Chapter 10

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Uscita dal tatuatore, mi diressi a Piazzale Michelangelo, quel posto dal quale si vede tutta Firenze è qualcosa di magico e suggestivo per me.

È l'unico posto, dove potevo rifugiarmi e dimenticarmi di ciò che mi passava la testa solo guardando il panorama di fronte ai miei occhi.

Di sera poi è magnifico, quando avevo 18 anni, una volta a settimana mia madre mi concedeva di stare fuori per cena e, sia se fossi stata in compagnia o meno, andavo in pizzeria e mi ordinavo una pizza d'asporto e cenavo davanti a quella vista.

Arrivata in quella "seconda casa", perché per me lo era e lo è veramente, mi misi a sedere sulle panchine e contemplai quel posto,lasciando che i miei problemi e le mie preoccupazioni, volassero via insieme al vento leggero che soffiava.

Da Federico:

"Dove sei?"

Nell'ammirare quel posto non mi ero neanche accorta che il telefono avesse vibrato,e appena lessi il messaggio, presi coraggio e risposi.

A Federico:

"Non sono cazzi tuoi, e ora lasciami in pace!"

Non avrei permesso a nessuno di rovinarmi quel posto, nemmeno a lui,perché non si meritava niente e nessuno; doveva andarsene all'inferno e non fare mai più ritorno.

Da Federico:

"So che sei a Piazzale Michelangelo"

D'istinto mi girai, ma non trovai nessuno.

A Federico:

"Se sei qui vattene, non ho voglia di vedere nessuno, tanto meno te!"

Da Federico:

"Che c'è adesso non vuoi più baciarmi?"

Visualizzato.Nessuna risposta.

Mi alzai e tornai alla macchina, ma non appena arrivai alla macchina,notai lui appoggiato alla portiera.

"Bella macchina" esordì il biondo.

"Ti ho detto di lasciarmi stare!" dissi incazzata.

"Magari con un altro bacio ti calmi?" disse lui avvicinandosi.

Non indietreggiai, anzi gli tirai uno schiaffo sulla guancia, aprii la macchina e me ne andai lasciandolo lì inerme.

Dopo un paio di metri, notai che lui era dietro di me, così accelerai,sperando così di allontanarmi il più possibile, ma più io acceleravo e più lui mi stava addosso.

Avevo il respiro accelerato e le mani stavano sudando così mi fermai in una zona di sosta, sperando che lui mi lasciasse in pace, ma non fu così.

"Che c'è ora che fai boxe, ti senti più forte di me?!"

"Tu pensi di sapere tutto? Ma non sai niente di me. Christian aveva ragione, ha sempre avuto ragione su di te, mi ha sempre detto che non eri il tipo da relazioni; e quella volta lì a casa tua me l'hai dimostrato, e adesso che pretendi che io stia aspettando di essere una delle ragazze della tua lista?! Io, quelli come te li conosco bene, so che mossa farai ancora prima che tu la faccia; perché la persona cambia, ma le azioni sono sempre le stesse. Quelli come te,sono coloro che appena adocchiano una persona da prendere in giro,perché diciamocelo la prendete in giro, fate ogni cosa purché lei vi caschi ai piedi. Quella notte a casa mia, io non dovevo neanche baciarti, ma solo urlare e gustarmi la scena mentre Christian ti spaccava il tuo bel visino, perché tu Federico stai giocando col fuoco, e se fossi in te io non rischierei." dissi urlandogli in faccia tutto quello che pensavo.

********

Appena finì di parlare, la presi e la baciai, d'istinto così potetti riassaporare quelle labbra che mi erano mancate durante tutto il tempo in cui non ci siamo né visti né parlati.

Io non so cosa mi sia preso, ma sentendola sputarmi in faccia tutto quello che pensava su di me, mi ha fatto sentire uno schifo nel vero e proprio senso. Mi aveva fatto capire che quel "gioco" che stavo facendo a lei, lo avevo fatto con altre ragazze, di cui non mi interessava nulla e di cui non so come possano essersi sentite dopotutto.


Forse lei era il punto di partenza, un nuovo riscatto per dimostrare a me e a lei che ero molto più di quello, che forse ero in grado di Amare;quella parola mi ha sempre fatto paura, perché non so veramente come comportarmi ed è una bella merda. 

Rose nereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora