Capitolo 18.

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Tyler

Ero sdraiato sul mio letto a guardare un punto fisso del soffitto, potevano essere le tre del pomeriggio. Ormai ero in quella posizione da un'eternità. Mille problemi mi ronzavano in testa, Allyson era la mia migliore amica fin da piccoli, non avevamo alcun segreto, almeno lei non aveva alcun segreto con me. Nascondergli la verità sul suo passato mi logorava dentro, stavo per scoppiare.  -Che stai facendo?- chiese Ian entrando nella stanza. Quel ragazzo mi faceva girare la testa, condividevamo la stanza ormai da qualche tempo, ma era come se fossi da solo. Di pomeriggio se c'ero io non entrava mai e lo vedevo solo al mio risveglio.  Il nostro era un rapporto particolare, in realtà non avevamo proprio un rapporto, lui mi ignorava e io facevo altrettanto. Mi alzai a metà busto e cercai di far sembrare che la sua presenza non mi agitasse. -Niente, guardo il soffitto e aspetto che mi crolli addosso- risposi tamburellando le dita sulla pancia, mi stavo agitando. Lui sembrò accorgersene, si girò come per andarsene ma poi si fermò qualche secondo, tornò indietro e si sdraio sul suo letto distante pochi centimetri dal mio. Trattenni il fiato, di solito ci scambiavamo poche battute di cortesia e poi lui se ne andava, solo quando eravamo in presenza degli altri scherzavamo di più. -Sei così giù per Allyson?- chiese fissando anche lui il soffitto. Io risposi con un semplice si. -Anche io vorrei dirgli la verità...ma non possiamo...- disse dopo un paio di minuti -Lei ci tiene tantissimo a te, ti perdonerà- continuò spostando ora il suo sguardo verso di me. I suoi occhi mi fissavano con indifferenza, non potevo ricambiare il suo sguardo, se lo avessi fatto lui avrebbe capito cosa provavo. - E se non lo facesse? Ho paura... non voglio perderla.. - dissi sinceramente, per la prima volta stavo riuscendo ad avere una vera conversazione con Ian da soli, la cosa mi agitava. -Fidati, non la perderai.-. Forse aveva ragione, lei era la mia migliore amica...avevamo superato tantissime cose insieme, forse avremmo superato anche questo. Mi alzai dal letto, presi coraggio e lo guardai negli occhi, quegli occhi verdi che mi facevano girare la testa e perdere il respiro, involontariamente mi spuntò un sorriso da ebete. -Grazie...- biascicai cercando di mantenere un certo contegno. Lui ghignò, chissà che faccia stupida avevo in quel momento. -Lo so che sono da contemplare, ma così mi sciupi...- rispose semplicemente tornando a fissare il soffitto, io arrossii a quelle parola e mi affrettai ad uscire dalla stanza, facendo attenzione ad non inciampare sui miei stessi passi. 

Andai nel garage, dove i ragazzi si allenavano e dove tenevamo i computer su cui io facevo ricerche e progettavo piani. -Che ci fai qui?- chiesi ad Alec mentre prendevo posto sulla sedia girevole. - Mi sembra ovvio... mi sto allenando, tu invece? - mi chiese smettendo di fare le flessioni e alzandosi. - Qualche ricerca sul lavoro che dobbiamo fare lunedì... - dissi muovendo le mani in maniera esperta sulla tastiera. C'era dell'imbarazzo tra di noi, dopo quella specie di discussione non avevamo più parlato. - Senti Alec... per l'altro giorno... - provai a dire io ma lui mi bloccò. Volevo scusarmi per come avevo reagito, Allyson meritava di sapere la verità ma Alec era suo fratello e voleva solo il suo bene, non avrei dovuto dargli dell'imbecille, anche se un po' lo era. - Tyler tranquillo, lasciamo stare... - affermò guardandomi negli occhi, l'unica cosa che aveva in comune con sua sorella. Io annuii distogliendo lo sguardo. - Da quanto tempo ti piace Ian? - chiese lui di colpo facendomi strabuzzare gli occhi e arrossire. - Ma cosa... cioè... a me non piace...- risposi cercando di formulare una frase di senso compiuto. - Tyler si vede da un chilometro di distanza che a te le ragazze non fanno alcun effetto... e questa tua reazione non fa che consolidare la mia tesi. Allora, da quanto tempo? - chiese di nuovo. Io non sapevo come giustificarmi, era così ovvio che mi piaceva Ian? Sconfitto decisi di dirgli la verità, speravo solo che non mi deridesse. - Penso da sempre...- dissi sinceramente sorprendendo sia me che lui. Mi guardò qualche secondo sconvolto e poi annuii, mi aspettavo delle parole di poco comprensione nei miei confronti, un sguardo d'odio per quello che ero, la sua reazione mi stupì, ero in un certo senso sollevato. Si girò per andarsene ma io lo raggiunsi e lo bloccai per un polso. - Lui lo sa? - chiesi preoccupato. Alec si girò verso di me - Non lo so, penso di no, non parliamo di te di solito...- disse sbuffando, non amava gli interrogatori. - Non gli dirai niente vero? - chiesi incerto. Avevo paura, non volevo che Ian lo scoprisse, non volevo perdere la mia famiglia. Lui sembrò pensarci per qualche secondo poi sul suo volto compare un sorrisetto beffardo, quel sorrisetto che faceva solo quando gli veniva in mente un'idea per rovinarmi la vita.  -No non gli dirò niente...- disse togliendo il suo braccio da sotto la mia stretta. -Però tu devi fare...una ricerca su una persona per me...- concluse. Io puntai il mio sguardo indagatore su di lui - Come si chiama?- chiesi mentre riprendevo posto davanti al computer mentre lui sorrideva vittorioso. 

 Dopo aver cenato fui bloccato da un Allyson che mi chiedeva cosa avessi, preferii non raccontargli nulla, non volevo farla preoccupare. Ero rimasto stabilizzato dalla conversazione con Alec e  avevo paura che da un momento all'altro dicesse a tutti la verità su di me. Mi aveva promesso che non lo avrebbe fatto, ma era Alec, non mi potevo fidare mai completamente di lui. Passai un'ora con la mia migliore amica sul divano, guardando un film. Stanco alla fine decisi di rientrai nella mia stanza, la stanza che condividevo con Ian Goodwid, anche perché Nick continuava a mandarmi occhiatacce. Dopo essermi messo il pigiama prima di sdraiarmi lanciai qualche occhiata al ragazzo al mio fianco. Stava dormendo. Era così bello, d'impulso feci qualche passo verso di lui, era una calamita per me. -Hai bisogno di qualcosa?- chiese Ian. Alla vista dei suoi fantastici occhi feci qualche passo indietro per poi ricadere sbadatamente sul letto. Come se non fosse successo niente mi alzai a metà busto e mi misi seduto per bene sotto le sue risate. -Non è stato così divertente...- borbottai cercando di guardarlo male mentre lui rideva ancora più forte, era ancora più bello mentre rideva, mi beai per qualche secondo di quella visione poi gli feci la linguaccia e mi sdraiai dandogli le spalle. -Attento a che fai con quella lingua "Tylerino"...- affermò ghignando Ian, io mi sentii le guance andare a fuoco e trattenni il fiato, non mi chiamava così da quando eravamo dei bambini. Quella notte dormii poco, la mia testa non riusciva a pensare ad altro che a tutto quello che era successo.

Innamorata di un mercenarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora