Chapter 1

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E rieccomi lì a Firenze, le mie mani hanno sudato durate tutto il tragitto e invano ho cercato di asciugarle sui pantaloni neri.Pensavo che la musica avrebbe calmato l'agitazione di quel momento;un po' come la prima volta che sei sola, lontana da casa, ma io ero tornata nella mia città e non riuscivo a spiegarmi tutta l'ansia.

Forse ero preoccupata della reazione di mio fratello che non aveva visto il mio cambiamento: tatuata, con piercing e l'accento anglosassone marcato.

Quando dissi alle ragazze che sarei tornata in Italia, non ho passato momento a contare i giorni che mi separavano dalla mia partenza, e ora che ero qui non so se Christian avrebbe accettato il cambiamento.

Arrivata a Campini parcheggiai, le mie mani tremavano mentre tentavo di sistemarmi il trucco, feci tre respiri profondi e scesi dalla macchina sperando che Franco, l'addetto ai cancelli, mi riconoscesse e mi facesse entrare.

Arrivata all'entrata, Franco era lì, mi guardò attentamente prima di riconoscermi.

"Federica,come sei cresciuta!" disse abbracciandomi.

"Avevo paura che tu ti fossi scordato di me" risposi ricambiando l'abbraccio.

Mi fece entrare e mi sedetti sugli spalti, come da ragazzina, quando finivo la scuola e prendevo il bus per arrivare a Campini per assistere agli allenamenti di calcio di mio fratello.

Sotto le direttive del mister, correvano, saltavano, calciavano e tiravano tiri in porta aspettando che il portiere li parasse, e tra tutti quei ragazzi, riconobbi il numero 27. Quanto mi era mancato vederlo giocare, pensai, e una lacrima scese dal mio viso, non era di tristezza ma di gioia e orgoglio, poi si girò verso gli spalti, mi vide, si avvicinò alla ringhiera e appena mi riconobbe venne sugli spalti e mi abbracciò, mentre il mister gli urlava di tornare ad allenarsi.

"Quanto mi sei mancata!" disse abbracciandomi e in quel momento ritornai di nuovo bambina, gli saltai addosso e allacciai le mie gambe ai suoi fianchi, mentre lui mi teneva stretta a lui.

"Sorpresa!"riuscì a dire, mentre le lacrime si facevano spazio sul mio viso.

Mi appoggiò a terra e mi fece girare su me stessa complimentandosi perla mia bellezza, poi si girò verso i compagni e urlò "Questa è mia sorella!"

I ragazzi applaudirono e Christian tornò ad allenarsi. Finito l'allenamento andarono a farsi la doccia e successivamente Christian mi presentò ai suoi compagni di squadra.

"Christian,ci vediamo stasera alla festa!" disse Joshua, uno dei suoi compagni.


Christian fece un cenno con il capo e ci dirigemmo alle macchine mentre la curiosità sulla festa si faceva spazio nella mia mente.

Rose nereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora