo amareggiato che mi lanciavano ogni volta che li guardavo negli occhi, solo Nick evitava il mio sguardo, almeno non dovevo assistere al suo sguardo di pietà. Strinsi forte il cuscino sulla faccia. -Piccola, non mi dire che vuoi già andare a dormire?- a quelle parole mi spaventai, non avevo sentito la porta aprirsi. Sbuffai sonoramente per poi girarmi a guardarlo nella sua splendida figura. Era appoggiato allo stipite della porta con una mano in tasca e nell'altra una tazza. -Hall, se sei venuto per litigare, oggi non sono in vena, ripassa domani!- affermai lasciando ricadere la testa sul cuscino, togliendo dalla mia visuale il suo fantastico corpo, l'unico problema era quando apriva bocca. -Tranquilla, vengo in pace.- disse avvicinandosi, sentì il suo peso sul materasso - ti ho portato della cioccolata!- continuò sventolandomela davanti. Mi alzai a metà busto, appoggiandomi sulla fredda parete bianca della stanza, la fame si faceva sentire, così l'accettai senza troppe storie. -Perché sei venuto?- gli chiesi posando la tazza sul comodino nero vicino al letto, solo dopo aver bevuto un altro sorso della cioccolata. -Per portarti la cioccolata ovvio..- disse scompigliandomi i capelli e provocandomi un piccolo sorriso -E per vedere come stavi- continuò. Poche volte avevo visto Nick così premuroso, solitamente quando stavo male, non solo fisicamente ma anche emotivamente, come in questo caso, e soprattutto quando eravamo più piccoli... Poi crescendo qualcosa era cambiata. -Sto bene, tranquillo, capita che ogni tanto... ci pensi, ma non preoccuparti, passerà.- dissi guardandolo come per ringraziarlo di quel gesto. Nick annuì e fece per alzarsi, ma si bloccò, si girò e mi abbracciò. Inizialmente rimasi sorpresa, ormai, da tanto tempo non succedeva una cosa del genere. Mi irrigidì all'istante, per poi lasciarmi andare a quell'abbraccio che mi trasmetteva più cose di quante mai ne potesse dire. -Nick dobbiamo andar..- disse una voce, Tyler. Io e Nick ci separammo rapidamente, avvampai a quella scena. Tyler iniziò a fissare prima me e poi lui, ogni tanto sembrava volesse dire qualcosa ma poi richiudeva la bocca incredulo di quanto accaduto. -Allora?- chiese Nick spazientito, Tyler si riprese da quello stato di trans -ehm... si... io... cioè... dobbiamo andare!- disse balbettando mentre tornava indietro sbattendo con lo stipite della porta. Trattenni una risata davanti a quella scena esilarante. -Ora arrivo.- disse semplicemente il ragazzo accanto a me spazientito ma allo stesso tempo divertito. Tyler annuì per poi uscire definitivamente in modo molto impacciato. Nick scosse la testa scoppiando a ridere insieme a me -Grazie..- dissi mentre si alzava definitivamente dal letto -Non ti ci abituare troppo piccola!- affermò ancora con un velo di divertimento negli occhi, mi fece l'occhiolino e poi uscì dalla porta. Mi sdraiai nuovamente a fissare il soffitto, ripensando allo strano avvenimento di pochi minuti fa, per poi crollare in un sonno profondo.

Spazio autrice
Spero vi stia piacendo il mio primo libro, mi farebbe piacere avere qualche vostra opinione ❤

Innamorata di un mercenarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora